Fill the void - Parte Seconda

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Oggi


L'intervista l'aveva esausto. Si era aspettato che Marshall, una volta a casa, gli ponesse un sacco di domande in merito, ma forse intuendo il suo stato di fatica psicologica e anche fisica, non aveva detto niente; o magari, semplicemente, era ancora in disaccordo su quel punto e non ne voleva fare accenno per quel motivo. Gli era solo venuto alle spalle mentre era seduto, accarezzandogli i capelli. Jason avrebbe fatto di tutto per aprirgli la testa e leggervi dentro, in quei giorni; conosceva abbastanza Marshall da avvertire nei suoi occhi un cambiamento, una distanza. Era successo qualcosa, di cui ovviamente non gli avrebbe parlato.

Ma Jason non era nessuno per lamentarsene: qualunque scorretto comportamento in cui fosse scivolato Marshall di recente non era niente in confronto al suo. Inoltre, c'era un rapporto di causa-effetto tra i due. Non avrebbe ripetuto quell'errore; allungò una mano sulla propria spalla e prese la sua, in silenzio. Rimasero così, a lungo. Fino a che Marshall non emise un lungo sospiro, come chi sta prendendo coraggio.

"Jason, prima di mettere a tutto quanto una pietra sopra, vorrei che mi parlassi di Cameron. Ho bisogno, davvero, di capire alcune cose."

Il sangue dell'attore si raggelò nelle sue vene. Si voltò a fissare Marshall a occhi immobili, azzurro ghiaccio. Da quanto lo sapeva?

Marshall era impassibile, con solo un accenno di tristezza nell'espressione. Non appariva turbato come chi è da poco stato messo di fronte alla verità; aveva l'aria di qualcuno che ne è consapevole da tempo. I suoi occhi erano in ombra, sembravano vuoti.

"Ciò che più di tutte vorrei sapere, è se provi dei sentimenti, per Cameron."

Il tremito della spalla di Jason si propagò lungo il braccio dell'altro; gli occhi azzurri ora si tingevano d'angoscia. Respirò affannosamente, conscio di essere stato scoperto. "Come... Come fai a...?"

"Non ci voleva certo un genio" rispose Marshall con un sorriso mesto; stava in parte barando, ma non poteva confessargli di aver avuto una spinta in quella direzione. "Fin da quando l'hai conosciuto, lui sembra speciale per te. Non è solo sesso, vero? Ti senti incastrato, perché vorresti stare con me però anche con lui. E io non voglio che tu perda ciò che hai assieme a lui, davvero. Ascolta, io credo che potremmo..."

Sapendo bene dove quella frase sarebbe parata, Jason si divincolò e si alzò in piedi, mettendo un po' di metri tra loro. Si affrettò a dire: "Non conta più ormai. Io ho preso la mia decisione; l'ho già lasciato. Non terrò più il piede in due scarpe. Io non posso rinunciare a te!"

"Ma Jason... Tu non devi" rispose Marshall alle sue spalle, con più calore. "Sai che non mi perderai mai... Al limite, potremmo provare a essere... Una coppia aperta."

Una scarica elettrica attraversò il midollo di Jason; che avvertì la testa girare, un senso di nausea e rifiuto. Più di qualunque altra volta che Marshall gliel'aveva suggerito, perché ora la questione era sensibilmente diversa.

"Quando dici coppia aperta" proruppe con una voce strana, velenosa. "Intendi che continueremmo a vivere insieme, ma vedendo entrambi altri uomini? Io potrei continuare a frequentare Cameron... E tu?"

Spiazzato dalla domanda, Marshall si sentì disorientato. "Beh, avremmo lo stesso grado di libertà..."

Jason si voltò con rancore: "Una volta, di recente, hai detto che saresti stato disposto a dividermi con un altro pur di sapermi felice anche restandomi fedele, perché a te non importava avere altri. Hai fatto capire che, per assurdo, anche un rapporto così squilibrato ti sarebbe andato bene. Voglio sapere... Che cosa è cambiato da allora?"

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