A severe miscalculation - Parte Prima

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Il set, totalmente costruito, rappresentava un cimitero. Una nebbia artificiale avvolgeva la scena. Le luci erano disposte in modo che, nell'inquadratura, sembrasse notte. June e Jason, con i costumi e con il trucco, apparivano veramente irreali, immateriali – anche se Michelle avrebbe dovuto essere un'umana, sulla carta. Ma tutto ciò che finiva nell'obbiettivo era in quel telefilm sovrannaturale, irrealistico. Entrambi erano belli di una bellezza non avvicinabile.

La difficoltà maggiore era farli entrare nella stessa inquadratura, visto che Jason era altissimo e June, anche con i tacchi, piuttosto minuta. Così si era deciso per un semplice campo e controcampo nel dialogo, con pochissimi stacchi a figura intera. Il regista di quel particolare episodio chiese a June se fosse pronta e lei annuì, tesa, non osando parlare. Come ogni volta, affrontava male la tensione. Jason era invece immobile, tranquillo, almeno in apparenza. Non aveva più il copione in mano, non ripassava. Cameron osservava tutto questo rapito dal suo stile. Non era riuscito ancora a osservare a occhio nudo quel momento mistico in cui il Jason affabile e solare diventava l'attore serio e compassato che era sul set adesso. Poi, furono pronti. Lo scrittore avvertì i battiti del cuore che acceleravano. June ebbe un paio di false partenze, poi al terzo tentativo riuscì a recitare la battuta nel modo giusto. Ora l'inquadratura era rivolta a lei.

"Non fare così, Ewan. Guardami, te ne prego."

"No!" vibrò il vampiro tremando.

Michelle provò a toccarlo, Ewan si scansò. Cameron fissava il volto di June sul monitor e non era del tutto convinto della staticità della sua espressione, ma non era la prima volta che accadeva. Con i successivi ciak sarebbe migliorata.

"Perché non riesci neanche a guardarmi in faccia?" domandò Michelle con il labbro che tremava.

"Lo sai perché. Tu mi stai incasinando tutto. Avevo un ordine, e io... Con che faccia guarderò gli altri, adesso? Sono già due volte che manco di ucciderti. Io ho degli obblighi, Michelle."

"Vuoi uccidermi, allora? Adesso?"

"No" rispose lui e seguì una lunga pausa. Ora la guardò, intensamente; anche se l'inquadratura al momento non era rivolta a lui, lo fece lo stesso. Per la prima volta anche June sembrò coinvolta dalla recitazione di qualcun altro, e stimolata ad immedesimarsi a fondo. Con uno slancio genuino, si fece rossa in volto ed esclamò: "Dimmi come posso aiutarti!"

"Non puoi farcela. Devi solo starmi lontano."

Cameron guardava Jason incantato dalla sua performance. Era così affascinante, così intenso, così vero. Anche se non doveva dare il tutto per tutto, anche se non era ancora il suo turno di recitare in macchina, si comportava come se l'obiettivo fosse rivolto a lui. Oppure come... Se non ci fosse alcun obiettivo. Come se fosse Ewan, un vampiro che si stava innamorando suo malgrado di una ragazza.

"Ci sono i valori, le leggi, la riconoscenza... Ma quando parlo con te in me si muove qualcosa di completamente dissimile" continuò Ewan. Ora fissava Michelle negli occhi: "Un'emozione che non sperimentavo da tempo... Che non ho mai sperimentato, forse. Mi sento gonfio di desideri, con la voglia di lanciarmi nel vuoto... Nessun altro mi fa sentire così, per quanto io..." la voce di Jason si spezzò di colpo. Non era previsto dal copione, e non sembrava previsto da lui. Sgranò gli occhi, e Cameron pensò che avesse dimenticato la battuta. Infatti smise di guardare Michelle e sollevò lo sguardo altrove, confuso, tentando di finire la frase. "Per quanto io... lo ami e lo veneri. Quando penso a te io... mi... sembra di vivere di... di nuovo..."

"Stop!" gridò il regista. Jason aveva commesso troppi errori e, anche se la sua parte adesso non sarebbe finita in ogni caso nella registrazione, non aveva porto la battuta a June nel modo giusto. Aveva esitato troppo a lungo senza riprendersi in tempo.

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