Capitolo Due

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Non so per quanto tempo sono stato avvolto, imprigionato, avvinghiato dal buio però nulla è cambiato dall'ultima volta.

Né le torture.

Né il silenzio.

Né il dolore.

Né la disperazione.

Né il buio.

Il mio corpo è così debole... Ho la gola completamente secca... La pelle è così tesa... La testa è pesante: mi gira.

Intorno a me tutto è ancora privo di luce, ma, a differenza delle altre volte, riesco a muovermi.

Finalmente.

Lentamente mi incammino lungo una direzione a me sconosciuto. Improvvisamente una luce abbagliante e bellissima squarcia, con prepotenza, il velo oscuro che regna in questo luogo.

La luce è così bella, calda.

Rassicurante.

Il dolore, che un momento prima dominava il mio corpo, è scomparso.

Mi chiedo se...
E se questa luce fosse in realtà quella luce?
Se provassi ad attraversarla...
Tutto finirebbe!
Tutto!
Non sarò mai più circondato dal buio e finalmente mi potrò beare del dolce calore che emana questo lume!

Inizio a correre cercando di raggiungere la mia unica via di uscita, ma dopo un po', proprio quando ero così vicino a lasciarmi stringere da essa per sempre, delle strani mani nere, tenebrose, mi fermano per poi trascinarmi nuovamente all'interno di quel eterno oblio senza via di uscita...

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Apro gli occhi e mi trovo ad osservare un enorme soffitto bianco.

Un attimo!
Un soffitto bianco... Non il buio!
Un soffitto bianco!

Qualcosa mi bagna le guance: lacrime.
Lacrime di gioia e non di disperazione.
Finalmente non ho più quella stra maledetta benda sugli occhi! Finalmente potrò rivedere il mondo, ascoltare i suoi suoni, sentire i suoi sapori, osservare i suoi colori...

Cerco di muovermi ma il dolore me lo impedisce. Noto che sulle braccia ci sono varie fili con degli aghi che mi "collegano" a delle sacche con dei strani liquidi.

Tutti trasparenti tranne uno.

È di uno strano rosso, quasi nero: una sacca di sangue.

Distolgo lo sguardo per volgerlo verso a una finestra, sulla mia sinistra con delle tende verdacqua attaccate, non molto distante dal comodo letto in cui mi trovo.

Fuori da questa stanza sta piovendo e di tanto in tanto si notano dei lampi squarciare il tetro manto buoi.

A quanto pare il buio mi perseguita.

La porta si apre mostrandomi una giovane infermiera, sui venticinque anni, dai capelli corti ambra-arancio, gli occhi dorati e dai lineamenti dolci.

<< Ti sei svegliato finalmente. Come ti senti?>> mi chiede dolcemente e avvicinandosi a me.

Come mai parla in inglese?

<< Mi fa male tutto ma sto bene. Grazie.>> rispondo con voce leggermente impastata e bassa cercando di sorriderle -per fortuna il mio inglese non è pessimo -.

Mi guarda attentamente e poi mi passa un bicchiere d'acqua.

<< Devi bere molto così aiuterai in tuo corpo a riprendersi più velocemente.>>

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora