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Ogni cosa è sempre al suo posto, o almeno, così sembra.
Ti è mai capitato di guardarti intorno?
Ti sei mai soffermato su una ragazza qualsiasi? L'hai mai vista con lo sguardo perso nel vuoto? Ti chiederai... perché? Insomma, cosa potrà mai avere di male la sua vita? Ecco: per questo dico che ogni cosa sembra sempre dove deve essere, ma in realtà non lo è.

Oggi è l'ultimo giorno delle vacanze estive e domani inizierò il secondo anno al college. La UCLA, The University Of California, i miei genitori volevano che ci andassi fin da quando ero bambina. Io sono sempre stata contraria all'idea, ma poi, con il passare degli anni ho acconsentito. Anche se questo significava trasferirsi a quasi quattro ore da casa andava benissimo, pur di non vedere loro.

Perciò adesso non vedo l'ora di tornare là, in quel posto che ormai è diventata la mia definizione di casa almeno fino al prossimo anno.

Grazie a Dio, il mattino è arrivato prima di quanto pensassi, e in men che non si dica ho già caricato la mia macchina e salutato frettolosamente i miei genitori.

Non appena mi allontano dal quartiere della mia vecchia casa, la morsa allo stomaco che ho avuto per tutto questo tempo svanisce come per magia, lasciandomi una bellissima sensazione di sollievo immediato. Adesso ci siamo solamente io e la musica alla radio che risuona nell'abitacolo, con Shawn Mendes sulle note di Mercy.

Senza neanche accorgermene ho già fatto più di tre ore di strada, manca poco alla mia destinazione e appena il mio cervello connette e capisce che sono quasi arrivata, l'adrenalina e l'emozione insieme mi fanno ritornare indietro nel tempo come se fosse la prima volta.

Una volta arrivata, prendo la mia valigia e mi concedo qualche minuto per realizzare che mi trovo veramente quì, dopo un tempo che sembrava un eternità, e tutto è esattamente come lo ricordavo. Mi sento come se non me ne fossi mai andata da qui.

Vedo le famiglie dei nuovi arrivati mentre accompagnano il figlio o la figlia ai dormitori, altri che danno raccomandazioni, altri ancora che piangono ed altri che... non vedono l'ora di andarsene. Come la signora sulla quarantina che sta più o meno a 5 metri da me, che continua a guardare il costoso orologio che porta al polso sinistro, aspettando che il figlio impacciato finisca di scaricare la marea di scatoloni che stanno dentro il bagagliaio dell'Audi.
Faccio fatica a tenere la bada la mia io interiore, che in questo momento è tipo: ben venuto al college! Con tutta quella roba non ti basterà una misera camera di un dormitorio di 7 metri da condividere con il tuo compagno di stanza!
Non riesco proprio a trattenermi e mi lascio scappare un risolino involontariamente, ma che purtroppo Miss Orologio ha sentito eccome, e non perde di certo tempo a trucidarmi con i suoi occhi celesti fin troppo truccati.

Incominciamo bene!

Giro la chiave e la mia stanza - fortunatamente - è ancora com'era quando l'avevo lasciata. C'è perfino il mio vecchio asciugamano viola, piegato sulla sedia in fondo alla stanza.

Quest'anno avrò la stanza tutta per me dato che Desy, la mia vecchia compagna si è laureata. Un po' mi mancherà, non che avessimo un rapporto da sorelle... ma con lei sembrava che il tempo quì passasse più velocemente. Qualche volta siamo andate a qualche festa insieme e ci siamo ubriacate come non mai. Una volta, addirittura, era uscita per andare ad una festa e quando è rientrata in stanza un ora prima delle lezioni, aveva perso la sua chiave e si era messa ad urlare fuori dalla porta svegliando praticamente tutti gli studenti che stavano al nostro piano.

Scuoto la testa e sorrido spontaneamente mentre inizio a sistemare nell'armadio i vestiti che avevo in valigia e una volta finito, non perdo tempo ad attaccare i due letti singoli formandone uno matrimoniale.

Una volta che la stanza è in perfetto ordine, non mi resta altro che fare la cosa che odio di più del college: la doccia. Starei per ore sotto la doccia, ma questa è una sfida a chi resiste di più, dato che le docce sono in comune e sono unisex. Purtroppo!

Prendo velocemente l'intimo ed un cambio dal mio cassetto e mi avvio verso l'inferno. Fortunatamente a quest'ora non ci sono molte persone e questo mi fa tirare un sospiro di sollievo. Senza guardare nessuno, entro nella prima doccia libera e chiudo attentamente la tendina in modo che non possa aprirsi. Ho sempre avuto il terrore che qualcuno tirasse la tenda mentre mi stavo lavando. Una volta aperta l'acqua calda decido di rimanere un po' sotto al getto, lasciando che il calore sciolga tutta la tensione dal mio corpo, come se stessi facendo un massaggio ristoratore.

Quando chiudo l'acqua e afferro il mio asciugamano posandolo attorno al mio corpo, mi accorgo che c'è un piccolo problema: l'asciugamano che ho preso di fretta dall'armadio si rivela essere abbastanza corto, mi arriva giusto sotto il sedere, lasciando gran parte delle mie gambe scoperte.

Sbuffo e mi faccio coraggio, non posso restare qua dentro per sempre.
Sposto la tenda della doccia ed esco guardandomi intorno. Ci sono due ragazze ed un ragazzo che sembrano non fare caso a me.

«Hey, te l'hanno mai detto che hai un culo magnifico?» urla il ragazzo che non ho mai visto. Lo guardo in cagnesco.

«Ognuno ha il culo che si merita.» Ribatto freddamente senza voltarmi.
Ci mancava solo questa, maledizione!

Quando torno in camera per vestirmi, noto che gran parte delle stanze che l'anno precedente erano occupate da quelli dell'ultimo anno sono state date alle matricole. A giudicare dal frastuono che si sente, stanno facendo un gran baccano. Sbuffo più volte infastidita, sperando di riuscire a studiare senza problemi durante l'anno.

***

La sveglia suona presto stamattina e in men che non si dica sono già fuori dal letto. Il primo giorno delle lezioni è sempre stato eccitante per me, anche se non so spiegarne il motivo.
Mi lavo i denti e la faccia e mi vesto con un paio di pantaloncini di jeans ed una canotta bianca.

Manca ancora un quarto d'ora alla mia prima lezione e decido di passare dalla caffetteria del campus, consapevole che a quest'ora del mattino sarà sicuramente piena di studenti.

«Heaven!»

Una voce mi chiama ed io sorrido spontaneamente. L'amica più vicina che ho.

«Ciao Lexie! Sbaglio o sei diventata più alta, nanetta?» le faccio l'occhiolino.

«Stronza. Vieni qui!» tra le risate mi stringe forte in un abbraccio.

Lexie mi è mancata tantissimo durante l'estate.

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