Capitolo Quarantasei

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《 Ecco a te il tuo cappuccino con cioccolata e panna e il cornetto al cioccolato. 》mi sorride Hanje porgendomi quella che è la mia colazione. Le sorrido facendole spazio accanto a me permettendole così di finire con tranquillità il suo frappuccino. 《 Il nano? 》chiede notando l'assenza del corvino.

《E' uscito poco fa a fumare, credo.》 addendo il cornetto per poi prendere un sorso del mio caffè.

《 Come ti senti? 》rompe il silenzio che si era creato attorno a noi

《 La verità? Non lo so. Io... che cosa succederà Hanje? 》 la mia voce è un leggero sussurro tremolante. Smetto di mangiare, notando l'immediato nodo allo stomaco che si è venuto a creare, poggiando il cappuccino su una specie di tavolino accanto a me e il cornetto sopra.

《 Non lo so. Può succedere di tutto lì dentro. Alcuni avvocati sono spietati e fanno di tutto pur di dimostrare che sono i migliori. Distolgono la realtà portando la giuria a non distinguere ciò che è vero e ciò che in realtà è solo una bella storia senza senso. Non lasciarti influenzare dalle cose che verranno dette lì dentro. Tu sai perfettamente la verità. 》prova a rassicurarmi accompagnando le sue parole con un dolce sorriso. Ricambio il sorriso con uno leggermente sforzato per poi puntare il mio sguardo, una volta fisso su un punto impreciso del muro davanti, sulla punta delle scarpe.

È veramente facile distorcere la realtà? È così facile spezzarla per renderla poi utile per i propri scopi?

Un rumore di passi interrompe il flusso di pensieri, che stava per divorarmi, facendomi distogliere lo sguardo dalle scarpe per portarlo sulla fonte del rumore.

《 Perché la tua colazione è buttata sul tavolino? 》 chiede il corvino posizionandosi davanti a me. Lascio che i miei occhi vengano catturati dai suoi consapevole che mi ci sarei perso immediatamente in quel metallo

Dio, ne sono così dipendente...

《 Ah lascialo stare Levi non vedi che è già abbastanza agitato? Non ti ci mettere anche tu a stressarlo.》

《 Sei agitato moccioso? 》si inginocchia per arrivare alla mia altezza per poi avvolgere tra le sue mani il mio viso. Con estrema delicatezza i pollici sfiorano lentamente le guance mentre il mio sguardo viene catturato per l'ennesima volta, in meno di pochi secondi, da quel bellissimo ghiaccio-tempesta. Potrei stare così per sempre se fosse possibile. È possibile?

《 Ho paura. 》la mia voce è così bassa che è difficile sentirmi, ma non per lui.

《 Hanji quanto tempo abbiamo prima dell'udienza? 》si alza lasciando il mio volto.

《 Un'oretta? Forse anche meno. Perché? 》lo guarda dubbiosa come sto facendo io.

《 Veniamo subito. 》mi prende la mano e mi trascina, abbastanza velocemente, lungo il corridoio in cui eravamo per poi uscire dal tribunale. Sempre con le dita intrecciate mi porta a un piccolo parchetto vicino al tribunale dove mi fa sedere. Lui resta in piedi di fronte a me non spostando neanche per un istante i suoi occhi dalla mia figura.

《 Perché siamo usciti? Tra poco inizia l'udienza. 》la mia voce continua a uscire debole, aumentando il senso di sconforto che cresce dentro di me, mentre il mio sguardo continua a essere puntato sull'asfalto.

Inaspettatamente mi sento alzare il viso verso l'alto. Il mio campo visivo cambia: dal forte grigio dell'asfalto ora è un limpido grigio tempesta,

Il suo respiro caldo si infrange sul mio volto portando ogni fibra del mio corpo a rilassarsi all'istante, mentre le sue mani raccolgono il mio viso accarezzandone i lineamenti con estrema gentilezza.

Mi basta così poco per stare bene quando sto con lui.

E mi sento quasi morire quando le sue labbra si uniscono alle mie trascinandole in un dolce bacio.

Il cuore scoppia incapace di trattenere dentro sé quelle forti emozioni che anche una semplice carezza riesce a provocarmi.

Le nostre labbra si muovono in completa autonomia creando come sempre sinfonie uniche dalle precedenti.

Le mie braccia automaticamente allacciano il suo collo portandolo a cancellare, se possibile, quella minima distanza che c'è tra noi.

La gentilezza che usano le sue labbra per baciarmi e la delicatezza che percepisco dal suo tocco sulla mia pelle...

《 Non devi avere paura. Te l'ho detto: nessuno ti potrà mai toccare finché ci sono io. Ora andremo lì e tu gli farai il culo a quei figli di puttana. Fai vedere che non sei debole come loro credono. Mostrati Eren. 》mormora sulle mie labbra. Successivamente, senza alcuna fretta, si sposta sull'angolo della bocca lasciando un delicato bacio su di essa.

《 Quindi sono forte? 》sorrido leggermente alla delicatezza che sta usando.

《 Eren abbiamo già fatto questo discorso qualche tempo fa, lo vuoi rifare di nuovo? 》mormora posando le labbra sotto l'orecchio sinistro. Le sue labbra lasciano innumerevoli impronte in quel preciso punto trovandomi con fasci di corrente elettrica ad attraversare il mio corpo.

《 E se crollassi? Non sarò più forte?》 mormoro chiudendo gli occhi e lasciandomi andare alle sue attenzioni.

《 È normale crollare. Rende le persone più forti e vere. 》continua a mormora sulla mia pelle. Riapro gli occhi non percependo le calde labbra sul mio collo.

La tempesta che caratterizza il suo sguardo ora è fissa sul mio smeraldo mentre le sue dita tracciano senza alcuna fretta i lineamenti del mio viso.

Perché deve essere così dannatamente bello?

《 Ma non è contraddittorio? Come può una persona essere forte se crolla? 》riesco a dire dopo infiniti secondi rimasto incantato dal suo sguardo.

《 Il mondo è pieno di contraddizioni Eren. La maggior parte sono stupide e senza senso, ma esistono anche quelle belle. E tu di sicuro sei la contraddizione più bella che esista. 》le sue labbra immediatamente si imprimono sulle mie non permettendomi di poter ragionare sulle sue parole.

Perché non capisco più niente quando ci dei tu...

《 Su alzati: dobbiamo andare. 》si allontana da me porgendomi la mano. Con un lieve sorriso sulle labbra intreccio la mia mano alla sua stringendo leggermente la presa per poi raggiungere Hanje.

Save Me From The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora