Iael's pov
Per il resto del viaggio in aereo Rhydian tiene le cuffie nelle orecchie, una mano che stringe forte la mia e la testa chissà dove.
È qui con me fisicamente ma non ho idea di dove sia finito con la mente. Sembra così distante da me al momento, distaccato dal mondo che lo circonda.Anche durante il tragitto in limousine verso l'hotel, Rhydian tiene i muscoli più tesi del normale, la mascella che scatta spesso e la sua mano che strizza la mia di tanto in tanto mentre I suoi occhi non mollano un attimo il paesaggio fuori dal finestrino.
Non dice una sola parola, non reagisce alle pessime battute mie e di Brandon. Tanto che anche I ragazzi sembrano preoccuparsi per lui.
Almeno approfitto della sua assenza mentale per aggiornare I miei amici sugli ultimi avvenimenti tra e me ed il moro.Alla fine del viaggio in auto, posso dire di non sentire più la mano destra, formicola fino al polso a causa della sua presa.
Non dico nulla a proposito, lui nemmeno si accorge di stringermi così forte, ma se lo fa è perchè ne ha bisogno. Forse è l'unico contatto che riesce a mantenere con la realtà e non sarò io a spezzarlo.
La lascia lui in modo distratto solo quando gli faccio notare che devo posare la mia valigia nella camera di fronte alla sua. Appena posata vado subito a bussare alla sua porta.Voglio chiedergli il motivo del suo nervosismo, della sua tensione, del suo distacco dal mondo. Vorrei solo sapere per quali pensieri sta viaggiando la sua mente.
Sento appena un debole "Avanti" da parte del mio ragazzo. La sua voce è assorbita dal cuscino su cui è appoggiato a faccia in giù.
"Ehi" Mi appoggio timida al bordo del materasso. Voglio evitare sbalzi d'umore da parte sua, anche se più che arrabbiato sembra profondamente triste.
I miei pensieri corrono a Robin, che nemmeno so bene chi è. Magari lei abita da queste parti e il posto glie la ricorda.
Spero vivamente di no, o sarò mi vedrò costretta a farle vedere le stelle di giorno."Ehi" Mormora contro il cuscino scuro. Scuro come il suo umore oggi, è più nero del suo solito berretto.
Comincio ad accarezzargli la schiena con una mano da sotto il tessuto della sua t-shirt. Riesco a sentire ogni suo muscolo teso che si distende sotto al mio tocco e poi sospira.
Smetto credendo di dargli fastidio.
"No" Si lamenta come farebbe un bambino e con la faccia ancora contro il cuscino, mi sospinge con la sua mano a riprendere quella specie di massaggio.
"Posso farti una domanda?" Chiedo mentre esaudisco la sua richiesta, facendogli leggere carezze lungo tutta la colonna vertebrale, e poi sopra le scapole.
Mi viene in mente quando anche da piccola ripetevo lo stesso gesto con mio padre. A volte lo sentivo piangere contro il cuscino del suo enorme letto matrimoniale. Sentire un pianto strozzato da un uomo come lui era qualcosa che mi aveva sconvolta la prima volta. Ero una bambina, credevo che mio padre, il Re del mio mondo immaginario, non fosse capace di piangere.
Il mio primo istinto era stato quello di consolarlo, per quanto fosse possibile. Gli mancava mia madre, forse più di quanto mancasse a me. Il pianto cessava ed era poi lui a farmi addormentare mentre passava una mano tra I lunghi capelli. Oppure prendevo sonno appoggiata alla sua schiena come se fossi stata un piccolo scudo. Volevo proteggere il mio invincibile Re dal dolore che provava mentre lui lo faceva con il resto della famiglia. Anche lui aveva ed ha bisogno del sostegno di qualcuno."Qualunque cosa, basta che non smetti di fare questa specie di massaggio sulla mia schiena" Rhydian gira il viso verso sinistra, ma rimane con gli occhi chiusi e la pancia in giù.
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Flicka and her Badass
Teen FictionFlicka era il dolce soprannome che Franz Lindberg usava per chiamare la sua amata bambina. Ora però è sulla bocca di tutti, su cartelloni pubblicitari, su poster e sulle più comprate riviste di gossip. Sì, perchè Flicka è il nome d'arte della cantan...