Capitolo 22 - Mia

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<<Perché non vuoi vedermi? Cosa ti ho fatto?>> mi chiede per la centesima volta.

Non gli rispondo, di nuovo. Dentro mi sento scoppiare. Vorrei abbracciarlo ma non lo faccio. Ho preso la mia decisione.

<<Mia, ti prego.>> mi dice strattonandomi.

Non lo guardo ma continuo a guardare fuori dalla finestra.

<<Hai addirittura chiesto ai tuoi genitori di dire che non eri in casa! Pensi che io sia scemo?>> continua, arrabbiato. <<Hai spento il telefono.>>

È una bella giornata. In un altro momento saremmo andati nel nostro posto e avremmo trascorso una giornata all'aperto a ridere e scherzare insieme, a goderci questo sole caldo. Ma non oggi.

<<Mi eviti da giorni.>> Mi prende il mento e mi costringe a girarmi verso di lui. Continuo a non guardarlo negli occhi. <<Perché mi stai facendo questo?>>

Sentire queste cose è come una pugnalata nel petto per me ma devo tenere duro. Lo faccio per lui. <<Credimi, è meglio per te.>> rispondo finalmente.

<<Che diavolo significa questo adesso?>> sbotta.

<<Ho deciso.>>

<<Hai deciso cosa precisamente?>> dice ad alta voce. Sembra esasperato.

<<Ho deciso che non ci vedremo più.>> dico ma la mia voce si incrina.

<<Che stai dicendo?>>

Mi giro a guardarlo ma evito i suoi occhi. <<Quello che ho detto, Jake!>> Questa volta sono io ad alzare la voce. <<Non posso vivere costantemente con l'ansia di farti del male, non ce la faccio!>> Questa volta la mia voce è sicura.

Lo sento ridere amaramente. <<Ancora con questa storia?>> dice avvicinandosi. <<Smettila.>>

<<Vattene, Jake.>>

Mi da una spinta e finalmente lo guardo negli occhi. È furioso. I suoi occhi verdi, se potessero, mi incenerirebbero. Mi da un'altra spinta e faccio un passo indietro.

<<Sei impazzito?>> gli chiedo allargando le braccia.

<<Sei tu che sei impazzita.>> mi dice e mi tira uno schiaffo sulla guancia.

Mi porto una mano dove mi ha colpita e lo guardo scioccata. <<Che diavolo fai?>>

<<Ti dimostro che anche io posso farti del male, se voglio.>> mi dice con uno sguardo determinato.

Fa per tirarmi un altro schiaffo ma gli blocco il polso. <<Non colpirmi più.>> gli dico anche se non mi ha fatto male, non lo farebbe mai. Lo so.

<<E tu non evitarmi, allora.>> mi dice. <<Non sono un bambino indifeso e tu non sei una psicopatica che fa del male alla gente.>>

<<Potrei non controllarmi. Non so di cosa sia capace il mio corpo. Ti ho già fatto male una volta, potrebbe succedere di nuovo.>> cerco di spiegargli.

Mi tira a sé e mi abbraccia. Non mi sposto perché non ce la faccio. Mi è mancato. <<Mi fai del male standomi lontano, Mia.>> mi sussurra.

Lo so. Anche io ci sto male ma continuo a pensare che sia la soluzione più giusta, la soluzione che lo terrebbe più al sicuro. Lontano da me è al sicuro, con me è in pericolo.

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