The family women - Parte Prima

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"Sei a casa?"

Jason attraversava le vie della South Los Angeles in moto, senza perdersi. Anche se era la prima volta che ci passava, aveva un ottimo senso dell'orientamento.

"Sì, perché?"

Carter aveva il dono, salvo in orario di lavoro, di rispondere sempre ai messaggi a pochissimi secondi di distanza. Era una persona reperibile, affidabile per definizione. Forse era per quello che per tanto tempo Jason aveva trovato così naturale appoggiarvisi. E anche adesso...

Trovò la casa, la graziosa villetta nella zona di West Adams. Parcheggiando il mezzo, si sfilò finalmente il casco. Aveva caldo. Si guardò attorno. Così era quella la sua casa. Notò che il giardino era poco curato; probabilmente nessuno della famiglia se ne occupava più di tanto. Carter, con il pollice verde, non ce lo vedeva particolarmente. Scese dalla moto, la assicurò e attraversò il vialetto d'ingresso. Per qualche ragione avvertì il cuore accelerare; si ricordò di ciò che era venuto per raccontargli, senza poter più attendere. Friggendo sul posto, suonò il campanello.

"Chi è?" rispose la sua voce dall'altra parte. Interdetto, Jason restò in silenzio. Era una voce diversa da quella che lui conosceva. Non il solito tono educato e severo, ma... Trafelato, come fosse di fretta. "Viola? Sei tu?"

Un secondo dopo aprì e gli occhi di Carter si trovarono di fronte il viso di Jason, senza aspettarselo. Indietreggiò dopo un momento di semplice esitazione, a bocca aperta.

"Scusa, Carter, io... Ero vicino al quartiere e ho pensato che fosse meglio venire qui direttamente..."

"Jason..." Carter aggrottò la fronte. Non poté credervi. Squadrò il ragazzo, come una presenza fantasmatica e fuori posto lì, nel suo mondo. "Ma... è successo qualcosa?"

"No! Non preoccuparti, volevo..." iniziò Jason ma poi non seppe come continuare. Chissà perché passare da lui era sembrata un'idea così bella a livello astratto. Ora non aveva la più pallida idea di che dire. Inoltre, Carter aveva un aspetto così diverso dal solito: anche se era in casa sua, Jason si era aspettato di trovarlo con il solito giacca e cravatta impeccabile, quasi che non si potesse concepire Carter in un look diverso, mentre invece l'uomo indossava al momento solo pantaloni da tuta e una canottiera bianca. Le braccia, muscolose, erano scoperte. Jason arrossì a quella consapevolezza e fece immediatamente marcia indietro: "Ehm, forse non è stata una buona idea..."

"Entra... Ormai che sei qua è insensato che tu non mi dica perché ti è saltato in mente" risolse l'avvocato tranquillo, facendogli largo. L'interno della casa era in penombra. Jason era titubante ma avanzò lo stesso e si rese conto di dover abituare la vista, dopo aver lasciato la luminosità esterna.

"Sei... Da solo?" domandò.

"Kelly è appena uscita per scuola. Viola invece è andata a fare la spesa... Sto facendo un po' di lavoretti in casa. Oggi ho la mattinata libera, così..."

"Oh... Certo. Scusa per averti disturbato" si voltò verso di lui e, rendendosi conto che nel piccolo corridoio d'ingresso erano vicini, arrossì ancora di più. Sperò che in quella luce scarsa, Carter non se ne avvedesse; il punto era che risultava proprio strano vederlo così. Era un'altra persona. Così terrena, solida. Jason fremeva, rendendosi conto che il Carter che conosceva era solo un'idea vaga e non sapeva veramente niente di lui; compreso l'aspetto che poteva avere con indosso solo una canottiera.

"Non mi hai disturbato... Mi hai solo interrotto, ma da lavori noiosi, quindi è ok" rispose Carter perplesso. "Un peccato che Kelly sia andata via, può darsi che gli facesse piacere vederti di nuovo. Sicuramente, gli avrebbe fatto bene."

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora