Capitolo Nove

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Quarto giorno di convivenza: la tortura continua.

O almeno per me.

Ogni volta che ci troviamo nella stessa stanza, in me nasce un senso di inquietitudine nel momento stesso in cui mi metto ad osservare il suo corpo. 

E non so neanche per quale motivo mi metto ad osservare il corpo di un uomo per giunta!

Comunque sia avevo ragione: è molto forte. Ha delle braccia possenti - che messe a confronto con le mie sono degli stuzzichini - e degli addominali invidiabili.

Un corpo da uomo... un bel uomo...

No! Non volevo dire ciò che ho detto... cioè si ma... ehm...
Lasciamo perdere.

Sono le 18:30 e tra mezz'ora finisco il mio turno al bar.

Di sicuro vi stare te chiedendo come mai ho iniziato a lavorare nonostante vivi con una delle psicologhe più famose del mondo...

Semplice: fin dall'inizio ho detto che volevo restare solo nonostante ciò che ho passato, ma per poter vivere autonomamente mi servono dei soldi quindi...

Sparecchio alcuni tavoli e porto i bicchieri al bancone per poterli lavare

<< Hey dannato come mai quella faccia?>> chiede Jean riportandomi alla realtà. Per poco non facevo cadere un bicchiere.

<< Cosa? Che succede?>>

<< Si può sapere da quanto tempo non dormi? Hai una faccia!>>

<< Non sono affari tuoi faccia di cavallo!>> rispondo tornando ad occuparmi delle stoviglie. Dopo una decina di minuti mi arriva un messaggio. Sblocco lo schermo e noto che è un messaggio del corvino.

Da Brontolo:

Stasera sono occupato. Se hai fame ordina qualcosa.

Chissà cosa dovrà fare... Di sicuro dovrà fare dei turni serali...

Meglio così non so se sarei riuscito a sopportare un'altra sera del silenzio straziante.

Allora perchè mi sento così... dispiaciuto?

No, non è il termine giusto... Ah non lo so!

<< Hey Eren sicuro di star bene?>> chiede Connie poggiando una mano sulla spalla sinistra destandomi dai miei pensieri.

<< Si non ti preoccupare.>> rispondo sforzandomi di sorridere.

<< Sarà ma a me non sembra. Dai torna a casa tanto comunque tra venti minuti staccavi.>> dice scansandomi leggermente dal lavandino.

<< Ok... Grazie Connie.>> dico salutando e andando a cambiarmi. Rimetto la mia felpa grigia, i pantaloni beige leggermente larghi e le mie Nike ed esco dal locale dirigendomi verso la metro. Mi metto gli auricolari e faccio partire la musica. Dopo uan decina di minuti mi trovo seduto una delle innumerevoli sedie della metro e, dopo altri venti minuti, arivo a casa. Apro la porta dell'appartamento - il nano mi ha dato una copia delle chiavi dato che "vivrò" con lui per un mese - ed entro dopo aver tolto le scarpe - è un manioco della pulizia -.  Mi dirigo in salotto, poso lo zaino sul tavolino e mi stendo sul divano. Guardo l'orologio appesso al mure e noto che sono che sono quasi le 19:00. 

Dovrei fare dei compiti per dopodomani, ma non ne ho voglia.

In realtà non ho voglia di fare assolutamente niente. E' come se il mio corpo fosse privo di energia anche per fare la più minima cosa...

Osservo il soffitto. E' così bianco... come la sua pelle

Una pelle bianca che copre un corpo tonico, forte e muscoloso...

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora