Cap. 23

434 54 15
                                    


Una volta lessi che muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti. Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati. Purtroppo io stavo morendo lentamente e non riuscivo a sopravvivere.

Alex era con me, ma lo sentivo distante. Sembrava essere un rapporto tossico, un rapporto da cui non riesci più ad uscire. Alex era la mia eroina, ero totalmente, nettamente dipendente da lui, dal suo sapore, ma non riuscivo a dimostrarglielo, continuavo a fargli del male senza volerlo, d'altronde si fa sempre del male alle persone che ami di più.

Si riavvicinava il suo compleanno e stavolta dovevo sorprenderlo: ero riuscita a rovinargli la vita, ma almeno dovevo strappargli un sorriso.

<< Che facciamo per il mio compleanno? Voglio passarlo solo con te, senza i nostri amici. >> Mi domandava sempre.

<< Non lo so, quello che vuoi fare, è il tuo compleanno. >> Rispondevo indifferente, ma nella mia testa avevo già organizzato tutto alla perfezione.

Mi feci aiutare dalle mie amiche per organizzare il tutto: la serata si sarebbe svolta nella mia casa affittata, in città. Riempii la stanza di candele rosse, con brillantini, per creare l'atmosfera romantica, doveva essere tutto perfetto. Buttai una coperta di colore blu a terra e misi sopra altre candele, formando un cuore, comprai i suoi biscotti preferiti e uno champagne, poggiando il tutto su un tavolo. Preparai anche un cd di musica, con canzoni d'amore e, in più, gli comprai una torta, a forma di cuore, mettendola in frigo il pomeriggio stesso e un regalo: una tracolla che tanto voleva. Organizzai tutto in un pomeriggio, grazie alle mie amiche, poi tornai in paese, mi cambiai e alle 20:30 uscimmo.

<< Allora, alla fine dove andiamo? >> Domandai, senza dimostrare nulla.

<< In un ristorante qui vicino, ora vedi. >>

<< Ale, scusa, possiamo passare prima da casa mia in città? Mi sono scordata di prendere delle cose per mia mamma e se non gliele porto stasera si arrabbia. >>

<< E prima andiamo a mangiare e poi ci passiamo, ok? >> Da queste parole capii che non sospettava di nulla.

<< No, dobbiamo andarci ora, per favore... >> Feci il labbrino, tanto per convincerlo, ma con lui bastava poco che il suo "sì" usciva immediatamente dalla sua bocca.

<< Va bene, come vuoi. >> Mi rispose dolcemente, poggiando la sua mano sulla mia coscia accarezzandola.

Per strada scherzammo tutto il tempo.

<< Che ragazza che hai... Non ti manda neanche il messaggio di auguri scattata la mezzanotte perché si addormenta. >> Cercavo di provocarlo.

<< Ma davvero, vergogna! Ma che ci sto a fare con te? Io non lo so... >> Rispondeva, stingendomi le mani e ridendo, guardando la mia espressione triste, solo per suscitare tenerezza e per farmi baciare. E ci riuscivo sempre. Anche i momenti in macchina con lui erano magici, ci piaceva più o meno la stessa musica e quando non conoscevo le canzoni le cambiavo subito senza fargliene ascoltare neanche mezza.

<< Ma da qui a quando arriviamo riuscirò ad ascoltarmi una canzone? >> Mi diceva sempre. Io cercavo di fare forza per riuscire a cambiare canzone, lui era solito levarmi il dito dal tasto.

<< Ma sono brutte queste! Cambiamo cartella, la scelgo io, tanto a te piace lo stesso. >>

Sceglievo sempre la cartella che conteneva nostre canzoni e ci divertivamo a canticchiarle assieme e a dedicarcele anche solo con uno sguardo. Era il momento più bello quando lui, con quelle fossette sulle guance ogni volta che sorrideva, si voltava verso di me, con quello sguardo da innamorato e mi cantava frasi di canzoni.

Arrivammo in città.

<< Scendo io, tranquillo, aspettami in macchina, faccio subito. >> Dovevo accendere tutte le candele, prima che lui entrasse in casa con me. Accesi anche il cd con la musica e poi lo chiamai con una scusa.

<< Mi dai una mano? Non riesco a portare tutto da sola...vieni per favore. >>

Non se lo face ripetere più di una volta che parcheggiò la macchina e mi raggiunse dentro.

Appena arrivò premei "avvio" alla radio e le parole della canzoni iniziarono ad espandersi per tutta la casa.

"Buon compleanno amore canto a te, col cuore, che sei la cosa che amo più di me [...] È un pensiero scritto per amarti ancora un po' di più, è la torta fatta dal mio cuore con la dolcezza che sai dare tu. Se t'avessi portato la luna d'argento nel mare quaggiù, già domani sarebbe sparita nel blu e le rose più belle lo sai dopo un giorno non durano più, mentre questo oramai resterà per la vita lo sai..."

Mentre scorrevano in radio queste parole, Alex entrò dentro, rimase a bocca aperta osservando tutto.

<< Ma...tu sei pazza! >> Esclamò, scioccato.

<< No, io ti amo! Auguri amore mio. >> E saltai addosso a lui, baciandolo, come se fosse la prima volta.



Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora