Capitolo 31

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Il giorno dopo

Camilla's pov

Rabbia. Paura. Tristezza. Delusione. Provo tutto questo, e anche di più.
Sono stata ingannata. Sono distrutta. Sono ferita. Sono delusa. Sono... Non so neanche chi sono in realtà. Magari non sono italiana, magari sono messicana. Magari non dovevo esistere. Chi sono io?
Mille pensieri passano nella mia mente.
Mille domande li distruggono.
Mille paure si fanno strada.
Mille lacrime minacciano di scendere di nuovo dai miei occhi.
Chi sono i miei veri genitori? Chi è la mia famiglia?
Ero ad un passo dalla felicità con Piero, e ora torno indietro.

Apro gli occhi e vedo bianco. Molto bianco.
Sbatto più volte le palpebre per mettere a fuoco la situazione. C'è una poltrona affianco a me, dove c'è seduto Piero. Ha la mano nella mia, e la faccia appoggiata sul letto. È addormentato, ed è troppo dolce!
Ma perché sono qui? E perché ho questo mal di testa?

<<Mmh..>> mugola Piero.

Alza lo sguardo e appena si accorge che sono sveglia sorride.

<<Buongiorno.>> dice.
<<Hey. Dimmi un po', perché siamo qui?>>
<<Non ricordi niente?>>
<<Ricordo di essere uscita dall'Arena dopo aver scoperto di essere stata adottata, ma nient'altro.>>
<<Sei scappata dall'Arena e sei andata in strada. Mentre correvi una macchina per poco non ti ha messo sotto. Tu ti sei spaventata e sei svenuta, così ti abbiamo portato qui.>>
<<Ah... Okay.>>
<<Stai bene?>>
<<Mi fa male la testa.>>
<<Parlavo di un altro tipo di bene.>>
<<Allora non sto bene.>>
<<Hey...>>

Mi bacia la fronte.

<<Non so cosa pensare, non so che dire, ne che fare.>> dico.
<<Piccolina.>>
<<Tu che ne pensi?>>
<<Io penso che i tuoi genitori abbiano una giusta spiegazione.>>
<<Non sono loro figlia.>>
<<Ma ti hanno sempre trattato come tale.>>
<<Ma non lo sono.>>
<<Hey, ascolta, loro ti vogliono bene, e mi sembra che non ti abbiano mai fatto mancare l'amore che serve.>>
<<Si, ma mi hanno mentito.>>
<<Mmh... Fammi spazio.>>

Mi sposto e si siede sul letto vicino a me, poi mi abbraccia.

<<Prova ad ascoltarli. Fatti spiegare perché tutto questo.>> dice.
<<Mi starai accanto?>>
<<Sempre.>>
<<Grazie.>>
<<Non devi ringraziarmi.>>
<<Si invece.>>

Sorride e mi bacia.
Sorrido, appoggio la testa sul suo petto e mi lascio cullare dal suo dolce battito, mentre il suo profumo mi invade le narici.

<<Emanuele.>> dico.
<<Emanuele? E chi è questo Emanuele?>>
<<Ti ricordi il ragazzo incontrato davanti all'ascensore?>>
<<Ehm... Si.>>
<<Ecco, lui mi ha detto che eravamo fratelli, ma, pensando che stesse scherzando, non l'ho ascoltato.>>
<<Ah... Quindi pensi che lui sia veramente tuo fratello?>>
<<Si.>>
<<Oh...>>
<<Devo andare da lui.>>
<<Si, ma prima devi aspettare che il dottore ti faccia uscire.>>
<<Si, tranquillo.>>

Mi stringe ancora di più.

<<Ma adesso come faremo?>> chiedo.
<<A fare cosa?>>
<<Io devo tornare a New York per studiare, e tu devi andare in tutto il mondo per il nuovo cd. Come faremo a stare insieme?>>
<<Ci sentiremo, ci messaggeremo, ci vedremo su Skype, stai tranquilla, non ti libererai facilmente di me.>>
<<Era una minaccia?>>
<<Si.>>
<<Mi piace come minaccia.>>
<<Lo so.>>

Un imprevisto amorevole {Piero Barone}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora