Capitolo Trentaquattro

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<< Levi è vero che vieni a vedere un film con me? >> urlo dal salotto cercando di farmi sentire dal mio ragazzo che si trova in camera sua.

Dopo qualche minuto, non ricevendo alcuna risposta da parte sua,  decido di abbandonare la mia comoda postazione sul divano - ovvero spaparanzato sul divano -, prendo la mia tazza quasi vuota di latte e cereali al cioccolato e salgo le scale. 

È strano che non mi abbia risposto. Di solito a quest'ora è già sveglio.

Arrivato di sopra mi dirigo dritto verso la sua stanza, busso e, non ricevendo nessuna risposta, entro.

Ed eccolo lì, chino sulla scrivania, con la luce dell'abat-jour ancora accesa e con ancora indosso dei jeans blu scuro e una camicia bianca leggermente trasparente che mi permette di intravedere in minima parte il profilo della sua schiena.

Ed ancora è presente nella mia mente l'immagine di quei segni sulla sua schiena.
Mi sono sempre chiesto come se li sia procurati e ancora non ho dato voce alla mia curiosità mischiata alla preoccupazione. 

Non voglio invadere la sua privacy. Però...

Lui si preoccupa sempre per me e in un modo o nell'altro riesce sempre a scoprire qualcosa di me. Mentre io...

Basta la devo smettere di pensare sempre a questa storia! Quando sarà il momento sarà lui ad aprirsi.

Giusto devo solo portare pazienza.

Lentamente mi avvicino e solo quando sono abbastanza vicino mi rendo conto che in realtà non sta lavorando, ma dormendo con le braccia incrociate sopra a vari documenti sparsi sulla scrivania e poggiata la testa. 

È così bello con i lineamenti del volto leggermente rilassati e  i ciuffi corvini che ricadono morbidamente sulla fronte. 

Mi viene da dire che sembra indifeso in questo stato.

Posata la tazza di cereali sulla scrivania, prendo dall'armadio vicino una coperta per poi posarla delicatamente sulla sua spalla. Raccolto il cuscino dal letto e, dopo aver spostato con delicatezza e senza far rumore tutte le carte, provo a mettergli il cuscino sotto la testa. 

Proprio in quel momento, però, incontro il bellissimo tempesta dei suoi occhi e ogni mio muscolo si blocca a quelle sfumature.

<< Eren? Che ci fai qui? >> mormora con la voce impastata dal sonno ricomponendosi dalla scomoda posizione in cui si trovava.

<< Non mi rispondevi quando ti ho chiamato quindi sono venuto qui e ho visto che stavi dormendo quindi... >> spiego con il cuscino al petto. Posso perfettamente sentirne il tipico profumo di Levi.

<< Piccolo grazie ma non ce n'era bisogno. Se la prossima volta mi trovi addormentato su una scrivania o su qualsiasi tavolo svegliami, ok? Non ho molto tempo e devo finire di controllare tutte queste cartelle. >> dice alzandosi e posando la coperta sul letto.

<< Va bene. Allora vado a prenderti una tazza di caffè così almeno facciamo colazione insieme. >>

Velocemente poso il cuscino sul letto e, senza dargli il tempo di dirmi qualcosa, esco dalla stanza. Scendo giù il cucina, preparo la sua tazza di caffè nero rigorosamente senza zucchero e prendo un'altra dose di cerali per me. Ritorno in camera e lo trovo disteso al centro del letto con il braccio destro che copre gli occhi e il sinistro posizionato sotto la nuca.

<< Perché non ti cambi e dormi un po'? >> chiedo posando il suo caffè sul comodino accanto e sedendomi accanto a lui con le gambe incrociate incominciando a mangiare la mia seconda dose di cereali.

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora