37- Incontro fortuito

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"Robin era la mia ragazza"

Rhydian dice quella frase in modo meccanico, atono, senza alcuna emozione che io riesca a decifrare.

"Che cosa è successo" Anche la mia voce risulta atona, come se appartenesse a qualcun'altro.

"Lei è scappata, piccola Iael" Rhydian deglutisce, e sembra ingoiare un groppo di lacrime.

"Scappata da cosa?" Non mi sforzo più di controllare le domande. Voglio sapere tutto al più presto.

"Da me"

Non fa scappare nemmeno una piccola lacrima dai suoi occhi color notte. La voce non si incrina e lo sguardo non è lucido. È come se non stesse provando niente al momento.

"Robin è morta per colpa mia, piccoletta. Sono finito in prigione anche per questo"

Rhydian's pov

"Sei stato in prigione?" Sgrana gli occhi già grandi di loro. Io abbasso I miei.

"Sì, per pochi mesi in realtà"

Lei non mi chiede più nulla sull'argomento. Come se per un attimo l'idea di lasciar perdere il mio passato le avesse attraversato la mente. Ha un po' paura anche lei di scoprirmi, di aprire gli armadi pieni di scheletri.

Riporto lo sguardo su di lei lentamente. Ho di nuovo paura, paura di cercarla con lo sguardo e non trovarla già più.

Non ho idea della reazione che potrebbe avere alla mia confessione.

Sembra l'abbia presa bene, tutto sommato.

Iael tiene le braccia molli lungo I fianchi e lo sguardo vacuo perso in un punto impreciso della lapide di Robin.

Seguo la direzione del suo sguardo, ma la cosa risulta impossibile. Perchè I suoi occhi saltano da un particolare all'altro del viso ritratto nella foto di Robin.

La foto che la ritrae è a colori. Lei aveva I capelli ordinati in boccoli biondi, le labbra colorate di rosso e del trucco a metterle in risalto gli occhi azzurri, di ghiaccio.
L'aveva scattata suo fratello maggiore il primo giorno di liceo. Odiavo suo fratello, era a capitano del gruppo di insopportabili bulletti della mia scuola di Toronto. Loro due abitavano da queste parti come me e come pochi altri studenti costretti a fare un lungo viaggio in pullman per arrivare al liceo.

Lui, Aidan, era insopportabile, meschino ed egoista. Non perdeva occasione per sbattermi in faccia quanto io fossi depresso e senza amici. Mi chiamava sfigato perchè il mio migliore amico era mio nonno. Ma quando lui è mancato Robin era venuta al funerale, aveva detto che secondo lei meritavo di avere degli amici.

Pensavo fosse buona, ingenua, sincera invece mi parlava a scuola solo per poter dire agli altri che suono avesse la mia voce, che nessuno aveva mai sentito. Solo per poter dire com'ero, per curiosità non perchè le piacessi sul serio. Mi portava alle feste, ed io mi sentivo importante, ma lo faceva solo perchè potessi accompagnarla a casa.

Ero una delle sue fonti di divertimento, ma mi piaceva davvero tanto. A me diceva che ero il suo ragazzo, faceva sesso con me ma non avevo affatto l'esclusiva su di lei.
Un giorno mi ero stancato, l'avevo piantata in asso lasciandola da sola ad una festa.

Racconto a Iael la storia a grandi linee. Non l'avevo mai raccontata a nessuno.
E lei non fa alcuna osservazione sul fatto che ero un ragazzino invisibile, di quelli che passano per I corridoi ma non vengono notati da nessuno. O meglio, volevo essere uno di quelli, invece la gente mi notava eccome.

Ero alto, magro, camminavo a testa bassa e non parlavo con nessuno, ero profondamente triste e timido, impaurito dal confronto con gli altri, con la paura che sapessero quanto stavo male dentro.

Flicka and her BadassDove le storie prendono vita. Scoprilo ora