Capitolo Quarantotto

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Siamo solo noi tre adesso.

Hanje mi guarda preoccupata. La mano del corvino se n'è andata dal ginocchio.

《 Eren-》

《 Hanje per favore... Andiamo a casa. 》 mi alzo dalla sedia.

Ho le mani che stanno temendo lievemente. Subito le nascondo nelle tasche laterali dei pantaloni. Non devono vederle. La castana annuisce per poi rivolgere la sua attenzione al corvino. Lui non le presta attenzione. Si alza dalla sedia spegnendo la sigaretta nel posacenere. Prende il portafogli, poggia delle banconote sul tavolo e se ne va. Guardo Hanje poi inizio a seguire il corvino. Non gli cammino accanto: gli sto dietro. Arrivati alla macchina mi siedo dietro. Hanje, che ci ha raggiunto si siede accanto a Levi e quest'ultimo alla guida. Avvia il motore e parte.

Ogni tanto lancio uno sguardo verso il corvino.

Voglio provare a capire a cosa sta pensando.

Molto probabilmente è arrabbiato.

E non gliene faccio una colpa. Ha tutte le ragioni per esserlo.

Il problema è che io non voglio fare la fine dell'ultima volta. Non voglio litigare con lui.

Per tutto il tragitto il mio sguardo è fisso sul finestrino. Nell'auto c'è solo silenzio rotto dal basso volume della radio che passa di tanto in tanto qualche canzone.

Credo che sia meglio parlargli una volta a casa. Voglio sistemare la situazione con lui. Hanje non mi preoccupa molto. Credo che lei abbia capito il perché delle mie azioni, ma conoscendola ne vorrà parlare prima o poi.

Arriviamo a destinazione. Hanje è già scesa dall'auto mentre io sono ancora qui in macchina. Credo che la castana abbia capito che abbiamo bisogno di parlare da soli. Solo io e il corvino.

Non mi rivolge neanche un'occhiata veloce.

《 Levi... potresti...rimanere stasera? N-non voglio stare da solo... 》 trovo il coraggio di parlare anche se la mai voce è abbastanza bassa. Ho realmente bisogno di lui in questo momento.

《 C'è Hanje con te quindi non mi sembra che tu sia solo. 》 il tono di voce è impassibile. Stringe forte il volante mentre il suo sguardo è ancora fisso sulla strada. Ancora non mi calcola.

《 Levi...ti prego, non voglio litigare. 》 sospiro chiudendo gli occhi per la frustrazione. Credo che alla fine mi ritroverò a litigare con lui.

《 Infatti non stiamo litigando. Ora scendi che devo andare a lavoro. 》 noto la presa attorno al volante diventare più forte. Ha le nocche tese e più bianche.

《 Levi per favore non fare così... 》

《 Così come Eren, uh? Stiamo semplicemente parlando cosa che tu a quanto pare non sei in gradi di fare. 》e dopo tanto tempo i suoi occhi sono su di me.
Solo che non mi aspettavo d'imbattermi in qualcosa di così gelido. Non riesco a sostenere il suo sguardo. Mi volto verso la finestra con lo sguardo verso il basso. Mi mordo leggermente il labbro inferiore: in questo momento non mi sento a mio agio. 《 Dopo quanto tempo pensavi di dirmelo, eh? E se ti fosse successo qualcosa, uh? Cazzo Eren! sei il mio ragazzo! 》 la mano va a sbattere violentemente contro il volante. Sobbalzo per la violenza dell'impatto. Non me l'aspettavo. Riporto la mia attenzione verso il corvino. Non credo di averlo mai visto così. Sbuffa per poi passarsi una mano tra i capelli.

《... Stiamo litigando alla fine... 》

《 Anch'io non avrei voluto litigare ma è inevitabile. 》 sospira ancora mentre abbassa di poco il finestrino ed estrae una sigaretta dal pacchetto per poi accendersela. Il tutto mentre guarda un punto fisso sulla strada. 《 Dovevi dirmelo. Potevamo parlarne. Trovare una soluzione, un qualcosa. 》

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