A severe miscalculation - Parte Seconda

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Con uno scatolone in mano già l'atto di inserire il codice di sicurezza per l'accesso al magazzino era impervio, diventava impossibile nel momento in cui Adam continuava a sbagliare la sequenza di numeri. Eppure l'aveva già composta, quanto? Dieci volte?

Zero... Quattro... Quattro... Zero... Otto...

Mise l'ultimo, ma era ancora sbagliato. Diede in un verso di impazienza. Cominciava a non avere più il controllo del braccio libero, nell'agitazione; premeva tasti per sbaglio e peggiorava solo le cose. A quel punto, una mano sgusciò accanto alla sua e cominciò a inserire i numeri in scioltezza.

Era Fox, proprio quello che Adam temeva. Gli diede solo un'occhiata di commiserazione, ma non sembrava arrabbiato.

"Il codice è zero quattro, zero quattro, otto, nove, quante volte ancora te lo devo ripetere?" chiese Marshall retorico. La porta si aprì. Alle loro spalle, una collega li salutò.

"Ciao Marshall, ciao Adam, ci vediamo domani!" si sbracciò allegra. "Tutto a posto qui?"

"Tutto a posto. Ci pensiamo noi, grazie Paula" rispose Marshall verso di lei. Fece un profondo sospiro. Non era in vena di arrabbiarsi con Adam, quella sera. Si rivolse a lui: "Allora, ce la fai a portarmi tutti e sei gli scatoloni di conserve nell'angolo in fondo del magazzino?"

"C-certo" replicò Adam, felice che il capo fosse di buon umore e ben deciso a compiacerlo. "Farò in fretta."

"Non cadere, mi raccomando" intimò Marshall che quando c'era di mezzo Adam temeva quei pochi gradini come la peste.

Non accadeva spesso che restassero soli: la donna che li aiutava di solito con quel tipo di lavoro era a casa in malattia.

Ma la vita reale era ben diversa dai sogni che potevano cogliere di notte. Non sarebbe accaduto nulla tra lui e Adam: non c'era niente da temere. Anche Marshall si diede da fare a trasportare alimentari dentro e fuori il magazzino, a disporli sulle mensole di vendita, mentre Adam finiva il suo lavoro pesante. Lo raggiunse infine, quando ebbe finito, per aiutarlo almeno con l'ultima.

"Sarai stanco" disse, anche se doveva almeno ammettere che Adam si lamentava poco, praticamente mai.

"No... Ce la faccio. Non c'è problema anche se non mi aiuta" borbottò Adam sulle spine. Temeva, come tutte le volte che Fox gli era vicino, di mostrarsi ancora più impacciato di quanto già non fosse.

"Mi fa piacere aiutarti" sorrise Marshall e Adam si bloccò per un secondo; era la prima volta in assoluto che lo vedeva con quell'espressione. Basito, cercò di concentrarsi prima di mollare lo scatolone e per un pelo non lo fece cadere.

Sistemò l'ultima scatola e si sfregò le mani, soddisfatto. "Devo fare dell'altro, capo?"

"No. Sei stato bravo oggi, Price, te lo concedo" ammise Marshall appoggiandosi con un gomito a un ripiano di ferro. "Spero che mi farai l'enorme regalo di continuare su questa linea."

Adam respirava affannoso, come se temesse una trappola. "Mi dispiace di aver di nuovo dimenticato il codice."

"Bazzecole, fino a quando non distruggi niente" rise. Poi si avvicinò e gli diede persino una pacca sulla spalla, rilassato com'era. "Su, liberi. Abbiamo finito prima, oggi, anche grazie a te. Prima che arrivassi nessuno di noi sarebbe stato in grado di spostare da solo pesi simili in così poco tempo."

Adam arrossì, pieno di orgoglio. Era da tempo che dei complimenti non gli facevano tanto piacere, e da quel pulpito erano parecchio inaspettati. Si fermò alla fine della scala, fuori dall'ingresso del magazzino, ed emozionato volle dire qualcosa: "Signor Fox, è stato così gentile a concedermi questa possibilità..."

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