For the first time

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Ovviamente Marshall si faceva un po' schifo: ormai viveva così, ogni volta che Jason lo informava che avrebbe fatto tardi, la conseguenza immediata era telefonare ad Adam e comunicargli che era una serata buona per vedersi. E il poverino scattava come una molla senza obiezione alcuna.

Si sentiva un essere spregevole, verso i due uomini che aveva al momento più cari al mondo.

Ad anestetizzare il suo costante senso di colpa ci pensava la gioia di Adam quando lo accoglieva, la passione con cui gli si gettava addosso. Il suo sorriso stampato in faccia. Era come fargli un regalo ogni volta. Questo, almeno per qualche ora, metteva fuori uso la coscienza di Marshall, come se lo illudesse di fare comunque qualcosa di buono. Di estrarre un diamante da una fossa.

Era piacevole pure non avere fretta, quella sera: capitava a volte che potessero strappare non più di mezz'ora, tre quarti d'ora al massimo. La questione con Carter invece prometteva di andare per le lunghe, quindi Marshall poteva concedersi di aspettare ancora un po' a rivestirsi, e intanto bearsi della vista sulla schiena nuda di Adam, mentre era sdraiato.

Sembrava quasi assopito, ma a un certo punto la sua mano si allungò e strinse la caviglia di Marshall. "Rimani qui a dormire" pregò con voce languida.

L'amante distese le labbra in un accenno di sorriso. "Sai che non posso."

Adam mugugnò, sembrava il lamento di un orso in letargo. "Non è giusto." Inghiottì a forza la domanda caustica che gli sorgeva naturale nel petto.

Quand'è che Jason ha di nuovo qualche trasferta di lavoro, così si toglie dalle palle per un po'?

Possibile che venisse scritturato sempre e solo per set filmati a Los Angeles?

"Adam..." sospirò Marshall.

"Ok, lo so, lo so..." Adam voltò la testa verso di lui. Aveva gli occhi assonnati. "Non te lo chiederò più."

Il suo ex capo lasciò la testiera del letto si sporse verso di lui, prendendogli la mano, intrecciando le dita: "No... Chiedimelo. Manca anche a me, sai?"

"Sì?" domandò Adam, più vigile.

Lo vide sorridere. Marshall disse: "Per farmi perdonare, ti va un massaggio? Sono bravo."

"Intendi... Un massaggio vero?"

"Sì, scemo." Si tolse la coperta di dosso e si avvicinò alla schiena di Adam. "Un massaggio vero... Naturalmente può essere a lieto fine, se lo vuoi. È il vantaggio di farsi fare un massaggio dal proprio amante."
Prima ancora che Adam capisse che cosa intendeva, Marshall si mise a cavalcioni delle sue gambe, senza sedersi. Recuperò l'olio che fino a quel momento avevano sempre e solo impiegato per scopi funzionali, poi spostò dal collo di Adam i suoi capelli, che solitamente teneva legati in una corta coda. Versò l'olio in quel punto e vide l'uomo trasalire per la sorpresa e il contatto freddo. Marshall voleva che si scaldasse direttamente sulla sua pelle. "Hai mai ricevuto un massaggio?"

"In effetti no" rispose Adam.

"Ottimo... Vedrai che saprò fartelo apprezzare" commentò Marshall morbido e iniziò giusto dal collo, con entrambe le mani, così da spargere il liquido in modo più uniforme sulla superficie. "Rilassati..."

"Aaah" gemette Adam alla pressione di quelle dita. Tremò, poi tentò di fare come aveva detto; deglutì e disse con voce strozzata: "Ca-cazzo..."

"Mettiti comodo... Ci vorrà un po'. In genere uno di questi massaggi può andare avanti anche per un'oretta."

Marshall stesso era in estasi considerato quanto gli piacesse la schiena di Adam, era sicuramente una delle sue parti che più lo incantava. Prendersi del tempo per toccarla, esplorarla, indagarne la struttura sottopelle era un intrattenimento notevole, non sperato, una sorta di dono che gli offriva quel tempo a disposizione.

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