14 - Euforia e un pizzico di gelosia

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Rhydian's pov

"Hur mår du?"

Ovviamente anche questo mio ennesimo tentativo di parlare svedese fallisce come tutti gli altri. Eppure un semplice 'come stai' non mi sembrava difficile da imparare.

È più o meno mezz'ora che cerco di dire quella piccola frase con l'aiuto di Iael. Beh, più che aiutarmi lei non fa altro che ridere dicendo che sono buffo. La cosa mi da fastidio, ma non posso permettermi di ribattere perchè so che me lo merito. Può ridere di me quanto vuole dopo il modo in cui l'ho trattata ieri mattina.

Ha accettato quelle sottospecie di scuse che le ho rivolto quando siamo partiti dalla villa in Giappone. Le ha accettate nonostante io non le abbia dato uno straccio spiegazione per il mio comportamento. Dopotutto che cosa avrei potuto dirle per giustificarmi? Che sono stronzo dentro? Che mi sono arrabbiato con lei perchè è così....è così perfetta! E che mi sono ritrovato alle quattro del mattino talmente perseguitato dal colore dei suoi occhi da non poter far altro che scrivere I miei pensieri in una canzone?
No, non potevo dirle questo. Perciò mi sono limitato a dirle un semplice scusa, pronunciato in modo così secco e frettoloso da sembrare un ordine.

Allora mi ero stupito nel vedere che, mentre la trattenevo per un braccio per non farla salire subito in limousine, mi aveva perdonato senza fare domande.

Per tutto il resto del viaggio non c'eravamo rivolti la parola ma potevo benissimo percepire I suoi occhioni addosso. Li sentivo percorrere la mia figura come se, così facendo, potesse riuscire a comprendere il mio modo lunatico di essere.

Ci siamo parlati, come se nulla fosse, solo sta mattina.

Io mi sono svegliato a causa del solito incubo e credo che Iael si fosse svegliata perchè io dovevo aver ripetuto ancora il nome di Robin nel sonno.
Era già sveglia quando io avevo aperto gli occhi di scatto e potrei giurare di averla vista guardarmi curiosa per poi distogliere subito lo sguardo, impaurita da una mia possibile reazione. Invece era rimasta stupita quando mi ero avvicinato a lei dopo un po', chiedendole di dirmi dove eravamo dato che teneva gli occhi puntati su ciò che passava al di fuori dall'aereo.

Ero rimasto stupito anche io da me stesso. Era strano per me non sentire quella rabbia oppressiva nel petto. Un po' c'era, ma più chiaccheravo d'altro con lei più non ci pensavo e mi calmavo.

Mi riscuoto dai miei pensieri quando noto che Iael mi parla. "Il tuo accento è migliorato, Mister Simpatia" Ridacchia sommessa. Ah quindi mi prende anche in giro?

"Migliorato dici? Io sono perfetto! Sembro praticamente svedese"

"Ma sei sai a mala pena chiedere 'come stai'!"

"Non è affatto colpa mia" Mi difendo. "La mia insegnante" La indico con fare scherzosamente derisorio "Non mi ha insegnato nient'altro"

Si finge offesa con una mano sopra il cuore. "Tutto perchè il mio alunno è talmente scarso da risultare senza speranza"

Ridiamo entrambi non curandoci del fatto che gli altri ancora dormono. A dire il vero, tutti dormono tranne Jones che da un po' è concentrato nel controllare che le nostre armi funzionino bene.

La piccola Iael torna a guardare il paesaggio fuori dal piccolo finestrino del jet privato, mentre io fingo di farlo. In realtà sto osservando lei con la coda dell'occhio.
È così bella al naturale, senza tutti quegli inutili trucchi e abiti di scena. Quella che si dimena sul palco non è lei. La sua vera personalità esce fuori quando parla della Svezia, della sua famiglia, quando mangia biscotti alle due di notte per non dimenticare chi è e da dove viene.
Lei è questa diciannovenne che è donna quando deve prendere decisioni o affrontare una conversazione seria, una bimba quando richiama l'attenzione o si arrabbia se le rubo I biscotti e testarda quando vuole scoprire qualcosa in più su di me. Non sa che le ho rivelato più di quando io abbia mai fatto con qualcuno.

Flicka and her BadassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora