Capitolo 47

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Una settimana prima dell'incidente

Lara aprì la porta della sua stanza e poggiò la giacca sulla spalliera della sedia.
Quasi immediatamente andò alla finestra per guardare il ragazzo mentre si incamminava lungo la strada di casa sua.
La chitarra sulle spalle balzava su e giù ad ogni passo, mise le mani nelle tasche della giacca di pelle e si chiuse nelle spalle per il freddo.
Camminava lentamente, quasi non volesse andare via da lì, quasi non volesse tornare alla realtà quotidiana che era stata accantonata da quell'incontro fatale.

Ethan era stato gentile ad accompagnarla fino alla porta di casa dalla stazione, da tempo nessuno si prendeva cura di lei come aveva fatto lui in nemmeno un'ora.

Ethan voltò l'angolo e sparì dietro la fila di villette che separava le loro due case e Lara avvertì una fitta al cuore.
Era stato il destino a volere che si incontrassero su quel treno, dopo che Mark l'aveva lasciata a Downtown sola e in lacrime.
Ethan aveva sigillato ogni sua lacrima, le aveva offerto la tranquillità e una ragione per sorridere.

Come, del resto, aveva sempre fatto quando erano più piccoli.
Non era cambiato di una virgola, né erano variati i sentimenti che Lara provava per lui.

Se il destino le aveva dato l'opportunità di incontrarlo e di passare del tempo con lui, lei non avrebbe dovuto gettarla via al vento come stava facendo, no, doveva approfittare della situazione, e se lui l'avesse creduta pazza a Lara non sarebbe importato.
Voleva essere chiara con lui una volta per tutte, doveva dirgli la verità e subito, prima che la realtà quotidiana ripiombasse su di loro, cancellando il ricordo di quegli attimi estemporanei che avevano ricevuto in dono.

Prima che potesse cambiare idea si fiondò giù per le scale di casa sua, non badò ai suoi genitori, urlò un "torno subito" e sbatté la porta alle sue spalle.
Doveva correre e doveva essere veloce, doveva ritrovarlo prima che lui giungesse a casa.

Svoltò l'angolo e ringraziò il cielo quando scorse in lontananza la chitarra che balzava su e giù ad ogni passo del ragazzo che la portava sulle spalle.

«Ethan!» urlò.
Ethan non si girò.
«Ethan, aspetta!» stavolta il ragazzo si voltò nella sua direzione, sorpreso di vederla lì.
Lara si fermò, stanca per la corsa, ansimando.
«Lara?!» Ethan tornò indietro sui suoi passi per raggiungerla.
«Non... non sono allenata... per queste cose.» faticò a dire, cercando di ristabilizzare la respirazione.
«Che succede?» il tono di lui era contemporaneamente dolce e preoccupato.
«Crederai che io sia pazza.» cominciò.
«Per cosa? Correre in una strada buia, di notte, in inverno e senza il cappotto? Non è da pazzi, io lo faccio tutti i giorni.» scherzò.

I due risero e Lara avvertì un brivido di freddo, aveva dimenticato di star indossando soltanto la maglietta; Ethan lo notò e si liberò della chitarra, poggiandola delicatamente per terra.
«Vieni qui, prendi questa.»

Prima che Lara potesse protestare, Ethan le aveva già poggiato sulle spalle la sua giacca di pelle «Non lo sembra, ma è molto calda.» disse.
Lara arrossì «Ethan... Mi dispiace per essermi allontanata da te...» se non lo avesse detto ora non lo avrebbe fatto mai più, perciò si armò di coraggio e parlò, mentre Ethan la ascoltava incuriosito.

«Mi dispiace per non esserti stata amica quando ne avevi bisogno. Noi... eravamo molto amici prima e...»
«Lara, le persone cambiano, non puoi biasimarti.» la interruppe.

Lara scosse violentemente la testa «No, Ethan. Io non sono diversa. È solo che ... Ho combinato un bel casino.»
Ethan alzò un sopracciglio «Che intendi dire?»
Lara abbassò lo sguardo «È una lunga storia, te la racconterò il prima possibile, ma adesso non è il momento, c'è una cosa più importante che devo dirti.»
Ethan non disse nulla, non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.

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