Cap. 36

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Applicai questo rimedio dell'alcool anche per ogni incontro con Gabry. Non volevo uscire la sera, volevo stare sola in casa a bere, sì...perché ripresi a bere, ma stavolta da sola, ad insaputa di tutti. Prima di vedermi con il mio ragazzo mi lavavo i denti per non fare sentire il brutto alito. E l'effetto funzionava, arrivava dopo, ma funzionava. Avevo la testa che mi girava, riuscivo a concentrarmi poco e a ridere tanto. In questo modo, pensavo, mi godevo la serata senza pensare all'inferno che avevo dentro. Mi riusciva persino bene essere allegra e Gabry ne sembrava contento, anche se non poteva sapere il motivo. ll problema era quando andavo in città all'università, lì erano i momenti in cui dovevo essere forte: non potevo bere e dovevo stare con Gabry senza far capire nulla. Ma lui, dopo quasi un anno riusciva a conoscermi sempre di più e quando c'era qualcosa che non andava non stava mai zitto.

<< A te non interessa se io ci sono o meno...Mi dai per scontato. >> Ed eccolo lì che ricominciava con le sue paranoie, forse aveva ragione, non riuscivo a dimostrare nulla, ma quel blocco di sentimenti dentro me aveva creato un muro.

<< Ci sono abituata alle tue paranoie! >> Risposi,schietta.

<< Io non ne posso più! Lo dico sul serio...basta... >> Contrabbattè.  Non me lo feci ripetere neanche una volta.

<< Neanche io ne posso più, fammi prendere l'autobus e lasciami tornare a casa. >>

<< NO! Tu a casa non ci torni! Mi devi dire che hai ogni cazzo di volta!! Perché ti comporti così? >> Per quanto potesse essere focoso Gabry non lo vidi mai così agitato. Stringeva forte i pugni, trattenendosi. Non gli prestavo ascolto e camminavo verso la fermata dell'autobus. Ad un tratto mi fermò piantandosi davanti a me, mi strinse forse i polsi, così forte da farmi male.

<< Lasciami stare, deficiente!! Mi stai facendo male!!>>

<< Non te ne vai, tu rimani qua, lo dico io!! >> Mi ripeteva arrogantemente.

<< Chi lo dice che rimango quì? Io non ci voglio stare più con te, io non ti amo!! >> AH!! Mi liberai da quel peso! Finalmente ebbi il coraggio di dire in faccia ciò che provavo! A quelle parole Gabry perse il controllo e mi spinse verso un muro, facendomi graffiare la schiena. Ricambiai con un pugno, per scansarmi dalla sua presa. Iniziai a piangere, perché cazzo stavo con un uomo che mi faceva solo del male? Alex...Perché non sei qui con me? Chiedevo silenziosamente.  Alzai lo sguardo, c'era Gabry immobile, lì per lì a chiedermi scusa. Ma lo anticipai con le lacrime agli occhi.

<< Io sto chiamando Alex... Lo faccio venire qui... e vedi come ti permetti ad alzarmi le mani. >> Dissi singhiozzando.

<< Fallo venire, puttana! Forza, chiamagli così lo ammazzo una volta per tutte a 'sto coglione, chiamalo!! >>

Mettere ancora Alex in pericolo per me? E per quale motivo? Alex era il mio angelo custode che doveva stare al di fuori delle cazzate che combinavo. Ero cresciuta, almeno in questo. Non lo chiamai. Mi rannicchiai su una panchina a piangere, come una bambina. Gabry mi lasciò lì e al primo autobus tornai a casa. Non riuscivo a trattenermi le lacrime, ero troppo dispiaciuta e triste.  Solo in quel momento, seduta sul bus mandai un messaggio ad Alex.

<< Se puoi mi raggiungi alle 15:00 al nostro posto? >> Posai il cellulare e mi rifugiai nella musica, tranquillizzandomi poiché a breve l'avrei rivisto.

Andai subito in quel posto tanto amato, ma era ancora presto per il suo arrivo. Aprii il libro universitario per studiare un po', ma non riuscivo a concentrarmi. Notai la mia mano: era un po' insanguinata. Ripresi ad ascoltare la musica. Il tempo sembrava non passare mai, ma più di avvicinavano le 15:00 più il mio cuore iniziava a scoppiare.

Paura di amareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora