Cap. 25

478 51 34
                                    

<< Ti ho detto che ti accompagno io, dai, è un esame importante, voglio esserci. So come funziona l'università e si sta più tranquilli quando c'è un amico con te. >>

<< Simo, lascia stare, non ti voglio lì con me, mi metti ansia. >>

Si avvicinavano i primi esami universitari e Simone insisteva per essere presente al mio primo esame. Avevo studiato, ma non mi sentivo sicura di poter superarlo, quindi evitavo di portare con me chiunque nel caso avessi fatto brutta figura.

<< Mi spieghi perché non posso venire? Dammi un motivo! >> Mi fermò mentre lavavo i piatti, dopo aver pranzato assieme.

<< Perché... non sono quella che credi... Potrei fallire ancora una volta. >>

La verità era che tutti mi ricordavano come la ragazza perfettina, come colei che non andava mai impreparata a scuola, sempre presente e senza mai sgarrare un compito. Non sentivo più di essere quella ragazza, mi sentivo un'annullità e molto insicura di me stessa, volevo apparire sempre perfetta agli occhi del mio migliore amico, agli occhi di Alex...ma mi rendevo conto che non era più così. E come riuscire a dirglielo? Tanto la sua risposta sarebbe stata sempre la stessa: "Tu sei perfetta per me".

<< Io so chi sei tu... Sei mia sorella e quando mi scelgo le amicizie riesco a riconoscere le persone inutili. Tu non rientri tra queste, smettila di dire così! Tu vali... vali molto, devi solo ricordartelo! >> Avevo le lacrime agli occhi... Come faceva a credere in me nonostante sapeva tutto di me? Simone era davvero un angelo.

<< Grazie, fratellone! >> Lo abbracciai e mi passò le mani tra i capelli dandomi un bacio affettuoso.

Tascosi le ultime settimane in città a studiare, avevo già perso molto tempo senza aprire i libri e dovevo mettermi sotto almeno per quegli ultimi giorni. Non presi bene l'arrivo all'università, non avevo ancora fatto amicizia, se non con qualche ragazza che correva nei corridoi per prendere i primi posti e farsi notare dai professori, durante le lezioni. Quell'ambiente non faceva per me: troppi figli di papà superbi, arroganti e presuntuosi, vestiti griffati fino alle mutande. Mi sentivo un'estranea, difatti non la frequentai molto, preferivo studiare a casa, da sola, piuttosto che sprecare tempo lì dentro. Certo, le mie giornate in città erano monotone, venivano rallegrate solo dai festini con le mie amiche del paese e dai films visti con il mio migliore amico. Molte volte facevo anche fatica ad alzarmi presto, per studiare, a causa del troppo alcool della sera precedente. Ma quell'esame segnava il passaggio al secondo anno, era davvero importante, non dovevo farmi dominare dalle distrazioni di ogni tipo, dovevo urgentemente studiare.

Il giorno dell'esame si avvicinò e il nervosismo saliva alle stelle, per la paura di non farcela.

<< Vedrai che stasera festeggeremo, piccola >> Mi rassicurava Alex, ma non ne ero molto sicura.

<< Lo spero... Lo spero davvero. >> Ci tenevo a non fallire all'università.

<< Devo andare a lavoro, ci vediamo stasera, in bocca al lupo, tesoro. >> Riattaccai il telefono, rispondendo con un "crepi" sforzato.

Entrai in facoltà, era talmente immensa che sembrava un labirinto. Aula 3...Aula 3...Facevo fatica a trovarla.

<< Scusa, sai dove posso trovare l'aula 3? >> Domandai ad un ragazzo, seduto lì, in disparte, con le cuffie alle orecchie, in tuta. Forse non era un giurista, non era quello l'abbigliamento che li accumunava.

<< Sì, vieni, ti accompagno io. >> Mi sorrise, facendo strada.

<< Grazie. >> Era il primo ragazzo gentile che in quei mesi, in quella facoltà, avevo incontrato. << Sei di Giurisprudenza anche tu? >> Domandai, per curiosità.

<< Sì, sono uno studente del secondo anno. Piacere, Miky. >> Si presentò, porgendomi la mano.

<< Piacere mio e grazie per avermi accompagnata in quest'aula, rischiavo di perdermi. >> Risposi, gentilmente.

<< Esami? >> Domandò, spegnendo l'mp3 e riponendolo nella sacca che teneva a tracolla.

<< Già, Storia del diritto Romano... Sono abbastanza in ansia. >>

<< Fai bene ad esserlo, questo professore è il peggiore della facoltà, se ti rimanda o ti insulta non credere che sia tu il problema, è lui che è un frustrato. >> Non sapevo come reagire a quella frase, da un lato mi mise paura, dall'altro mi venne da ridere.

<< Qui dentro la maggior parte mi sembrano frustrati. >> Risposi, ridendo.

Miky si sedette vicino a me e continuammo a parlare per tutto il tempo, distraendomi dal pensiero dell'esame.

Era poco più alto di me, due occhi a palla, i capelli un po' lunghi, sul castano chiaro ed era davvero simpatico.

Trasalii nel sentire il mio cognome pronunciato dal professore; adesso la paura era ritornata.

<< Buona fortuna. >> Mi augurò Miky.

Neanche risposi e mi indirizzai dritta verso la cattedra. Mi sedetti e... bastò sbagliare una domanda su tre che fui rimandata. Avevo fallito, anche in questo ambito, dentro di me stavo a pezzi, ma non dimostrai niente nè al professore, nè a Miky che mi aspettava fuori dall'aula. Mi stampai un finto sorriso sulla bocca e tornai a casa con il nuovo collega.

<< Conosco un posto in cui fanno un frappè buonissimo, ti va se te lo offro? Almeno ti tiri su. >> Propose Miky, arrivati all'incrocio di casa mia.

<< Guarda che non sto giù per uno stupido esame, figurati. No comunque, ho da fare, non posso. >> Alex stava per arrivare, mi liberai di Miky in pochi minuti e rientrai in casa.

Mi stesi sul letto, guardando il soffitto di legno pensando al compleanno che avevo organizzato ad Alex in quella casa: in quei momenti mi guardava con orgoglio, forse ero davvero la sua eroina, adesso cos'ero diventata? Un eremita che mentiva ai suoi, che viveva una storia impossibile, che sprecava gli anni della sua vita a combattere le onde del mare in tempesta, senza sapere che queste erano più forti di me. Mandai un messaggio ad Alex, furiosa per la mia vita che si stava rilevando uno schifo.

<< Io stasera bevo, se vieni devi essere consapevole. >>

Lo inviai, ma neanche il tempo suonò il citofono. Era lui. Non mi salutò neanche.

<< Cos'è questa storia che devi bere? Ti è andato male l'esame? >> Mi chiese, prendendomi la faccia tra le mani e fissandomi negli occhi. Non potevo mentire a quegli occhi..

<< Sì, ripeterò l'anno, hai una ragazza che non eccelle in nessun ambito, mi dispiace! >> Mi scansai da lui, ributtandomi sul letto. Alex si avvicinò, mi abbracciò.

<< Lo sai che non è così, hai solo perso un po' di tua autostima, ma insieme ce la faremo, ricordi? Quando stiamo insieme tutto funziona... >> Mi ricordò, ma non era così: quando stavo con lui sembravo avvicinarmi al paradiso, ma al centro esatto dell'inferno.

<< Voglio bere, voglio ubriacarmi, voglio svuotarmi la testa da questi pensieri, se non ti va esci da questa casa... >> Non riuscivo, neanche io, a capire perché iniziavo a trattarlo male, ma sapevo come la pensava sull'alcool e sapevo, dunque, che non sarebbe stato d'accordo. Invece la sua risposta mi sorprese.

<< Ok, andiamo a fare la spesa, stasera berremo, tutte e due. >> Lo guardai perplessa, non mi sarei mai aspettata una risposta del genere.

<< Dici sul serio? >> Domandai, incredula.

<< Se è questo che vuoi, facciamolo. >>

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora