Capitolo Diciotto

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Sono un idiota.

Per l'ennesima volta mi sono fatto ingannare da lui. E per l'ennesima volta glielo ho lasciato fare...

La mia mente era completamente annebbiata dal suo tocco... Dalla sue parole... E poi... Quando mi ha baciato... Io...

Sono veramente un idiota.

Mi dovrei odiare per essermi lasciato ingannare, ma invece...

Mi sento bene.

La mia mente era completamente annebbiata che si era "dimenticata" degli ultimi avvenimenti di quel giorno.

Le foto...

Mia madre...

Oh Dio...

La donna in quelle foto era realmente mia madre!

Dentro di me speravo vivamente che non fosse vero però... 

Più ci penso più mi rendo conto che era lei.

E questo mi fa male.

La porta si apre ma il mio sguardo rimane fisso sul soffitto bianco della mia camera. Il materasso si abbassa ed istintivamente il mio corpo si sposta verso la nuova fonte di calore.

Lo so. Non dovrei. Mi sto umiliando da solo, ma non mi interessa.

Lui mi stringe a sé e in questo istante mi sento meglio.

<<Mangia qualcosa e poi riposati, ok? >> dice accarezzandomi dolcemente i capelli. Come ipnotizzato dal suo tocco e dalla sua voce, annuisco e meccanicamente prendo il vassoio di legno con una frittata al formaggio, insalata e una spremuta d'arancia e, sempre in modo meccanico, inizio a mangiare.

Levi mi osserva per qualche minuto per poi andarsene e lasciarmi per l'ennesima volta da solo.

Ora ne sono più che certo. Tutta questa gentilezza nei miei confronti è solo un gesto di compassione. Altrimenti perché mai mi tratterebbe in questo modo?

Un sorriso triste si impossessa delle mie labbra.

Vorrei che non fosse così.

Vorrei che non fosse la compassione a muovere le sue decisioni nei miei confronti.

La odio.

Ho sempre odiato quelle persone che prendono le loro decisioni basate su un sentimento tanto effimero.

Sono così false...

Ma lui....

Non riesco ad odiarlo completamente.

Con un suo solo abbraccio... io... io sto... bene.

Stanco di mangiare, riposo il vassoio sul comodino accanto a me e mi distendo per l'ennesima volta sul letto. il cellulare inizia a squillare ma non rispondo. Dopo vari minuti smette di squillare e in quel momento lo spengo del tutto.
Non ho voglia di rispondere a nessuno anche se già so che quel nessuno è Armin. Capisco perfettamente che è preoccupato per me, ma ora come ora non ho alcuna voglia di sentirlo. Non ho voglia di sentirti nessuno.

Spengo il cellulare e osservo annoiato il soffitto.

Mi sento sporco...

Debolmente mi alzo dal letto e vado in bagno. Apro il rubinetto dell'acqua calda e aspetto che si riempia la vasca. Mi spoglio di tutti gli indumenti e rimango allibito dall'immagine riflessa dallo specchio.

Almeno credo che quell'immagine sia la mia.

Eppure quel ragazzo ha i miei stessi lineamenti, le mie stesse labbra, i miei stessi capelli, i miei stessi occhi.

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora