Prologo

1.1K 50 13
                                    

Ethan Bay camminava a testa bassa lungo la strada, sotto la luce dei lampioni. Le spalle curve per sostenere il peso di una vita troppo vissuta a soli diciotto anni; gli occhi di ghiaccio fissi sul marciapiede non guardavano la strada ma dentro di sé, alla ricerca di qualcosa di indefinito che lui stesso non sapeva dove poter trovare. Ogni tanto i suoi piedi calpestavano il tappeto di foglie secche facendole scricchiolare. La neve ancora non aveva imbiancato la città, ma l'aria gelida condensava i suoi respiri. Il clima umido del Texas orientale non garantiva mai un inverno stabile.

Erano dieci minuiti che camminava tenendo al guinzaglio Warrior, la sua barboncina dal pelo rossiccio. L'avevano chiamata così perché era stata trovata per strada, abbandonata da molto, denutrita e disidratata. Lui e la mamma avevano deciso, senza dubitarne, di portarla da un veterinario e, sebbene non le avessero dato speranze di guarigione, Warrior aveva combattuto per poter far parte di una famiglia che le volesse davvero bene. Ma ora la barboncina non ne voleva sapere niente di fare i suoi bisogni.

A Ethan non importava, Ethan pensava e camminava, pensava e camminava e a tratti ascoltava qualche frase buttata lì da suo fratello per rompere il silenzio. James aveva dodici anni ma era già abbastanza sveglio e intelligente; dopotutto, come Ethan, anche lui era cresciuto troppo in fretta. Quella sera James aveva chiesto ad Ethan di potergli fare compagnia mentre portava a spasso Warrior. Ethan avrebbe preferito starsene da solo a pensare ma per lui era molto più importante accontentare il fratellino. D'altra parte, sapeva che la madre, a casa, avrebbe stirato la pila di vestiti puliti mentre guardava quel telefilm strappalacrime che la faceva sempre commuovere! Ethan e James odiavano vedere la madre piangere, anche solo per uno stupido telefilm ... Così Ethan aveva portato James con sé: il ragazzino camminava un po' più avanti, saltellando quando voleva evitare le pozzanghere. Chiedeva spesso al fratello cosa gli passasse per la testa, ricevendo come risposta solo: "Niente ... sono solo stanco.".

Ethan, però, non era affatto stanco, no, era semplicemente stordito dai suoi pensieri. Pensieri che da circa una settimana regnavano sovrani nella sua testa, ma non erano affatto dei sovrani benevoli, erano tiranni che bruciavano dentro. Mai, prima di quell'incontro, aveva pensato così intensamente ... così intensamente a lei. Rivedeva nei suoi ricordi i suoi riccioli biondo cenere, soffici quanto bastava per fargli desiderare di affondarci le mani dentro, rivedeva i suoi occhi verdi e il suo sguardo travolgente, la sua pelle vellutata come una pesca, tanto che avrebbe voluto morderla. Era passata una settimana da quando l'aveva vista l'ultima volta, in quella sera costruita dal destino.

Furono quei pensieri a portarlo proprio davanti alla casa di lei: la villa bianca e blu con il giardino curatissimo. A confronto, casa sua sembrava una baracca. Lei era molto ricca e quella villa a due piani ne era la prova. Ethan, al contrario, era un pezzente, aveva una casa piccola e un'auto che chissà come mai non era ancora morta. La usava solo per andare a scuola e lasciava che sua madre la tenesse la maggior parte del tempo.

Ethan non disprezzava quello che aveva ... Dal momento che la madre si faceva in quattro per lavorare e tenere in piedi la baracca e quel catorcio di auto, Ethan aveva imparato ad apprezzare quelle piccole cose, soprattutto perché contribuiva lavorando part-time in un dannato fast-food. Eppure, la piccola casa Bay, nella periferia di Dallas, non era poi tanto male, Ethan sapeva che sua madre ci aveva messo il cuore nell'arredarla e l'aveva resa un piccolo angolo di Paradiso... era riuscita persino a ricavare una camera per gli ospiti nel garage che ormai non usavano più. Non che la camera per gli ospiti fosse chissà quanto utile, ma era pur sempre una camera in più.

Era solo una fila di case a separare la "reggia" bianca e blu dalla casa tutta mattoncini di Ethan, ma lui non ci era mai passato davanti.

Invece, negli ultimi giorni, non faceva altro che desiderare di entrare lì dentro.
Si fermò a contemplarla.
La camera di lei era al piano di sopra, ma dalla finestra che affacciava sulla strada si poteva vedere che la luce era spenta.
"No. Non poteva già dormire ... È troppo presto." Pensò.
«Ethan?! Tutto bene, fratello?» James si accorse che il fratello si era fermato ed era tornato dietro per raggiungerlo.
«Sì, arrivo.» Ethan però non si mosse, continuava a guardare la casa, aspettava che la luce si accendesse, aspettava che lei si affacciasse.
«Chi abita lì?» James fece cenno con la testa verso la casa e il suo ciuffo di capelli rossicci si scompigliò.

UnforgettableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora