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Lexie ed io ci siamo conosciute lo scorso anno, quando entrambe eravamo due matricole che non sapevano dove andare in questo posto immenso.

Magra e bassina, i capelli di un biondo dorato e lunghi fino alle spalle e due occhioni color miele. Una cosa che mi è sempre piaciuta di lei è il fatto che sia molto estroversa e riesce sempre a tirarmi su di morale. Nonostante Lexie possa sembrare una persona molto superficiale vista dall'esterno, ha un cuore grande ed una altrettanto grande forza di volontà. È sempre decisa in ogni cosa che fa e non permette mai a nessuno di scegliere per lei. A volte vorrei essere come lei, vorrei averla anche io la sua forza ed il suo autocontrollo.

Ci siamo conosciute il primo giorno, quando ci siamo scontrate per caso nell'atrio. Un sorriso mi esce spontaneo al ricordo. Le migliori amicizie nascono sempre quando meno ce lo aspettiamo, ed è vero.
Un anno fa non avrei mai pensato che avrei trovato un'amica il primo giorno di college eppure è successo, anche se per puro caso.
Forse è stato il destino, non lo so, ma so solo che è capitato e sono fortunata ad essere sua amica.

«Il primo giorno è andato. Come sono andate le tue vacanze?»
Mi domanda Lexie mentre prepara due tazze di caffè. Inspiro forte l'aroma e mi rilasso all'istante.

«Sono state... vacanze, Lexie» sospiro. «Sai già come sono i miei, nulla di così entusiasmante. Tu cosa hai fatto invece?» le domando curiosa, sapendo che lei sicuramente avrà passato l'estate meglio di come l'abbia passata io.

«Sono stata ad Ibiza per due settimane, poi fammi pensare... no, apparte questo niente di così entusiasmante nemmeno io» sbuffa.

Versa il caffè nelle tazze e me ne porge una prima di sedersi di fronte a me.
Lexie ha un trilocale al di fuori del campus, non è troppo lontano, ma lei preferisce venire sempre in macchina perchè odia camminare.

Tutto è arredato con la massima cura e mi chiedo se questa sia veramente la scuola giusta per lei, la vedrei meglio a fare un corso di design o roba del genere, perchè riuscirebbe a trasformare qualsiasi cosa: da una vecchia tenda dai colori freddi sarebbe in grado di realizzare un vestito da sera.

Nel suo appartamento ci sono tantissimi cuscini sul suo divano, e le fodere sono state fatte tutte quante a mano da lei. L'arredamento è moderno, ha scelto lei i mobili e la disposizione di essi in modo da creare un ambiente caloroso e pulito.
La pulizia è una delle cose che abbiamo in comune, siamo entrambe fissate con l'ordine e questa cosa mi fa davvero piacere.

«Ti piace guardare la mia casa vero?» mi strizza l'occhio pavoneggiandosi.
E fa bene!

«È che certe volte ancora non riesco a credere che tu abbia fatto tutto questo da sola» ammetto e lo penso veramente.

«Ne sono soddisfatta anch'io» mi sorride dolcemente la mia amica.
«Hai adocchiato qualche bel ragazzo finora?» mi domanda maliziosamente, anche se penso che sappia già la risposta.

«No, solo un pezzente che nelle docce del campus ha fatto un commento sul mio sedere, niente di che» sbuffo io ricordando l'accaduto.

«Non c'è da stupirsi, siamo al college!»
gesticola alzando gli occhi al cielo. «Non ci sono più gli uomini di una volta.» Afferma melodrammatica, come se lei stessa ne avesse incontrato uno. E la cosa mi fa ridacchiare.

Rimaniamo a parlare ancora per un po' finché le annuncio con grande dispiacere che me ne sarei tornata al campus. Si è fatto tardi e fuori è già buio, devo aver perso la condizione del tempo come al solito. Lexie mi ha chiesto di rimanere da lei, ma rifiuto dispiaciuta non avendo un cambio con me, non mi piace indossare i vestiti delle altre persone. Questo Lexie lo sa bene, perciò non si impegna nemmeno ad obiettare.

