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Per togliermi questo dubbio, metto la freccia a destra prima di cambiare corsia, e una volta che l'ho fatto do una rapida occhiata ad entrambi gli specchietti, ma vedo che il suv dietro di me si è spostato sulla mia stessa corsia, e sembra seguire ogni mia mossa. Il sangue inizia a pompare più forte ed inizio a sudare freddo. Heaven, respira mi ripeto mentalmente, per evitare che il mio corpo vada in iperventilazione.
Non posso farmi venire un attacco di panico mentre sono alla guida di una macchina in tangenziale.

Non sono sicura che sia un pericolo, ma allora perché il mio istinto mi dice il contrario? Ho un brutto presentimento, ma forse sto solamente esagerando.

Dopo un paio di minuti vedo che la macchina non c'è più e tiro un sospiro di sollievo. Vedi, era solo la tua immaginazione, sei troppo paranoica! Mi ripete il mio subconscio.

Finalmente imbocco l'uscita per il centro commerciale, e subito penso che forse sarebbe stato meglio se fossi andata a fare la spesa all'alimentare vicino casa. Ma i centri commerciali mi piacciono molto di più, perché si può trovare di tutto.

Appena trovo parcheggio mi prendo qualche istante per me stessa, le mani mi tremano ancora e l'adrenalina è ancora in circolo nel mio corpo; per non pensarci mi limito a fissare il cielo dal parabrezza dell'auto: noto che si è oscurato e le nuvole cercano di coprirlo. Afferro la mia borsa ed esco dall'auto.

Ero già venuta in questo centro commerciale in passato, assieme a Lexie. È enorme, con tanti tipi di negozi e punti di ristoro. Mentre cammino in esso, noto un negozio di intimo a qualche passo da me e decido di entrare. Non sapevo ci fossero gli sconti di primavera, ma in effetti c'è un po' troppa gente qui dentro.
Biancheria intima buona sta per dire molto denaro.

Mi guardo intorno in cerca di qualcosa che possa fare al caso mio, un completino intimo mi salta subito all'occhio: mutandine a brasiliana con reggiseno abbinato; il retro delle mutandine è in pizzo così come il davanti del reggiseno. Ce ne sono di diversi colori: rosa pallido, bordeaux, nero, bianco, rosso, azzurro, verde, fucsia, giallo, verde acqua, grigio...
Decido di prenderne tre: rosa pallido, nero e bianco. Avvampo al pensiero della faccia che farà Harry appena mi vedrà con addosso uno di questi completini.

Una volta pagato la mia nuova biancheria intima mi dirigo verso l'entrata del supermercato, con la promessa che un giorno di questi devo tornare per forza insieme a Lexie.

Appena esco, mi pento subito di non aver preso un carrello prima di entrare. Se lo avessi fatto, ora non mi ritroverei con quattro buste della spesa piene fra le mani, anzi cinque contando anche quella della biancheria - anche se non pesa come le altre -.

Prendo un respiro profondo prima di iniziare a camminare verso il parcheggio, le buste sono pesanti ma non è di certo questo quello che mi preoccupa, quello che spero è che reggano, le buste di plastica se troppo piene si bucano. L'idea di raccogliere da terra il cibo che ho comprato mi fa venire i brividi, ma per fortuna un ragazzo appena mi vede si offre di darmi una mano a portare le sporte in macchina. Lo ringrazio per la sua gentilezza e gli sorrido. Chissà Harry  cosa penserà, quando gli racconterò che uno sconosciuto si è offerto volontario per aiutarmi a portare le buste della spesa fino alla macchina.
Finisco di sistemare le cose che ho comprato nei sedili posteriori e penso che fortunatamente ce l'ho fatta senza nessun intoppo. Sorrido fra me e me mentre chiudo la portiera dell'auto, fino a che una forte botta alla testa mi fa perdere i sensi. Poi il buio.

Harry

Guardo per l'ennesima volta il display del mio iPhone e vedo che sono già le sette passate di sera. Ho studiato per tutto il pomeriggio, senza rendermi conto di quanto tempo fosse passato. Mi alzo dal divano per sgranchirmi le gambe e mi avvio verso la cucina per prendere un bicchiere d'acqua.

«Finalmente ti sei staccato da quei libri, secchione» mi prende in giro un Logan divertito, mentre incrocia le braccia al petto.

Alzo un sopracciglio e sbuffo.
«Scusami tanto, se non ci tengo ad essere bocciato» puntualizzo. «Ah, no, scusa tanto Logan, me ne ero completamente dimenticato...» mormoro con l'indice sul mento.

«Dimenticato di cosa?» mi domanda fissandomi confuso.

«Che i tuoi libri hanno le ragnatele» ribatto con un sorrisetto.

«Dai amico, stavo solo scherzando...» alza le mani in segno di resa.

Continuiamo a parlare del più e del meno per una buona mezz'ora, e a malapena mi accorgo che dentro di me aveva iniziato a farsi spazio una sensazione spiacevole.

«Harry hai sentito Heaven? Non risponde al cellulare...» mi domanda allarmata Lexie, che è appena entrata in cucina.

«Sono le otto ormai e non è ancora tornata... e se è le fosse successo qualcosa?» dice Logan puntando gli occhi sull'orologio che porta al polso destro.

Nel giro di qualche secondo il mio umore cambia: se prima ero tranquillo, ora sono tutto il contrario. Come cazzo ho fatto a dimenticarmi di Heaven? Della mia ragazza.
Immagini non particolarmente belle iniziano a farsi spazio nella mia testa, ed io, cerco di respingerle con tutte le mie forze. Sicuramente, deve esserci una spiegazione plausibile: forse ha fatto tardi, forse c'è traffico, forse la macchina ha avuto un guasto...

Prendo il mio telefono e lo porto all'orecchio dopo aver composto il numero che ormai so a memoria.

"Tranquillo Harry, ora Heaven risponderà e tutto sarà risolto" mi ripeto mentalmente.

Uno... due... tre... quattro... cinque... sei... sette... otto... segreteria telefonica.

«Cazzo!» ringhio sbattendo il cellulare sul bancone della cucina.

«Cosa?» domanda preoccupata Lexie.

Respiro profondamente.

«Segreteria telefonica. Deve essere successo qualcosa...» mormoro preoccupato, passandomi una mano fra i ricci disordinati.

So che devo stare calmo, ma proprio non ci riesco. Subito dopo il mio telefono inizia a suonare ed il nome di Heaven appare sul display.
Sorrido sollevato e noto qualche graffio allo schermo, probabilmente per la botta di prima.
Rispondo immediatamente, ma la voce dall'altra parte del telefono, quella che mi parla, non è quella della mia ragazza.

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