Aveva preso accordi con Erin Romanoff in persona per l'intervista in esclusiva: se voleva parlarne a qualcuno, Jason non riusciva che a pensare a quella donna, così elegante, pacata, intelligente e gentile. Era certo che lei avrebbe avuto tatto, o almeno lo sperava.
Marshall si era arreso, vedendolo tanto irremovibile su quel punto aveva smesso di ripetergli le sue argomentazioni per non farlo. Alla fine, come sempre, aveva rispettato la sua scelta. Jason però aveva preferito telefonare alla Romanoff in un'altra stanza, laddove lui non fosse a portata d'orecchio. Tornando in cucina, lo trovò dove l'aveva lasciato, intento a togliere i piatti dalla lavastoviglie.
Era sempre lo stesso. Presente, dolce, la sua roccia. Jason per quanto si applicasse non riusciva a sovrapporre a quella immagine l'idea di lui assieme ad Adam. Com'era Marshall, con lui? Rideva, quando erano insieme? Era felice? Com'era quel mondo, quel Marshall?
Era più difficile tentare di mettersi nei panni di Adam, che nemmeno conosceva; la gelosia accecante prendeva subito il sopravvento. L'idea di uno scosciuto che spogliava quel corpo noto, lo toccava... Lo sfiorava con le labbra... Era un pensiero che la mente di Jason rifuggiva come una mano che tocca il fuoco. Probabilmente era solo sesso, nient'altro, e riusciva persino a giustificare che Marshall potesse averne avuto bisogno; ma che un altro uomo fosse necessario per goderne, quello era un punto che la sensibilità vacillante di Jason non voleva razionalizzare. Un uomo che condivideva Marshall con lui. Una piccola fetta.
No.
"Marshall." La sua voce uscì tremante. "Puoi... Puoi venire un attimo?"
Lui trasalì per lo strano tono di Jason, si voltò verso di lui spaventato. Lo vide pallido, stralunato come in quelle ultime settimane era stato spesso, ma tanto più profondamente. Si asciugò in fretta le mani. "Arrivo."
Jason lo aspettò in salotto. Preferiva la penombra piuttosto che la luce piena della cucina, che l'altro dimenticò di spegnere.
"Che c'è?" chiese Marshall col cuore in gola. Presentiva già il peggio.
"Non mi lasciare..."
Erano state le uniche parole che aveva potuto far uscire. La voce rischiava di spezzarsi da un momento all'altro.
"Come?" domandò Marshall. "Che dici?"
"Per favore, Marshall, io... So perfettamente che ho fatto tanti sbagli nell'ultimo anno, a bizzeffe, ma... non mi lasciare. Lo so quello che pensi... Che hai iniziato a pensare..."
"Che cosa?" chiese ancora l'altro, che non capiva. Si vide osservare dai suoi occhi azzurri, luminosi nel riflesso della luce in cucina.
"Tu pensi che in fondo sarebbe meglio se non stessimo insieme. L'hai cominciato a pensare da un po'. Lo so."
"Jason, io..."
"Ma ti sbagli. Ti sbagli di grosso. Enormemente. Io non posso vivere senza di te."
"Jason." Lo interruppe, e gli prese una mano. Con troppa condiscendenza, che infatti fece soffrire il più giovane. "Hai appena ventincinque anni. Stiamo insieme da quando ne avevi ventuno... È naturale, per me, farmi delle domande. Io vorrei che fossi felice, si sta aprendo tutto un mondo nuovo per te, e io..."
"Tu per questo vorresti lasciarmi?" sputò fuori Jason, vedendo confermate le sue ansie.
Marshall lo fissò. Temeva il suo stato, voleva confortarlo in ogni modo. "Dico solo che se tu volessi andare in un'altra direzione, io... Io lo capirei. Non ti remerei contro. Tutto qua."
"E tu?" La voce di Jason si alzò, dolorosa. "A te non importa niente perdermi?"
"Jason, io... Io ti amo da morire... Sei la persona più importante in assoluto nella mia vita... Starò sempre con te, lo sai. Non mi perderai mai..."

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I rovi della luna
RomanceCameron è stato appena lasciato, è depresso e pessimista ed è seppellito di lavoro per la nuova stagione de "I rovi della luna", telefilm young adult che tratta amori tra liceali e vampiri e di cui lui è uno degli sceneggiatori, più per gavetta che...