Le strade a quest'ora non sono molto trafficate da queste parti, quindi arrivo a destinazione ancora prima di quanto mi aspettassi. Quando esco dall'auto e prendo la mia borsa sento alcune voci maschili a qualche metro di distanza da me.
Alcuni ragazzi stanno bevendo birra da Discount attorno ad un pickup rosso, mentre chiacchierano animatamente. Cerco di farmi notare il meno possibile e tiro dritto, anche se è quasi impossibile dato che devo per forza passare davanti a loro.

Come pensavo, qualcuno fischia e gli altri idioti iniziano a ridere, cosa che mi ricorda molto il pastore e le pecore. Ridicoli.
Quando sento qualcuno chiamarmi baby girl mi volto di scatto verso di loro per rispondere a dovere, ma quando incontro due occhi che mi incantano... tutto il resto sparisce.

Dei boccoli castani fanno da cornice ad un bel viso in cui sono incastonate due gemme verdi e delle labbra abbastanza carnose. Dio santo non può essere! Quando mi accorgo di essermi imbambolata è troppo tardi: se ne sono accorti tutti.

L'imbarazzo è forte, eppure non riesco a distogliere lo sguardo.
È come se quegli occhi siano calamite ed io, ne sono completamente attratta.
Lui mi guarda con aria sorpresa mentre tutti gli altri ragazzi rimangono a fissarci. In questo momento mi chiedo come sarebbe se ci fossi io al posto di uno di quei ragazzi, solamente per vedere le cose da fuori.

Appena mi risveglio da questo stato di trance e mi rendo conto di essere ferma come un palo al centro del parcheggio, con l'ultimo briciolo di dignità rimastomi mi volto di scatto e cammino velocemente verso l'edificio.

Non ci posso credere... anche lui qui?

Harrison Stone, la mia prima cotta adolescenziale. Quando eravamo all'ultimo anno del liceo, mi aveva invitata al Prom, cosa che naturalmente mi aveva lasciata a bocca aperta. Ricordo molto bene quel giorno, ricordo la mia felicità. Lui si era finalmente accorto di me.
Naturalmente accettai il suo invito con enfasi e avevo passato l'intera settimana a cercare l'abito giusto per la serata. Il nostro tema era il bianco, proprio come il mio vestito. Harrison era arrivato a prendermi a casa vestito interamente in uno smoking elegante nero e nel taschino portava un fiore bianco. Appena mia madre aprì la porta lui si presentò con un mazzo di rose bianche per me, quella era stata anche l'unica volta in cui vidi i miei genitori fingere di essere felici per me. Mia madre scattò un paio di foto a me e ad Harry, mentre mio padre se ne stava in disparte vicino alle scale con un sorriso tirato in faccia. Per quanto Harry potesse non sospettare nulla, io sapevo che stavano solamente fingendo. Chi mai potrebbe sospettare che un uomo conosciuto da tutti sia in realtà una persona senza cuore? Chi mai potrebbe pensare male di una famiglia a cui non manca niente?

La mia felicità quella sera avrebbe potuto sovrastare ogni cosa perchè Harry mi aveva invitata al ballo... peccato, però, che quella sera non andò proprio come mi aspettavo. A metà serata il mio cavaliere mi lasciò da sola per andare con Clarisse, la rossa con una quinta di seno, facendomi fare la figura della stupida davanti a tutti. In effetti, un po' stupida lo ero veramente. Perché mai Harrison Stone avrebbe dovuto preferire me a qualsiasi altra ragazza?
Non sono il massimo ora e non lo ero nemmeno al liceo, c'erano così tante ragazze molto più belle di me...

Da quella sera non lo vidi più perché passai l'estate a Londra da mia zia, e tornai in America solamente due giorni prima di cominciare il college. Inutile dire che durante il primo mese di permanenza a Londra, ho continuato a pensare e ripensare ad Harry e a guardare la foto scattataci dal fotografo della scuola, che custodivo gelosamente sotto al mio cuscino.

Il fatto di averlo rivisto quì, questa sera, mi sta facendo ripensare molto a cose che pensavo di essermi lasciata alle spalle. È come quando hai una cicatrice: a volte puoi dimenticare di averla, ma nell'attimo esatto in cui ci pensi è come se la sentissi bruciare ancora.

 È come quando hai una cicatrice: a volte puoi dimenticare di averla, ma nell'attimo esatto in cui ci pensi è come se la sentissi bruciare ancora

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