34 HARRISON

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Da quando sono arrivato quì dentro, ho passato tutto il tempo davanti alla piccola finestra della mia stanza; le ore, i minuti e i secondi sembrava che non passassero mai. Mi sentivo come se stessi vivendo in una realtà parallela. La notte, i soliti incubi mi costringevano a rimanere sveglio, quei piccoli frammenti dei miei ricordi come dicevano gli psicologi; durante i primi tempi questi ricordi non erano fastidiosi ed erano decisamente meno frequenti, ma con il passare del tempo sono diventati così insistenti da farmi svegliare sempre con un mal di testa atroce. Ormai non me ne lamento più, ho capito che quello che vedo è solamente il mio inconscio che mi ricorda chi sono stato prima di avere l'incidente, i miei ricordi sono una parte di me, quella che voglio recuperare. Ma il bello, in tutto questo, è che vedo le persone ma non i loro volti, non li riconosco... sono sempre sfocati ed io non li ricordo.

Dopo aver passato gli ultimi otto mesi della mia vita rinchiuso qua dentro, sono pronto a riprendere in mano la mia vita, per quanto mi sia possibile.
Durante i primi tempi, ogni giorno gli psicologi e i vari psichiatri continuavano a chiedermi se ricordassi qualcosa, mi chiedevano dei miei sogni, se per caso fossi riuscito a riconoscere qualcuno... ma la mia risposta - purtroppo - era sempre negativa.

Il primo giorno in cui arrivai qui, mi chiesero se ricordassi chi ero, ovviamente lo sapevo. So che sono Harrison Stone, vengo dall'Inghilterra, mio padre è un'imprenditore, mia madre è una casalinga ed avevo una sorella di nome Jennifer prima che qualcuno la uccidesse.

Mi hanno raccontato di come mia sorella abbia finalmente avuto giustizia e che ciò è successo anche per mano mia; ma non hanno voluto dirmi altro, dicono che dovrò ricordare da solo e che la mia memoria se davvero lo voglio e ci metterò impegno, ritornerà piano piano.

Al momento l'unica persona che può aiutarmi a ritrovare qualcosa di me è un ragazzo, il suo nome è Adrian.
È venuto a farmi visita circa qualche settimana dopo dal mio arrivo ed ha chiesto subito di me.
All'inizio mi sentivo davvero molto a disagio in sua compagnia, dato che io fino a prova contraria non ricordavo niente di lui; e seppure i miei ricordi fossero sfocati, sono quasi sicuro che lui non ne facesse parte.
"Però sapeva il mio nome, quindi questo ragazzo forse mi conosceva sul serio" ho pensato e alla fine mi sono fidato di lui.

Con tutto il coraggio che avevo, gli chiesi di raccontarmi qualcosa di me, ricordo ancora il suo sorrisetto di quel giorno. Mi raccontò che io e lui eravamo molto amici, quasi come fratelli.
Mi disse che al college ero pieno di ragazze e che non ero mai stato una persona seria, non avevo una fidanzata e mi piaceva da morire mischiare erba e alcol.
Sinceramente, non ricordo di aver mai fatto queste cose al college, forse al liceo... ma quello era il vecchio Harry.

***

Una volta aver firmato le carte ed aver salutato e ringraziato tutti, esco dal centro di recupero e mi avvio con Adrian verso la sua auto.

È una bellezza sentire ancora il tepore del sole sul viso e sulle braccia scoperte, il vento fresco che ti accarezza. Queste piccole cose a cui penso di non aver mai dato peso, mi sono terribilmente mancate in quest'ultimo periodo.

Adrian accende la radio mentre sfrecciamo per le strade di Los Angeles, mi sembra familiare la canzone che risuona nell'abitacolo, ma non ricordo le parole.

Domani tornerò al college per riprendere l'ultimo anno ed è proprio lì che stiamo andando in questo momento. Ho bisogno degli orari delle lezioni e tutto il resto.

***

Appena entro in segretetia, sento qualcosa di vagamente familiare nell'ambiente circostante, penso subito che forse sia perché non è la prima volta che mi ritrovo qui.

Saluto la signora di mezza età che è indaffarata a scrivere qualcosa sul computer all'interno dell'ufficio, ma appena lei alza il viso verso di me spalanca gli occhi e sbianca letteralmente. Ho dimenticato un particolare importante della mia vita: tutti pensano che io sia morto otto mesi fa.

La gentile signora dopo avermi chiesto per tre o quattro volte se fossi davvero io, riesce ad inserirmi nuovamente nei corsi e mi stampa il foglio con tutti gli orari delle mie lezioni.

***

La notte in cui mia sorella ha avuto giustizia, ho avuto un arresto cardiaco e una gravissima emorragia. Non ero messo bene, avrei potuto morire. Perfino i medici si sono sorpresi per quanto forte fosse il mio cuore. Ed è proprio grazie a loro che sono in vita.

Quando oramai ero in fin di vita ed il mio cuore sembrava essersi fermato per sempre, loro mi hanno portato in ospedale. Le prime ore sono state critiche, c'ero e non c'ero. Il mio cuore era troppo debole. Quando mi sono svegliato non ricordavo nulla. È stato un'inferno. Dopo qualche giorno ho iniziato a ricordare il mio nome, mia madre, mio padre e Jennifer. Ma oltre a questo c'era solamente il buio nella mia mente e i frantumi dei miei ricordi che mi tenevano sveglio la notte.

La parte più dura è arrivata quando i medici mi hanno detto la verità sulla mia memoria, così ho deciso - e li ho pregati -  di non dire nulla a nessuno e senza esitazioni sono andato ad un centro di recupero apposito.

Adesso che sono pronto a riprendere in mano la mia vita e sono uscito allo scoperto, tutti sapranno che sono ancora vivo. Anche se non so per cosa sono vivo. Qualcuno mi ha graziato, questo significa che era ancora troppo presto per me, non dovevo morire quella notte.

Ricordo ancora i dottori, quel giorno, quando ho riaperto gli occhi.

"È un miracolo!" avevano esclamato felici.

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