Capitolo Ventisei

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"Sono preoccupato per il mio ragazzo..."

È questa l'unica cosa che la mia mente continua imperterrita a pensare. Anzi per essere più precisi a quel termine che ha usato per riferirsi a me: "il mio ragazzo".

Cioè so perfettamente che dovrei pensare all'argomento di questa sua "sfuriata", ma è come se tutto fosse scomparso dopo quelle tre parole.

"Il mio ragazzo..."

... Quindi è questo quel che sono per lui? È questo quello che siamo? Non è troppo presto per definirci così? Non dovremo aver prima dato una certa stabilità a questa nostra "relazione"?

Ma ora come ora non mi interessa. Sento che il mio cuore potrebbe scoppiare dalla felicità. Ci voleva così poco per estinguere quella rabbia crescente dentro di me?


<< Oi Eren di qualcosa. Stai iniziando a farmi preoccupare. >> Sento la sua voce arrivare dritta nelle orecchie mentre mi scuote leggermente per la spalla riportandomi alla realtà.

Mi giro verso di lui e trovo il suo volto a pochi centimetri dal mio. La mia pelle viene dolcemente accarezzata dal suo caldo respiro. I miei occhi automaticamente cadono in quel vortice grigio che sono i suoi occhi per poi cadere, per qualche millesimo di secondo, su quelle morbide labbra che sono in grado di mandarmi in una totale confusione.


È poi eccola puntuale, come sempre nei miei momenti di "spensieratezza ", quella sensazione tipica di uno schiaffo appena ricevuto, quando finalmente la mia mente realizza ogni singola parola fuoriuscita dalle labbra di Levi. E in quel momento ogni singola parte che componeva quella fortezza che, con enorme fatica, avevo edificato intorno a me per proteggermi, si sgretola su sé stessa, cadendomi addosso e mostrando al mondo la mia fragilità.

Qualcosa dentro di me si è spezzato. Si è spezzato in così tanti pezzi che mi sento vuoto. Mi sento così vuoto da iniziare a tremare per un freddo che in realtà non dovrebbe esistere.

Le immagini di quel mio periodo buio riaffiorano una ad una, con una violenza graduale per poi iniziare ad aumentarla man mano che i ricordi diventano più violenti, più sporchi, più freddi, più sanguinosi.

Avverto Levi che prova a comunicare con me, ma allo stesso tempo è come se lo spazio attorno a me fosse vuoto. La mia vista si offusca a causa delle lacrime che hanno preso il sopravvento inondando il mio viso. La gola è diventata improvvisamente arida cancellando così ogni traccia di quella che è la mia voce. Il mio respiro è sempre più irregolare ed impreciso. La testa è troppo leggera e sta iniziando a girare in modo troppo vorticoso.

Sento delle mani scuotermi le spalle con decisioni, le stesse mani che ora mi hanno preso il volto. Sento il suo respiro infrangermi contro il mio volto. Lo sento parlarmi, ma le parole mi arrivano disconnesso fra loro aumentando la potenza del vortice che vive all'interno della mia testa.

Inizio a percepire come un'ombra intorno a me. Il mondo attorno a me è completamente avvolto dall'oscurità. Sento le forze abbandonarmi... Mi accascio su me stesso chiudendo gli occhi...


LEVI'S POV.


Merda! Dannazione!

È svenuto e tutto per colpa mia. Non dovevo dirglielo o almeno non in questo modo.

Delicatamente lo appoggiò al sedile, gli allaccio la cintura di sicurezza, accendo il motore e direttamente parto per l'ospedale dove lavoro.

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