Dangerous digressions

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Lavorava come un automa, Adam, in continuo conflitto interiore su come procedere. Gli sembrava di vivere per quella questione in sospeso ormai. E poi... C'era anche... Quel suggerimento di Erin.

"Io ti consiglio di provare. Indaga se ci sta e fai un esperimento. Almeno ti togli il dente."

Non era possibile.

Mai, in nessun universo.

"Mal che vada ti rassicuri che non ti piace."

Il tempo era passato dall'ultimo incontro con la donna e il desiderio ricominciava a farsi sentire e a rivolgersi verso di lui, Marshall Fox. Ad Adam sembrava di impazzire: ogni volta che lo vedeva lo trovava più attraente di quanto lo ricordasse, il proprio corpo friggeva, era sempre a un passo da mostrare questa sua prostrazione a tutti. Faceva più danni del solito. E continuava a ripensare a quel bacio, il più eccitante che avesse mai vissuto. Odiava che lui facesse assolutamente finta di niente. Dovevano parlare. Il capo da parte sua non aveva intenzione di fare alcuna mossa. Forse... Se Adam avesse lanciato il sasso, poi...

Così attese due giorni che Fox tornasse al suo ufficio e vi si chiudesse, solo. Quasi in iperventilazione Adam fremette e si decise a bussare quando fu proprio certo che non ci fossero colleghi nei paraggi. Attraverso il vetro e la veneziana, poté vedere la figura in piedi del capo mentre studiava delle carte e poi alzava la testa verso di lui. I suoi occhi si allargarono per un attimo, in un moto di spavento. Poi annuì asciutto, lasciando intendere che poteva entrare.

Incerto sulle gambe Adam entrò e si premurò di chiudere la porta. Si voltò di nuovo: da quella angolazione, a meno di non trovarsi proprio di fronte all'ufficio, era difficile vedere ed essere visti da qualcuno oltre la prima corsia del supermercato.

"Ciao Adam. Che vuoi?" disse Marshall ostentando noncuranza.

"Io..." non appena parlò l'altro si rese conto di avere la bocca assolutamente secca. Buttò un occhio bramoso sulla bottiglietta sulla scrivania. "Po... Posso prenderne un sorso?"

Perplesso, Marshall gli diede il via libera e lo guardò mentre con mani tremanti Adam faceva per acchiappare la bottiglietta e la mancava, versandone parte sulla superficie della scrivania. L'acqua intinse alcuni fogli anche se Adam cercò di rimediare subito. Cominciò a scusarsi e Marshall sollevò gli occhi al cielo.

"Lascia stare. Asciugo io, poi. Che avevi da dirmi?" sbottò alla fine vedendolo così agitato e capace soltanto di peggiorare le cose.

A quel punto Adam aveva solo voglia di alzare i tacchi. Mise la mano sul fianco e cercò di respirare. Poi, come in trance, sputò fuori come in un unico suono: "Sono venuto qui per quello che è successo l'altro giorno."

Marshall si ritrasse e trattenne in sé una sorta di scarica elettrica. Poi dissimulò: "Quale altro giorno?"

"L-lo sa" si sforzò il facchino cercando di sembrare serio e autorevole, con scarsi risultati. Almeno riuscì a tenere gli occhi su di lui, ma non riuscì a spiare alcun movimento di imbarazzo. "Il giorno del terremoto."

"Non credo che sia il caso di parlarne, Adam."

Era stato un tono definitivo, perentorio. L'altro sentì che la cosa stava molto celermente fuggendo di mano.

"Invece sì! Io ne ho bisogno. Non so cosa sia successo. Noi ci siamo..."

"Smettila."

Adam lo guardò, non capiva perché si comportasse in modo così freddo. Pallido, continuò: "Io non avevo mai baciato un uomo prima, in tutta la mia vita."

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora