18- Mi dispiace

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Iael's pov

Ho sempre odiato I risvegli. Il momento in cui la tua mente si stacca dal mondo dei sogni per tornare al mondo vero è a dir poco traumatico.

Ma non sta mattina. Mi sento come Cerentola quando si sveglia, cantando insieme agli uccellini posati alla sua finestra.

In effetti, sento davvero il canto di alcuni uccellini.
Devono essersi posati sull'albero del giardino e io devo aver dimenticato anche la finestra aperta, ecco perchè fa così freddo qui.

Mi alzo dal letto. O meglio, ci provo. Ma qualcosa, qualcuno me lo impedisce.
Il braccio di Rhydian! Oh caspita, è vero mi sono addormentata mentre mi raccontava una storia ieri notte. E adesso mi ritrovo con la testa poggiata alle sue coscie e col suo braccio che non mi permette di alzarmi.

Abituandomi alla luce nella casetta riesco ad individuare il mio zaino poco lontano. Se solo riuscissi a vedere che ora è.

Tendo il braccio il più possibile e quando sfioro lo zaino con le dita Rhydian lo calcia via.

Maledetto dispettoso!

Mi alzo a mezzo busto, o almeno era quella l'idea. Ma il braccio che sosta sulle mie spalle non me lo permette, anzi sembra premere di più in modo da non farmi alzare.

Giro la testa verso di lui in tempo per vederlo chiudere gli occhi in uno scatto. Ha anche il coraggio di fingersi addormentato?

"Guarda che ho visto che sei sveglio"

"Ti sbagli, Detective Conan. Rhydian sta ancora dormendo, quindi fa silenzio e torna a dormire anche tu" Mormora con gli occhi chiusi.

"Ma sarà tardi! Dobbiamo tornare a casa" Tento ancora di liberarmi dalla sua presa ferrea ma qualsiasi sforzo risulta inutile. È ovvio che lui sia più forte di me.

"Saranno al massimo le sette"

"E come fai ad esserne convinto Sherlock?"

"Ho guardato la posizione del sole" Risponde in uno sbadiglio. Stiracchiandosi mi lascia finalmente libera, così ne approfitto e mi alzo per mettermi a sedere.

Da un'alzata di spalle, come se tutte le persone osservassero il sole per capire che ora sia.

Deve notare il mio sguardo che chiede come faccia a sapere l'ora guardando il sole perchè, sorprendentemente, me lo spiega.

"Ero bravo a scuola, e ho imparato alcune cose interessanti. Mi piaceva l'idea di non aver bisogno di niente e di nessuno, nemmeno di un orologio o di una bussola. Ho imparato a sapermi orientare facendo attenzione ad alcuni particolari intorno a me, così posso sapere sempre più o meno che ore sono, senza affidarmi ad un orologio. Io sono autosufficiente"

"Davvero eri bravo a scuola?" Chiedo incredula.

"Davvero hai capito solo questo del mio discorso?"

In realtà no. Ripenso ad una delle frasi appena dette da lui.
Non ho bisogno di niente e di nessuno.

Ha detto qualcosa del genere. Non riesco a frenarmi dal dire la mia.

"Tutti hanno bisogno di qualcuno. Chi non ha nessuno non vive"

Ripenso ancora alla sua frase, al modo in cui l'aveva detta. Troppo velocemente per poter passare inosservata, troppo lentamente perchè non si imprimesse nella mia mente.
L'aveva detta come pentito di aver rivelato cosa pensa.

"Io no" Risponde brusco.

Si alza in uno scatto, talmente potente che mi sembra di aver sentito tremare la casetta con tanto di albero e radici annesse. Per poco non sbatteva la testa sul soffitto.

Flicka and her BadassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora