Another place

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Il risveglio non fu spiacevole, sebbene Marshall fosse più stanco di quando si era addormentato. La prima cosa che avvertì fu la grossa mano di Adam appoggiata a palmo aperto sulla sua schiena, ad accompagnare i battiti del suo cuore. Quando il senso della sua presenza accanto fu ben definita, Marshall strinse gli occhi. Ok, era successo, comunque non si poteva tornare indietro. Responso: anche troppo positivo. Questo forse era l'aspetto più spaventoso di tutti.

"Quanta luce..." mormorò. In quel momento, il sole dalla finestra puntava dritto sulla sua fronte, facendosi largo tra le tende. L'uomo scivolò via dalla posizione rigida e sedette sul bordo del letto. Avvertendo quel movimento, Adam aprì assonnato gli occhi.

"Mmh..." Il suo sguardo vagò sfocato sulla schiena del ragazzo nel suo letto – sì, decisamente un ragazzo. Poi ricordò tutto e il sonno sparì di colpo, quasi ebbe un soprassalto. "Fox! Ehm, Marshall..."

Era vero; tutto quello che avevano fatto era accaduto realmente. E il primo istinto fu la volontà di trattenerlo a sé, quasi avesse paura che lui fosse a tanto così da spiccare il volo. Invece, Marshall dandogli le spalle disse: "E allora? Come è andata?"

Incerto, Adam si sistemò seduto contro la spalliera e chiese: "Come è andata cosa?"

"Hai detto che volevi fare una prova. Che non eri mai andato con un uomo e che... Beh. Ora hai provato. Qual è il responso?"

La domanda sputata fuori con coraggio gravava sulle spalle dello stesso Marshall, che non appena l'aveva pronunciata avrebbe voluto subito rimangiarsela; non sapeva perché la questione pesasse così tanto sulla bilancia. In fondo avrebbe potuto essere veramente una botta e via e non sarebbe stato un autentico problema, a pensarci.

Visto che non riceveva risposta, si voltò a guardare l'interlocutore: che aveva occhi e bocca spalancati e sembrava essere diventato di sale. Si ricompose unicamente perché aveva adesso su di sé lo sguardo severo di Marshall. "Io... Io non lo so."

"Beh. Dovremmo parlarne. Sempre che tu voglia ancora lavorare per me" disse pratico lui.

"Io, Marshall... Credevo ormai di essere fuori" ammise Adam con cautela.

Questi abbassò lo sguardo sul lenzuolo. "Se ti va, puoi tornare anche stasera stessa. Ti... ti ho coperto."

"L'hai fatto davvero?"

"Beh, se non posso farlo io... Mi hai fatto sentire in colpa e volevo darti qualche giorno di tempo per rimediare, così ho detto ai colleghi che mi avevi telefonato e che non stavi affatto bene di salute."

"Oh..." esalò instupidito Adam. "Grazie... Non... Non avresti dovuto. Mi meritavo di restare a casa, dopo tutto quello che ho combinato."

"Ok ma questo andava bene fino a ieri... Ora? Facciamo finta di niente e torniamo a comportarci come se nulla fosse successo?" domandò Marshall che voleva una risposta, la voleva a tutti i costi possibili.

"Io... non lo so" rispose ancora Adam. Quando però vide Marshall iniziare ad alzarsi dal bordo del letto con aria spazientita balzò ad afferrarlo per un polso prima che si allontanasse. "Aspetta! Non andartene."

"Voglio rivestirmi" spiegò Marshall senza guardarlo. Alla luce del mattino, sapere di essere nudo di fronte a lui era un disagio, per quanto avessero fatto ben di peggio durante tutta la notte.

"Sei arrabbiato?" osò domandare Adam.

"No" rispose pacato Marshall, poi più agitato, "No, no! Perché pensi sempre che io sia arrabbiato?"

"Perché pare che io abbia un talento per darti sui nervi" rispose Adam con una smorfia che voleva essere un accenno di sorriso. Riuscì a ritrovare lo sguardo di Marshall, che lo osservò con rassegnazione affettuosa.

I rovi della lunaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora