Iael's povL'orologio scandisce fastidiosamente ogni secondo sprecato ad aspettare Andris in cucina.
Questa sera mi avrebbe portato a magiare nel mio locale preferito di Goteborg. Di solito ci andavo coi miei fratelli, ma sembrava così entusiasta all'idea di portarmici e farmi contenta che non potevo proprio dirgli di no.
Derek e Chase ci stanno aspettando in auto, fuori casa, da secoli. Hanno anche spento il motore. Tutto perchè Andy non è ancora pronto.
Beh, a dire il vero, era quasi pronto. Aveva cominciato a svestirsi con tutta l'intenzione di fare una doccia con me, nel bagno della mia stanza, finchè mio padre - Sono ormai convinta abbia un radar che si attiva ogni volta che il mio ragazzo mi si avvicina- non l'aveva portato via prendendolo per un orecchio.
Comunque era quasi pronto, poi, con un tempismo perfetto, Marcus l'aveva chiamato il telefono e non l'ha ancora mollato evidentemente. Ma cos'hanno quei due di così importante da dirsi?
Saranno venti minuti che l'ho aspetto!Mi alzo, spazientita dal tavolo della cucina.
Fino ad un attimo fa c'era Axel con me, a tenermi compagnia, poi si è lasciato prendere dalla partita di football che Peter e papà stanno guardando in tv."Ci vediamo dopo ragazzi" Li saluto.
I tre mormorano qualche saluto distratto.
Non avevo ancora avuto il tempo di passeggiare per la casa come facevo di solito. Ammirando le foto di famiglia appese alle pareti tinte di grigio chiaro.
Questa casa è grande quanto un castello. Grande abbastanza da poter ospitare l'intera famiglia Lindberg d'estate, con tanto di cugini e bisnonni.
La villa di famiglia, che considererò sempre casa mia, è quasi sempre piena di gente, di parenti chiassosi ed allegrotti. Tuttavia, ci sono delle settimane nell'anno in cui mio padre, Peter, Betsy e Pasquale, il cuoco, rimangono da soli. Soli ed immersi nella nostalgia dei ricordi di cui è pieno ogni corridoio, ogni stanza della casa.
È a causa di questi ricordi se un'ala della casa è stata messa sotto chiave da mio padre. L'ala nord, la zona in cui mia madre passava la maggior parte del suo tempo, a suonare qualunque strumento desiderasse e cantare.
I miei piedi mi hanno portato proprio qui. Davanti alla porta in legno bianco, chiusa quasi sempre a chiave.
La tocco con nostalgia. Axel dice che anche io passavo il mio tempo qui, con la mamma.
Toccandola, la porta di apre. Era solo socchiusa.
Ma chi può averla aperta? Mio padre era in salotto e Betsy era di sopra, non aveva intenzione di pulire queste stanze chiuse oggi.
Entro, curiosa di sapere chi sia entrato.
Subito una voce graffiata giunge alle mie orecchie. La riconosco subito e la mia pelle diventa d'oca. La voce di Rhydian fa questo effetto quando intona qualcosa.
Più mi avvicino, più sento chiare delle parole ed una melodia suonata al piano forte.
"Dimmi da dove viene, così saprò dove andare"
La sua voce è calda ma raggela l'anima fino a riempirti di brividi. È limpida e rauca allo stesso tempo e accompagnata dal suono del pianoforte di mia madre è il connubio più vicino alla perfezione che conosco.
"Mamma dice che quando si cerca bene si finisce sempre per trovare qualcosa. Dice che lui non è mai troppo lontano, che va molto spesso a lavorare." Rhydian continua ad intonare la canzone. Deve averla composta lui, io non l'ho mai sentita.
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Flicka and her Badass
Teen FictionFlicka era il dolce soprannome che Franz Lindberg usava per chiamare la sua amata bambina. Ora però è sulla bocca di tutti, su cartelloni pubblicitari, su poster e sulle più comprate riviste di gossip. Sì, perchè Flicka è il nome d'arte della cantan...