36- Non ho nulla da invidiarle

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Iael's pov

Rhydian mi sta guidando attraverso un piccolo sentiero sterrato in un parco.
Finalmente riusco ad udire le risate di qualche bambino che gioca in mezzo all'erba alta del parco.

Appena al di là della chioma di un albero riesco a vedere cinque o sei bambini allegri che corrono intorno ad uno scivolo arrugginito, circondato da parecchia erba alta.

"Allora c'è qualcuno qui oltre la povera nonnina che ha rischiato di essere investita da te!" Osservo indicando un bambino biondo con un berretto di lana in testa.

"Te l'ho detto che qualcuno è rimasto" Accenna un sorriso mentre in automatico si strofina le braccia.

Insiste nel mostrarsi forte e invulnerabile persino al vento, forse crede davvero di essere una specie di superuomo, quando in realtà non lo è affatto.
Mi avvicino a lui, circondandogli I fianchi con un braccio per provare ad infondergli un minimo di calore.

"Una parte delle persone che abitavano qui cinque anni fa se ne andata. Quelli che vedi sono abitanti nuovi, che non conosco e non mi conoscono"

Sono davvero convinta che Rhydian si stia aprendo con me e questa volta non farò troppe domande indiscrete.
Spero che il mio ragazzo apprezzerà il fatto che trattenga la mia curiosità.

Infatti non ci mette molto ad improvvisare un sorrisetto mentre mi guarda di sbieco.

"Cos'è successo? Mi sono girato due secondi e un gatto ti ha mangiato la lingua?"

Scuoto la testa. Mi sono decisa a non parlare e aspettare che sia lui a farlo e così sarà.

"Scommetto che non duri cinque minuti senza fare domande" Ridacchia ed io in risposta alzo un sopracciglio cogliendo apertamente la sfida.

"Accetto la scommessa, ti stupirò Mister Simpatia" Esclamo. "Ma ora smettila di temporeggiare"

Mi ha trascinato via da un'intervista, portato fino in questo paesino con due bambini in croce per raccontarmi della sua vita e poi sta zitto.

"La mia piccola impaziente Iael" mi scompiglia I capelli come fa spesso mio fratello Axel prima di abbracciarmi.

Ora che ci penso mi manca terribilmente la mia famiglia. Li ho sentiti spesso negli scorsi giorni, da quando mio fratello aveva ricevuto la foto di Rhydian che mangiava biscotti durante la nostra serata tradizionale. Ne era rimasto felice e doveva aver subito comunicato la mia situazione sentimentale con tutta la famiglia a giudicare dai messaggi che avevo ricevuto.
Tanto che persino mio padre aveva approvato la mia rottura con Andris e la mia vicinanza a Rhydian.

È proprio la voce di quest'ultimo a riportarmi alla situazione attuale.

"Ti ho parlato del diario di mio nonno, vero?"

"Sì, mi avevi raccontato la storia che aveva scritto sulla galleria di Tokyo" Rabbrividisco ripensando a quella storia di paura e Rhydian sorride vedendo la mia reazione in stile Scooby-doo fifone "Poi mi avevi raccontato anche la storia sull'Aurora Boreale"

"Sì, prima che provassi a baciarti e tu mi rifiutassi"

"Caspita, te la sei proprio legata al dito, eh?" Scuoto la testa. Ed è anche riuscito a deviare il discorso. Sono veloce a riprenderlo prima che con la scusa di essere sull'argomento cominci a baciarmi. "Comunque, hai detto che tuo nonno si chiamava Ulysses?"

"Lui non si chiamava davvero Ulysses Moore" Si guarda intorno come se piano piano gli stessero venendo in mente tanti ricordi tutti insieme "Il suo nome era Harrison, Harrison Moore. Il padre di mio padre"

Flicka and her BadassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora