Capitolo Quarantanove

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Chiudo la porta del negozio poi abbasso la saracinesca bloccandolo con il lucchetto.

《 Grazie Eren. Non so come avrei fatto senza di te. 》 ridacchia Samantha prendendo le chiavi del negozio dalle mie mani. Quando serve sono sempre io a chiudere il negozio. Sopratutto in questo periodo. Qualche giorno fa è caduta dalle scale rompendosi in braccio destro e provocandosi delle piccole contusioni lungo la spina dorsale. Fortuna non si è fatta nulla di grave.

《 Non ti devi minimamente preoccupare. Dovresti solo riposarti lo sai. Se vuoi posso occuparmi io del negozio?》 le sorrido stringendomi nel cappotto. Continua a fare freddo qui a New York. Spero solo che Levi non ci metta tempo ad arrivare.

《 Non sono paralizza. Ho solo il braccio rotto. Posso farcela. Ora vado ci vediamo dopodomani. 》 mi saluta andandosene.

Io resto fermo appoggiato alla saracinesca. Prendo il cellulare, lo collego alle cuffie e faccio partire la playlist. Lascio che la mia mente si scuoti sotto le note di "Without Me" e la voce di Halsey* mentre aspetto che arrivi l'auto del corvino.

Stasera mi devo fare forza. Non devo vacillare, non devo crollare. Infondo avevo intenzione di fare questa cosa da molto tempo. Il problema è che ho sempre rimandato non sentendomi mai pronto.

Non sono mai riuscito ad aprirmi completamente con lui e ormai sono mesi che ci frequentiamo. Abbiamo vissuto molti momento insieme. Momenti di felicità, di tristezza. Momenti scuri e disperati pieni di ostacoli. Momenti intimi e segreti.

Sono diventato il custode dei suoi segreti. È ora che lui diventi il custode dei miei.

Quando le note della canzone finiscono l'auto arriva parcheggiando davanti a me. Fermo la musica, poso il cellulare insieme alle cuffie nella tasca del cappotto, salgo nel veicolo e poso la borsa dietro nei sedili posteriori.

《 Scusa se ci ho messo tempo ma c'era traffico. 》 si scusa facendo partire la macchina. Sorrido e mi sporgo lasciando un veloce bacio sulla guancia.

《 Non ti preoccupare l'importante è che sei qui. 》

Porto la mano sopra la sua posata sul cambio e faccio intrecciare le dita con le sue per poi stringerle delicatamente. Restiamo così per tutta la durata del viaggio. Ogni tanto uno dei due stringe la presa e l'altro risponde stringendo la mano a sua volta.

Di solito la sua mano è fredda ma in questo momento è molto calda.

Ed è piacevole.

Essere legati in questo modo.

Sentire la sua presa ricambiare la mia. Entrambi impieghiamo la stessa forza e la stessa delicatezza.

È come se l'uno volesse sostenere l'altro con quel piccolo gesto.

Perché portiamo con noi fantasmi che vorremmo cancellare, ma che non riusciamo a toglierceli di dosso. Ci soffocano, ci distruggono. Non riusciamo a vivere il momento. Alla fine lasciamo che prendano il controllo senza opporci. Troppo stanchi per farlo. Lasciamo che il flusso della vita scorra inesorabile.

Finché non viene bloccato da qualcosa. Andiamo a sbattere contro qualcuno che è nella nostra stessa situazione.

A fare la differenza però sta nel fatto che l'altra persona è riuscita a opporsi al fiume decidendo per sé.

Quindi ti afferra per la mano così da non lasciarti in balia di quei fantasmi senza volto e ti aiuta a decidere il tuo percorso. Resta con te anche quando i tuoi fantasmi si presentano in continuazione.

E li vede solo che c'è una differenza tra te e quella persona: tu ne conosci l'origine e quella persona no.

Arriviamo a casa del corvino. Parcheggia la macchina al solito posto nel garage sotterraneo, scendiamo dall'auto e prendiamo l'ascensore. Il tutto con le mani ancora intrecciate tra loro. Entriamo dentro l'appartamento e subito, dopo aver tolto scarpe, cappotto e borsa, mi butto sul divano.

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora