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Sono da sola nell'appartamento oggi, Logan e Lexie sono andati al campus. Mi hanno chiesto più volte di andare con loro ma io ho sempre risposto di no; oggi è uno di quei giorni in cui voglio stare da sola. Non è solo un volere, ma una necessità.

Da sola con i miei pensieri mentre fisso la parete del soggiorno, mi sento trascinare sempre di più verso il fondo. Non c'è giorno in cui io non mi domandi il perchè di tutto ciò. La mia vita non è mai stata rose e fiori, questo è certo, ma avevo trovato una stabilità che mi aveva soddisfatta a pieno, appena avevo iniziato a frequentare Harry e i ragazzi; una stabilità che purtroppo è durata troppo poco.

I miei ricordi, gli unici che ho, li tengo stretti a me perchè ho paura che mi vengano sottratti. Ho paura che un giorno anche io possa dimenticare tutto. Ho paura di dimenticarmi cosa si prova ad essere felici. Ho paura di dimenticare come ci si sente quando qualcuno ti ama.

Il rumore della porta d'entrata che si apre mi fa alzare gli occhi verso di essa, Lexie e Logan sono tornati. Dopo di loro una figura completamente vestita di nero fa la sua entrata ed io spalanco gli occhi. È davvero Harry quello che vedo o la mia mente mi sta giocando uno scherzo di pessimo gusto?

Lexie mi sorride e Logan fa lo stesso.
Aggrotto la fronte e loro mi fanno cenno di guardare Harry.
Si sta guardando intorno in cerca di qualcosa con le mani in tasca. Corruga la fronte appena qualcosa cattura la sua attenzione. Si avvicina ed io capisco subito che cosa sta guardando: la cornice sul muro con la foto di Logan ed Harry. La guarda stupito e sorride.
Poi, si gira verso di me ed avanza lentamente verso il divano su cui sono seduta. E su cui fino ad otto mesi fa si sedeva anche lui.

Prima che io possa aprire bocca, appoggia un dito sulle mie labbra come a zittirmi.

Prende un respiro profondo e si inginocchia davanti a me per portare i nostri visi alla stessa altezza.

«La sera della festa mi hai raccontato di quel ragazzo... ero io, non è vero?» mi domanda guardando dritto nei miei occhi.

Lo guardo anch'io e alla fine annuisco.

«New York e la pioggia. Stavamo seduti sul muretto di una terrazza a guardare la città... è lì che ti ho baciata per la prima volta» mormora sorridendo.

Ho un tuffo al cuore.

«Tu... te lo ricordi?» gli chiedo stupita.

«Qualcosa, ma ho bisogno che sia tu a farmi ricordare ogni cosa» mi sorride ed io gli butto le braccia al collo e lo stringo forte a me.
All'inizio si irrigidisce ma poi ricambia l'abbraccio stringendomi forte.

«Mi dispiace...» bisbiglia al mio orecchio.

«Per cosa?» gli domando subito, staccandomi dal calore del suo corpo.

«Mi dispiace per essermi dimenticato di te, di voi» mi confessa stringendo la mia mano con la sua.

«Non è colpa tua, ricorderai, Harry» Gli prometto.

«Lo spero, lo vorrei tanto. Puoi mostrarmi come era la mia camera?»

«Certo, vieni...» mi alzo dal divano e vado verso la nostra camera sotto agli occhi indagatori di Logan e Lexie.

***

Dopo avergli mostrato tutte le sue cose, compresi i vestiti che non ho mai buttato, decido di mostrargli un'altra cosa.

Apro il cassetto del comò e prendo la lettera che lui mi aveva scritto.

«Se non te la senti non leggerla...» gli dico con un lieve sorriso.

Harry passa qualche secondo a  guardare il foglio attentamente, indeciso se aprirlo e leggerlo.
Alla fine si passa una mano fra i capelli e lo apre.

Sembra che il tempo non passi mai, mentre mi torturo le unghie aspettando che finisca di leggere le parole che lui stesso aveva scritto su quel semplice pezzo di carta.
Quel pezzo di carta che ho costudito gelosamente come se fosse oro per tutto questo tempo.

Le lacrime scendono dai suoi occhi quando alza lo sguardo verso di me, e i suoi occhi verdi incontrano i miei chiedendomi conferma. Io annuisco sentendo gli occhi farsi sempre più lucidi.

«Mi dispiace tanto Heaven...» mormora sconfitto.

Inizia a singhiozzare portandosi una mano davanti alla bocca per attutire il suono. Mi avvicino a lui d'istinto e gli stringo le braccia attorno al collo per dargli conforto.

«Shh... va tutto bene Harry...» lo rassicuro.

«Non va tutto bene» sentenzia tirando su con il naso e asciuga le lacrime dal suo viso con le mani. «Heaven devo sapere una cosa» mi chiede in tono serio prendendomi il viso tra le mani.

«Cosa vuoi sapere?» gli domando confusa. Potrebbero essere tremila le cose che vorrebbe sapere, come tremila le domande che potrebbe farmi.

«Ho visto una lapide al cimitero. Quella piccola, affianco alla lapide di mia sorella Jennifer...» mi dice guardandomi.

I suoi occhi sono fissi nei miei e non ho cuore di rispondergli in questo momento. Ne soffrirebbe tanto.
Ma la parte razionale di me mi rimprovera, lui deve sapere la verità.

«Lui... era nostro figlio» singhiozzo.
«Purtroppo non ce l'ha fatta. È stato un'aborto spontaneo e...»

Le sue braccia tornano a stringermi ancora più forte a lui e mi lascio andare completamente. Ogni lacrima repressa esce come se stesse diluviando, con la differenza che sta piangendo anche lui. È come se lui sentisse tutto il mio dolore sulla sua pelle, così come io sento il suo. È sempre stato così, siamo sempre stati legati dall'empatia.
Harry mi sussurra parole di conforto all'orecchio mentre le sue braccia continuano a cullarmi. Per ora, non chiedo nulla di meglio.

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