Capitolo 3

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E' passato qualche giorno dal mio risveglio. 

Hanji, la psicologa, viene tutti i giorni a trovarmi.
Ho scoperto una cosa: è veramente simpatica nonostante, alcune volte, abbia quell'espressione inquietante su volto e urli come una matta.
Per questo motivo il dottore a cui sono stato affidato, il dottor Levi Ackerman - cioè il nano -, le urla sempre contro dicendole frasi del tipo: " Quattrocchi psicopatica smettila di fare tutto sto cazzo di casino altrimenti ti butto a calci in culo fuori da qui!" o cose del genere.

Hanji mi ha confidato che lei e il piccolo nanettto si conoscono da sempre per questo non si preoccupa delle sue minacce.
Da quell'informazione ho capito una cosa: questa donna, in qualche modo a me sconosciuto, è una speciè di santa se è riuscita a soppravvivere a una..."amicizia" - se così la si può chiamare quello che c'è fra quei due - con un nano malefico come quello.

L'unica cosa positiva di quello lì sono i suoi occhi: solo quello si può sarlvare. Punto.

Tornando a parlare di Hanji, non solo è molto simpatica ma ha un cuore colmo di gentilezza. Mi ha proposto di andare a vivere da lei. Dice che si è molto affezionata a me e che non mi vuole lasciare andare, cosa strana da chiedere a uno che appena conosci ma va be'.

In realtà non vorrei stare con lei. Non perchè non mi piace o cose del genere, anzi, ma ho bisogno di riprendermi da ciò che ho passato.
Ho provato anche a farglielo capire che non era una buona idea, ma niente, non demordeva, quindi alla fine ho accettato.

E indovinate un po': Hanji si è messa a urlare e a saltare in giro per la stanza, come sempre, e come sempre Brontolo ne ha dette a lei quattro.

In questi giorni sono venuti a trovarmi anche i poliziotti dell'altra volta e hanno provato a farmi delle domande ma non sono riuscito a rispondere a nessuna di esse quindi ci hanno rinunciato.
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E' passato un mese dal giorno del mio risveglio. Oggi mi fanno uscire e Hanji verrà a prendermi.
Qualche giorno dopo il mio risveglio mi hanno tolto la sacca di sangue e ieri tutte le flebo che erano collegate la mio corpo. E sempre ieri Hanji mi ha portato qualche vestito: un jeans nero aderente, una maglia a manice corte verde, una giacca jeans chiara, un paio di box e delle Nike nere.
Molto lentamente inizio a prepararmi, indosso il ciondolo a forma di chiave - che i medici hanno trovato all'interno del mio corpo - al collo e mi siedo aspettando pazientemente la psicologa. 

La collana è stato l'ultimo regalo che mia madre mi aveva fatto prima che tutto iniziasse.
Quando me l'aveva data mi disse di non togliermela mai per nessuna ragione, che quella chiave sarebbe diventata la chiave che avrebbe aperto la porta del mio futuro.
E così ho fatto. Non me sono mai tolta se non in questo periodo.

Mi si forma un nodo alla gola al pensiero di mia madre...

Forse è meglio non pensarci... Non posso farmi vedere debole da Hanji, si preoccuoperebbe un mondo.

Con un'enorme forza di volontà ricaccio le lacrime che si stavano formando e deglutisco a vuoto sperando che almeno in parte quel fastidioso nodo si sciolga.
Nello stesso istante la porta si apre accompagnata da un forte boato e chi poteva essere se non lei.

<< Eren finalmente esci da questo posto, non sei contento? >> urla come al solito saltandomi addosso e stringendomi in un abbraccio. Quando si stacca le dono un sorriso leggermente forzato. 

Dopo le raccomandazioni di Petra - l'infermiera del mio risveglio - ed aver prenotato un appuntamento per dei accertamenti da fare da Brontolo, io ed Hanji usciamo per poi salire nella sua Panda gialla. 

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora