Capitolo 47 - Mia

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Mi sono nascosta dietro una macchina ed osservo la scena in silenzio. Mi sento sul punto di scoppiare ma non riesco a piangere forse perché ho già pianto per troppo tempo.

Il cielo è limpido e sereno, in contrasto con i miei sentimenti burrascosi e con questo momento orribile.

Vedo degli uomini portare la bara all'interno della chiesa e sento il nodo allo stomaco stringersi ancora di più. Aspetto che tutti siano all'interno e poi, guardandomi intorno, esco dal mio nascondiglio. Mi dirigo anche io verso l'ingresso della chiesa sperando che nessuno mi riconosca. Mi copro di più con un foulard che ho messo per coprire i capelli, indosso degli occhiali da sole neri ed entro nella chiesa.

Ci sono tantissime persone, probabilmente molti non lo conoscevano neanche ma hanno voluto rendere omaggio ad un giovane e bravo ragazzo morto in circostanze non ancora chiarite.

Rimango vicino la porta con il capo chino e ascolto distrattamente le parole del prete. Non ho mai creduto a Dio e dopo tutto quello che è successo ci credo ancora meno. Nessun Dio avrebbe mai permesso la morte di Jake, di un'anima pura come la sua. Se un Dio fosse esistito davvero, io non sarei qui ma sarei ancora con Jake, a ridere e scherzare insieme. Sento il prete parlare di bontà, altruismo, di un ragazzo sempre felice e che riservava sempre un sorriso a tutti. Esattamente la descrizione di Jake.

Mi poggio alla porta in legno e ripenso ai suoi occhi, ai suoi sorrisi, a tutti gli abbracci che mi ha dato, a tutte le promesse, a tutti i litigi ed i momenti felici. Mi impongo di non piangere e ricordo che lui è a pochi metri da me e non vorrebbe vedermi in queste condizioni.

Mentre sono immersa nei miei ricordi sento qualcuno emettere un urlo straziante ed il prete smettere di parlare. Alzo il capo e vedo una donna piangere disperata sulla bara di legno chiaro. Le urla riempiono la chiesa e nessuno sa cosa fare, niente potrebbe consolarla. Alcuni si guardano scambiandosi sguardi tristi, altri piangono sommessamente. Poi, il marito della donna si avvicina e la stacca di forza dalla bara, allontanandola e costringendola ad uscire per farla calmare.

Vorrei scappare ma mi sembra di avere i piedi di piombo ed inchiodati al pavimento. Vedo i due avvicinarsi alla porta mentre tutti i presenti li osservano, alcuni parlottando tra di loro. Abbasso il capo sperando che non mi riconoscano.

<<Tu!>> sento urlare poco distante da me.

La donna mi indica con un dito tremante mentre io desidero più che mai di sprofondare nel pavimento.

Non le rispondo e cerco di evitare il suo sguardo guardando verso il basso. Ormai l'attenzione di tutti è rivolta a noi.

La donna si divincola dalle braccia del marito e si avvicina furiosamente a me. Mi toglie con un gesto brusco gli occhiali neri e poi il foulard buttandoli per terra con rabbia. Non mi sposto e non la fermo; la lascio fare.

Sento i presenti parlottare ancora di più, sicuramente avendomi riconosciuta. Tutti sanno del rapporto che io e Jake avevamo; abbiamo vissuto per anni in simbiosi, come se fossimo fratelli. Sicuramente si chiedono come mai sia ricomparsa dal nulla; io e la mia famiglia siamo scomparsi nel nulla, all'improvviso.

Mantengo la testa bassa sapendo che non riuscirei a sostenere lo sguardo della donna.

<<Credevi che non ti avrei riconosciuta con quelle cose addosso?>> mi chiede la donna con una voce cattiva, trasformata dal dolore. <<Sapevo che saresti venuta, me lo sentivo.>>

Non le rispondo. Uno schiaffo mi colpisce in pieno viso e il rumore rimbomba in tutta la chiesa. Il dolore che sento non è un dolore fisico ma morale, un dolore che sembra rompermi dentro ancora di più. Non mi ribello, non mi muovo, non rispondo. Merito tutto questo e anche di più.

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