An Earthquake! - Parte Seconda

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"Stai bene, Scott?" domandò Nicolas apprensivamente, quasi si sentisse in colpa lui per quello che era successo. "Mi dispiace molto per l'inconveniente."

"Credo di dovermela prendere con la Faglia, non con voi" rise il ragazzo. "Ha avuto un pessimo tempismo. Volevo che tutta l'attenzione fosse riservata al mio lavoro, mentre invece questo inconveniente ci ha distratti parecchio."

"Di quello, non ti devi preoccupare. Direi che sei piuttosto promettente" fu la risposta di Nicolas.

Con un atteggiamento stranamente più torvo, Hunter – che li studiava come se stesse guardando un'avvincente partita di tennis – aggiunse: "Non credere che Nicolas sia di manica larga. Devi sentirti lusingato ad avere la sua considerazione così presto."

"Non essere geloso degli altri artisti" lo schernì Nicolas, mentre cercava una scopa per tirare su i cocci del vaso a terra, prima di asciugare il pavimento.

"Sei stato molto più severo con me, all'inizio."

"Quando vi siete conosciuti facevi già l'artista?" chiese direttamente Scott a Williams; da quando la terra aveva smesso di tremare, si era accorto che non si era ancora rivolto a lui.

"Quasi. Mi recai in Scozia assieme a quella che sarebbe diventata la mia mecenate e visitammo la galleria di Nicolas e famiglia. Clara, il mio mentore, era a caccia di nuovi artisti. Ha un fiuto impeccabile. Ti dovrò presentare anche a lei, prima o poi."

"Scott potrebbe venire al vernissage della tua mostra alla Three Chairs Gallery" suggerì Nicolas.

Hunter lo guardò in un modo strano; o come se non fosse d'accordo, o come se il pensiero di quella mostra gli gettasse del fumo nero addosso. Si strinse nelle spalle e disse solo: "Allungagli pure un invito, ma non vedrà niente visto che se continua così avrò solo stanze vuote da mostrare."

"Potrebbe essere un'idea geniale pure quella" lo canzonò ancora Nicolas. Che si avvicinò a Scott e gli sussurrò: "Fa così ogni volta. Crede di non avere niente di buono da esporre, e alla fine..."

"Smettetela di coalizzarvi contro di me, voi due" li interruppe Hunter. Poi, quasi tra sé: "Detesto le gallerie, non hanno veramente senso!"

"Io adoro le gallerie" disse invece Scott, quasi per provocare Hunter. "Sono la mia tavolozza congeniale."

Nicolas roteò gli occhi al cielo: "Vorrei tanto lavorare per te anziché per lui."

"La mia tavolozza ideale è la strada, i luoghi dove la gente vive, non un posto asettico e confezionato apposta, una specie di riserva per artisti" lamentò ancora Hunter. Con un cambio di tono improvviso, si rivolse a Scott: "E tu? Penserai alla mia offerta?"

Scott in realtà pensava che lavorare un poco come corpo per un body artist potesse essere un'esperienza più che istruttiva e interessante. Ma non era una cosa che sentiva di dire ad alta voce. Stranamente, in presenza di Nicolas, Hunter Williams era una persona completamente diversa da quella che aveva mostrato a lui le altre volte: e non perché avesse qualcosa da nascondere al compagno, ma perché evidentemente erano le coordinate della stanza a mutare interamente per lui, se Nicolas era presente.

"Mi piacerebbe vedere e capire come lavori. Davvero" fu la risposta ponderata di Scott. Che non abbassò lo sguardo, quando Hunter lo fissò sorpreso, come lo vedesse adesso per la prima volta da quando era arrivato.

"Dici sul serio?"

Scott si strinse nelle spalle: "Naturale che mi interessa. Ma ti darò una risposta tra qualche giorno, quando sarò sicuro al 100% di avere tempo da dedicarti. E mi interessa pure vedere la tua mostra, se per te non è un problema."

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora