Cap. 42

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Mi recai in città, all'università, per seguire le solite lezioni e come promesso ad Alex tenevo sempre il cellulare in mano per evitare preoccupazioni. In borsa tenevo il libro di Gabry, se l'avessi incontrato ,mi dicevo, glielo avrei ridato: dovevo affrontarlo! Questo, Alex, non lo sapeva, non volevo che tra me e lui finisse lì, per un libro, ma capivo le sue paure, temeva che una volta rivisto Gabry, avrei riprovato emozioni e sarei tornata con lui. Come avrei provato emozioni se le mie erano destinate solo ad Alex?

<< Che ci fai qui? >> Mi voltai di scatto, posando il cellulare in tasca. Riconobbi la sua voce, anche se stavolta sembrava essere con una tonalità tranquilla. Gabry era lì, con la sua valigetta universitaria. Buttò la sigaretta a terra, spegnendola con il piede e si avvicinò.

<< Sono venuta per ridarti il libro! >> A quelle parole la mia voce iniziò a tremare e notai che non fu solo quella a farlo. Il mio cuore martellava il mio petto velocemente, le mani, nel prendere il libro erano soggette ad un tremolio, gli occhi facevano fatica a guardare Gabry. Il mio mento si sentì toccato dalle mani ghiacciate di lui. Alzai la testa, porgendogli il libro.

<< Come stai? >> Chiese, lasciando il libro nelle mie mani. Non risposi, mi scansai dal suo tocco e lo fissai: mi faceva paura. Improvvisamente mi tolse il libro e mi abbracciò.

<< Ti và di fare due chiacchere? >> Domandò, mettendo a moto lo scooter.

<< No scusami, ho l'autobus e devo andare... >> Riabbassai lo sguardo in cerca di protezione per la mia bugia.

Guardai il cellulare, leggendo un ultimo messaggio di Alex. "Perché non rispondi??"

<< Chi è? >> Gabry si avvicinò, guardando il cellulare.

Prima che potesse leggere il messaggio lo nascosi, senza rispondere. Dentro me fremevo, Alex aveva sicuramente capito che avevo incontrato Gabry, ma come riferire il fatto di stare tranquillo?

<< Non credo siano affari tuoi. >> Risposi, matelica.

<< Te la stai già spassando con lui? Non hai perso tempo, noto! >>

Ok... Ancora una volta la rabbia di Gabry si faceva notare e la mia paura iniziò a crescere.

<<Per favore Gabry, non mi vedo con nessuno. Stai calmo, parliamo se ti va di parlare, ma per favore non rialziamoci le mani... >> Ma cosa ho combinato? Perché sono quì? "Per affrontarlo, razza di codarda! Non avere paura, voltati e vattene" disse la mia coscienza. Così feci, mi voltai per andare via, ma Gabry mi bloccò prendendomi da un braccio.

<< Ho detto che voglio parlarti! Sali sullo scooter. >> Esitai, ma non dovevo far scaturire l'ira di Gabry e montai in sella senza dire nulla. Partimmo di scatto con un'accellerata improvvisa, rischiando di cadere indietro, evitandomi di aggrappare a lui.

<< Ma dove stiamo andando? >> Azzardai a domandare.

<< In un posto tranquillo! >> Rispose, sorridendo.

Dopo qualche minuto riconobbi la strada: Gabry mi stava portando a casa sua. Scesi dallo scooter, ma feci due passi indietro.

<< Perché siamo da te? Non dovevamo parlare? >> Chiesi, spaventata.

<< Sì, ma quì siamo tranquilli, saliamo, dai. >>

Pensai ad Alex, se avesse saputo mi avrebbe lasciata. Salii. Sapevo di star andando nella tana del lupo, ma se mi fossi tirata indietro si sarebbe irritato e mi riavrebbe rialzato le mani. Avevo paura. Si sedette sul divano, levandosi le scarpe, io rimasi ferma, vicino la porta a guardarlo.

<< Vieni! Non ti mangio! >> Sorrise, invitandomi a sedere accanto a lui. Poi continuò. << Cos'hai da dirmi? >>

Lo guardai perplessa. << Io? Veramente tu mi hai detto di parlare! Non ho nulla da dirti, io. >>

<< Vuoi dirmi che sei qui solamente per darmi il libro? >> Domandò, incredulo.

<< Mi dispiace deluderti, ma sì! >>

Gabry si alzò dal divano, scalzo, si avvicinò a me e mi guardò fissa.

<< Tu sei quì perché ti andava di vedermi! Te lo leggo negli occhi e sai che li conosco più di quanto credi. >>

Quant'era presuntuoso, pensai. Peccato che si sbagliava di grosso. Gabry si appiccicò a me e mi sfiorò le labbra.

<< Vedi? Tu tremi! Tu sei venuta quì per me, non per il libro. >> Ripetette.

<< No, ti sbagli...Io ti ho lasciato perché non voglio avere a che fare con te e con la tua violenza incorporata dentro! Ma soprattutto perché io non ti amo! >>

Fu come se lui non prestò ascolto, mi tirò dal collo e mi baciò. Lo respinsi.

<< Che cazzo fai?! >> Esclamai, spingendolo violentemente per allontanarlo.

Non obiettò, neanche si spostò. Rimase lì e riprese a baciarmi... a divorarmi. La sua lingua spingeva le mie labbra chiuse per cercare di trovare spazio ed entrare, la sua mano reggeva impertuosamente il mio collo per non farmi allontanare mentre l'altra mano premeva furiosamente il mio seno.

<< Gabry, la... lasciami, ti prego!! Mi stai facendo male!! >> Cercavo di urlare ma la sua forza premeva le mie labbra così forte da non riuscire a parlare. Adesso l'altra mano scendeva velocemente giù... fino ad arrivare ai miei pantaloni. Li sbottonò molto facilmente. Cercavo con tutte le mie forze di liberarmi dalla sua stretta, ma era inutile. Così applicai un'altra tattica: se lo ingannavo fingendo di essere eccitata e di stare alle sue provocazioni? Forse si sarebbe rilassato e ne avrei approfittato per scappare. Mi convinsi di non fare sforzi vani e lottando con me stessa iniziai a farmi furba. Trovai uno spiraglio tra il suo corpo ed il mio ed infilai la mia mano dentro i suoi pantaloni toccando la sua erezione. Aprii le labbra per far spazio alla sua lingua dentro la mia bocca e lo iniziai a baciare anche io violentemente. Notai con piacere che i suoi baci rallentarono e la sua forza si iniziava a placare.

La sua mano nel mio pube giocherellava ed io iniziai ad infastidirmi, ma dovevo acconsentire, dovevo trovare il momento adatto per scappare da lì. Se solo Alex avesse saputo...

Gabry mi prese in braccio, mi buttò sul letto come se fossi un sacco di patate e mi tolse i jeans. Era il momento giusto! Gli piantai un calcio lì, ma mi anticipò bloccandomi la gamba.

<< Cosa hai intenzione di fare? Ti sembra che non lo prevedevo? Ti conosco troppo bene, so pure che stai con lui e che non verresti mai a letto con me! Ma ti dirò pure una cosa, gioia mia... A breve mi aprirai le gambe senza costrizioni. >> Iniziò a ridere, una risata così diabolica che mi infastidì parecchio.

<< Ma io non credo proprio, faccio una chiamata e tu sei morto! >> Lo minacciai ringhiando come un cane.

Continuò a ridere, sdraiandosi sopra di me.

<< Levati!! Mi fai schifo!! Mi fa schifo toccarti e mi fa schifo pensare che sono stata quasi un anno con te!! >> Risposi quasi urlando, spingendolo senza nessun risultato.

<< Mi levo mi levo... Ma tra poco mi supplicherai di farti mia. >> Disse alzando le braccia in segno di arresa. Ma che voleva dire? Mi alzai di scatto dal letto e mi indirizzai verso i miei jeans. Non appena mi abbassai per prenderli Gabry si piantò davanti con un sorriso da fesso e con il suo cellulare in mano. Nel vederlo rimasi sconvolta, la disperazione prese il sopravvento. Dilatai gli occhi e mi immersi la faccia tra le mani, iniziando a piangere.

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Cosa ci sarà mai in questo telefonino? Voi che pensate? E' proprio sfigata la nostra protagonista...

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora