Capitolo 23

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«Come mai tu e il guardiano vi conoscete?»
Gli occhi di ghiaccio di Ethan risplendevano nel buio della notte, come due stelle cadute.
«È una lunga storia.»
Lara sorrise «Abbiamo tempo.»

Lui alzò le spalle «Vengo spesso in questo posto, intendo, proprio qui.» indicò la terra sotto i suoi piedi «Sono anni ormai che vengo qui la sera a suonare nel silenzio o per trovare l'ispirazione per le mie canzoni.»
Lara gli sorrise mentre lui poggiò la borsa ai piedi di un albero dal tronco robusto.
«Il figlio del signor Parker è un musicista.» continuò «Non lo vede da anni perché adesso è in un'accademia a New York... Perciò quando mi sentì suonare per la prima volta, qui in questo parco, mi raccontò la sua storia e da quel momento siamo diventati amici. Beh... Posso starmene sul prato, sono l'ultimo ad uscire la sera e poi...»
Il lampione alle loro spalle si spense, lasciandoli al buio.

«Ecco fatto.» Ethan sorrise «Questo è "il ventisei".»
Lara scosse la testa, non capiva.
«Quel lampione, il numero ventisei, è difettoso da anni, perciò ha un'accensione a comando remoto che può essere controllata indipendentemente dagli altri.» spiegò.
Le cose iniziarono ad avere un senso «Perché l'ha spento? Adesso non si vede nulla.» protestò.
«È qui che ti sbagli: adesso si vede molto, molto meglio.»
Ethan tirò fuori dalla borsa una coperta sottile e la sistemò accanto al tronco. Lara lo guardò, incerta sul da farsi e sconcertata dalle parole di lui.

Era impazzito?

«Allora, vieni vicino a me o vuoi stare lì ferma, in piedi? Ti avviso: da lì non riuscirai a vedere.»
Lara si morse il labbro «Cosa si dovrebbe vedere?»
«Andiamo, Lara, non mordo. Vieni qui.»

D'un tratto il messaggio di Christine le tornò in mente e arrossì.
Ringraziò il signor Parker per aver spento la luce del lampione, così che Ethan non vedesse le sue guance e di conseguenza  non l'avesse presa in giro.

Ma qualcosa negli occhi di lui la convinse a muoversi. Con Ethan, Lara si sentiva al sicuro.
Si tolse le scarpe e le posò accanto alla borsa del ragazzo.
Contemporaneamente lui le fece spazio sulla coperta, dove già si era accomodato, appoggiando la schiena contro il tronco dell'albero.
Lara cercò di imitarlo ma aveva dimenticato di avere la schiena scoperta, perciò la corteccia le pizzicò la pelle.

«Ahi!» sussultò.
«Fa' vedere.»
Lara lo guardò insicura.
Davvero voleva che le facesse vedere la schiena?

Ethan le mimò di girarsi.
Il pizzicorio continuava ad insistere, perciò farsi dare un'occhiata non doveva essere una cattiva idea.
Si voltò.

Ethan le passò una mano sulla pelle, proprio dove Lara aveva avvertito il fastidio «Era solo una foglia secca, non c'è nessuna scheggia di legno.» commentò, mentre le sue mani si muovevano sulla pelle di lei, ispezionandone ogni centimetro.

Doveva smettere subito, prima che...

I brividi partirono dal punto dove erano le dita del ragazzo, poi le percorsero tutta la spina dorsale, come scosse elettriche, e si propagarono sulla schiena, sulle braccia e persino sulle guance di lei.
E tremò.

«Ho le mani fredde?» Ethan ritrasse le mani dalla pelle di lei.
«N-no...» scosse la testa «Solo che... Mi hai fatto il solletico.» mentì.
«Scusami.» si stese per raccogliere la borsa di stoffa e la posizionò sulla corteccia dell'albero, all'altezza della schiena di Lara «Adesso puoi stenderti.»
Lara obbedì.

Ethan poggiò la testa al tronco dell'albero e portò lo sguardo verso l'alto, rilassandosi.
«Cosa si dovrebbe vedere, adesso?»
Ethan rise, schioccando la lingua.
Lara ancora non capiva.
Con due dita Ethan fece pressione sotto il mento della ragazza e lo portò verso l'alto. Gli occhi di Lara, a quel punto, si posarono su un'immagine che avrebbe difficilmente scordato: il cielo nero era illuminato da migliaia di stelle, tanto dense da sembrare ammassate nello stesso punto.

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