Truth or dare - Parte Seconda

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Per una serie di circostanze, stava per toccare in sorte a Cameron una serata alquanto bizzarra.

Tutto era iniziato quando si era lasciato scappare con l'hair stylist dei Rovi della luna, Tracey Orange, che il suo caro amico Peter da qualche mese era single.

Era capitato di incrociarsi in passato, al Red Eagle oppure in altri locali, quando ancora Peter era fidanzato con Yuri e non c'era storia. Cameron non pensava nemmeno che Tracey si ricordasse di lui e invece, quando gliel'aveva nominato, il ragazzo aveva dimostrato un vivo e imprevisto interesse, pregando lo scrittore di convincere Peter a un'uscita con lui.

Cameron aveva recapitato il messaggio e Peter si era rivelato non indifferente; era la prima volta in assoluto che lo scrittore faceva dunque da Cupido e a dirla tutta mai avrebbe pensato a quei due come vagamente compatibili. Peter, che non usciva con nessuno da un po', era più che lusingato che un ragazzo tanto carino sebbene un poco appariscente gli proponesse di uscire. Il problema di Peter era la sua profonda timidezza: pregò Cameron con tutte le sue energie di non lasciarlo solo in quella situazione.

"Scusa, mica posso accompagnarti al tuo primo appuntamento."

"Potremmo fare un'uscita a quattro!"

"E chi mi dovrei portare?"

"Scott..."

"Scott non è il mio ragazzo."

"Lo so, ma va bene, no? Dici che accetterebbe? Se gli spiegassi la situazione?"

"Scott non esce con me. Non usciamo mai di casa."

La soluzione a questo rompicapo, apparentemente, era stata molto semplice: Cameron non sapeva come ci fosse finito, fatto sta che quella sera in casa sua aveva ospiti Scott, Peter e Tracey. Aprì un altro sacchetto di salatini, rassegnato. Non partecipava a quelle specie di pigiama party tipo da... da sempre, ma era stato Scott che quando gli aveva avanzato il problema aveva proposto di restare lì. E quando mai? Come aveva detto Cameron: loro due non uscivano insieme, non fuori da quella casa almeno. L'artista aveva proposto di invitare i due piccioncini dell'appuntamento al buio a casa. Facile, no?

Mi chiedo perché non mi sono rifiutato.

Cameron sapeva quale era la risposta: aveva bisogno di compagnia, di distrarsi. Aveva bisogno di Scott quanto di Peter. Averli assieme per qualche ora sarebbe stato tutto sommato divertente e gli avrebbe impedito di pensare a Jason. Appallottolò tra le mani il sacchetto, fino a farlo diventare una pallina minuscola. Il campanello squillò.

Era Tracey, con una bottiglia di vino. Cameron non avrebbe scommesso su di lui come primo arrivato: si mostrava piuttosto ansioso per quella serata. Indossava una maglietta color argento, attillata quanto i jeans. I capelli ossigenati erano tenuti su col gel. Nel complesso, pareva pronto per la discoteca; ma la verità era che si presentava con quell'esatto genere di vestiti anche al lavoro: il bello di avere un impiego in un contesto creativo.

A breve arrivò anche Peter, che salutò entrambi in maniera legnosa e innaturale e, infine, Scott, che nonostante abitasse al piano di sotto giunse con un elegante ritardo di trenta minuti.

L'artista studiò i salatini e le patatine, ma non parve soddisfatto. "Cosa c'è da bere? Sembra una festa delle medie, non mi dirai che non hai neanche preso degli alcolici."

"C'è il vino di Tracey e ci sono anche delle birre in fresco" replicò Cameron con enorme pazienza.

Scott andò verso il frigo e ne prese una. Era agitato. All'indomani aveva l'incontro con Hunter Williams e non si sentiva così teso neanche quando dava degli esami. Quell'uomo... L'ultima telefonata aveva incasinato tutto. Che gli era passato per la testa? Assecondarlo? Ora difficilmente poteva sperare di avere il controllo della situazione. Doveva provarci.

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