The end and the beginning

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Ryan stava friggendo sulla poltrona nell'attesa. June era sempre in ritardo e quel giorno, nonostante i loro trascorsi, non faceva eccezione. La lancetta dell'orologio era già dieci minuti più in là di quanto avrebbe dovuto e di lei neanche l'ombra.

C'erano ancora sentimenti sinceri che lo legavano alla ragazza: per più di due anni erano stati solo loro due. Adesso June aveva preso un'altra strada, una strada benedetta dall'opinione pubblica. Era molto più succoso, per tutti, che avesse una relazione con il compagno di serial che non con un modello di biancheria intima.

Finalmente il campanello della villetta squillò, facendolo scattare in piedi. Andò ad aprire e si trovò davanti una June dimessa, con i capelli di solito fluenti legati in una treccia, una t-shirt bianca, occhiali da sole e cappello. Per chi conosceva il suo aspetto dalle pagine dei rotocalchi, poteva essere un travestimento piuttosto convincente.

"June" la salutò. Nonostante tutto, era bello vederla.

Si accorse che la ragazza tremava, esattamente come l'ultima volta che si erano parlati. Era prossima al pianto anche adesso? "Ryan, che bello vederti... Grazie per avermi chiamato."

"Hai seminato i giornalisti" commentò lui allegro guardando il vuoto alle sue spalle. "Bravissima. Ormai hai sviluppato un talento... Del resto, questo è l'ultimo posto dove ti verrebbero a cercare ormai."

"Perché hai voluto incontrarmi?" chiese June. Ancora non osava entrare, anche se quella era la sua vecchia casa.

Il sorriso di lui si affievolì e la invitò. Preferiva parlare in privato: quella era una giornata campale per lui. Si sarebbe inscritta a fuoco nel suo destino, se veramente avesse mostrato quel coraggio che per anni gli era mancato.

Le offrì una vodka alla pesca dal minibar e la pregò di sedersi. Notò, guardandola, quanto la sua ex fosse ancora sui carboni ardenti. Non riusciva a rilassarsi. "Ryan, mi dispiace così tanto per quello che ti ho fatto... Non riesco a dormire da quando ci siamo lasciati. Sono stata orribile..."

"David non sarà contento, che tu sia ancora in gramaglie" commentò solo, ricordando il tipo vanesio.

Lei scosse la testa. "Lui vuole che io sia felice ora che le cose sono a posto. Ma non sono a posto... Mi sento così in colpa..."

"Non devi" rispose Ryan pacato. Avrebbe voluto tenerle la mano, in quel momento, ma visto quanto aveva da dire non osava avvicinarsi. "È proprio per questo che ti ho chiamato. Sono un codardo e sarebbe furbo da parte mia tacere e farmi passare come la vittima in questa situazione, ma la verità è che non lo sono. E non riesco a sopportare che tu ti senta l'unica responsabile."

"Che intendi?" chiese June. Fece segno di diniego con ancora più decisione: "No! Ryan, non dire che è anche colpa tua, che se io ti ho tradito è perché tu non facevi abbastanza, perché qua la colpa è solo mia, tu eri un fidanzato perfetto..."

"June, non ero un fidanzato perfetto..." esalò Ryan.

"Non è vero! Avevi tanto lavoro, non è che mi trascurassi..." disse lei, non accorgendosi di quanto in realtà affermasse con quelle parole.

Ecco. È questo che ti ha fatto andare tra le braccia di David.

"June, ti ho tradita anch'io" confessò a bruciapelo. A quel punto, di colpo, la ragazza tacque e lo fissò.

"Che cosa?" Non stava respirando.

"Mi dispiace" disse Ryan, e intanto si torceva le mani nervoso. "Non è tutto. Quando è successo, io..."

"Quando mi avresti tradito? Con chi?" domandò lei stizzita. D'improvviso, convinta ancora della sua posizione precedente, June virò più morbidamente: "Lo stai dicendo solo per farmi sentire meglio, vero? Non è possibile, tu non mi hai mai tradito, ne sono certa!"

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora