Parent meeting - Parte Prima

198 14 1
                                    


Voleva respingerlo, eppure desiderava tantissimo delegare ogni responsabilità e far sì che, semplicemente, accadesse. Adam lo stringeva per i polsi, lui non era capace di liberarsi. I denti di lui erano sul suo collo, lo sfioravano e tiravano appena la pelle, tanto per provocarlo. Marshall aveva un'erezione pazzesca. Adam se ne accorgeva, sorrideva.

"Ah, adesso ce la fai a stare zitto" commentava vittorioso al suo orecchio, un sussurro erotico e irresistibile.

"Ti licenzierò" mugugnava Marshall poco convinto.

"Come vuoi, ma dopo che io ti avrò sfondato al punto che per una settimana non riuscirai a camminare. Ti sembra equo, come patto?"

"Lo dirò a tutti!"

"Ne sarà valsa la pena, capo" rispondeva Adam e intanto gli strappava i vestiti di dosso. "Lasciarti il segno mi ripagherà di ogni tua angheria passata e futura."

Lo guardava come un lupo guarda una succulenta costoletta d'agnello. Marshall si sentiva friggere nel profondo come se già fosse dilatato da lui, trafitto da quel membro che sapeva essere di una grandezza dolorosa sotto i pantaloni di Adam. Poi le sue dita erano dentro, si faceva strada come se avesse voluto entrare in lui con tutto il braccio, con tutto il corpo.

"Mi fai male!" protestava Marshall col cuore in gola, ma intanto non accennava a lottare per la liberazione, né a chiamare aiuto.

"Questo è niente" rispondeva Adam e in un colpo solo lo penetrava in una risata, riempiendo tutto Marshall della sua virilità come un conquistatore che pianta con piacere e sadismo la sua bandiera in un territorio rubato ad altri. Marshall cominciava a gridare e implorare, ma non c'era verso che Adam lo montasse più piano, e sembrava che il suo membro aumentasse di volume a ogni spinta di reni...

A Marshall sembrava di annaspare a si accorse a un dato punto di sudare e, all'improvviso, di essere al buio. Il corpo di Adam aveva un odore peculiare, era quello di... Quello di Jason, a dire il vero. Marshall si aggrappò alle spalle tese su di sé, ancora disorientato, ma perfettamente consapevole che si stava svegliando da un sonno. Solo che il risveglio avveniva in una maniera piuttosto inaspettata: Jason era veramente dentro di lui e lo stava scopando. Non era la prima volta che il ragazzo di Marshall gli faceva di queste sorprese. Capitava che si svegliasse di notte con la voglia e che compisse di queste sortite sul suo fidanzato addormentato. Quando Marshall aprì gli occhi del tutto, si accorse di avere le gambe sollevate sulle spalle di Jason e che questi era dentro di lui come niente fosse. La sensazione era bella, perché il corpo di Marshall era totalmente disarmato e, visto il sogno erotico di prima, ipersensibile. Venne molto presto, pieno di meraviglia, ben prima di Jason che pure aveva evidentemente pensato a una sveltina. Il ragazzo eiaculò dentro di lui e a quel punto apparve realmente sazio.

Quando si coricò al suo fianco, era spossato dal fiatone. Marshall, ormai sveglio e sudaticcio, guardò l'ora: erano le quattro del mattino. In genere non se la prendeva per quelle cose, ma si sentiva un po' a disagio adesso. Jason l'aveva scopato proprio mentre aveva un sogno erotico su Adam, il ragazzo del supermercato. Marshall non sapeva se quel sogno fosse iniziato prima, oppure fosse stato dovuto proprio alla stimolazione provocata dalle azioni di Jason, in ogni caso tremava come una foglia all'idea di aver pronunciato qualche parola di troppo.

"Perché non mi hai svegliato?" chiese, quasi risentito. "Mi va bene farlo con te, ma..."

"Volevo prenderti alla sprovvista. Lo sai che mi piace farlo così..." spiegò Jason.

"Sì, ma non... Insomma, non è molto ortodosso farlo con qualcuno senza chiedergli prima il permesso..." commentò Marshall arrossendo anche per il dispiacere di ciò che stava dicendo. Avrebbe preferito tenere la bocca chiusa.

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora