"Scott, forse è molto meglio che non ci incontriamo più così spesso. Chiederò alla mia assistente alla Quarry Gallery di supervisionare il tuo lavoro fino alla mostra, e continuerò a seguirti, ma adesso... Ho bisogno che ci separiamo per un po'. Lo devo, ad Hunter. Se ne vuoi che ne parliamo, sono disponibile a incontrarti. Dimmi tu giorno e ora..."
Questo era il messaggio comparso su Watsapp da parte di Nicolas, che era riuscito nell'intento di paralizzare Scott in una sensazione di impotenza cosmica.
Tutto si sarebbe aspettato, tranne questo.
"Lo devo, a Hunter."
L'impulso era di gettare lo smartphone a terra, e Scott lo trattenne a stento, stringendolo invece nel pugno in un modo che, se fosse stato più forte, l'avrebbe rotto in mille pezzi.
Succedeva di nuovo. Quei due erano un'unica entità, in fondo, non avrebbe dovuto stupirsi.
Codardo.
Non poteva sopportarlo e non avrebbe atteso un minuto di più per un chiarimento. Uscì di gran carriera dall'università e prese la metro verso nord, diretto al quartiere di Toluca Lake, la rabbia che montava a ogni minuto. Arrivò, a piedi, alla villa di Hunter e Nicolas e cominciò a bussare forte alla porta, senza ottenere risposta.
Non aveva neanche valutato l'ipotesi di farsi quel lungo viaggio fin lì per non trovare nessuno in casa.
Forse non mettersi d'accordo prima non era stata poi una grande idea.
Valutò, per un po', di attaccarsi al telefono e cercare Nicolas fino a che non gli avesse estorto un luogo in cui raggiungerlo, per parlare. Non poteva aggirare il problema in quel modo.
Per la rabbia, strinse la maniglia e spinse, più un ulteriore gesto per farsi sentire che non un modo per entrare: ma, incredibilmente, la porta cedette e si aprì.
Si erano di nuovo dimenticati di chiuderla a chiave.
Se fino a quel momento Scott era stato un uragano, adesso i suoi movimenti si fecero più lenti, circospetti. Varcò la soglia e gridò: "C'è nessuno in casa?"
Gli parve di udire un fruscio, ma nessuna risposta venne. E se lo scopo fosse stato quello di evitarlo? Mise un passo dietro l'altro sulla moquette, non faceva alcun rumore. Penetrò nel soggiorno, tutte le luci delle varie stanze erano spente. Non c'era davvero nessuno.
Che fare? Allungò qualche passo, sbirciò l'ambiente esterno, della piscina, da dove Hunter aveva stanato lui e Nicolas mentre si baciavano: niente.
Pensò di mettere all'aria tutto, anche solo per una forma di ripicca: quell'ordine maniacale apparteneva a Nicolas, ed era lui il nucleo gravitazionale della sua rabbia, al momento.
Ti credevo migliore di Hunter, invece siete della stessa pasta.
La coda dell'occhio gli cadde su una stanza aperta, che era uno degli studi di Nicolas. Si chiese se fosse ancora intatto, dopo quanto accaduto. Con passo felpato si avvicinò, e attraverso la soglia vide che niente era cambiato: in quella stanza erano ancora allestite le foto scattate da Hunter a Scott, quel giorno, quando aveva dipinto il suo corpo e l'aveva legato, rendendolo una creatura immobile, organica... Una pianta.
Come loro lo vedevano, evidentemente.
Era sicuro che quelle foto sarebbero state rimosse dai due 'coniugi', dopo quel doppio adulterio. E invece eccole, lì, a spregio della sua esistenza come persona: la realtà era che a nessuno dei due fregava niente di Scott. Lui era solo il loro guscio vuoto, che diventava scomodo quando si manifestava come entità pensante. A loro due andava bene averlo solo così, un vegetale da contemplare, una pianta esotica a cui era stato estratto il veleno per renderla innocua.
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I rovi della luna
RomanceCameron è stato appena lasciato, è depresso e pessimista ed è seppellito di lavoro per la nuova stagione de "I rovi della luna", telefilm young adult che tratta amori tra liceali e vampiri e di cui lui è uno degli sceneggiatori, più per gavetta che...