Capitolo 14

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Era rimasta sorpresa dalla quantità di gente che le aveva chiesto della sua salute. Persino la maggior parte dei suoi professori, se non tutti, si erano preoccupati di chiederle come stesse dopo l'incidente. Si era ugualmente sorpresa della quantità di volti che non aveva riconosciuto.

In verità, neanche lei sapeva bene come rispondere alle domande che le avevano posto, perché, escludendo il dolore e i vaghi ricordi che aveva di Ethan mentre la salvava, non ricordava nulla. Ma adesso stava bene ed era consapevole del fatto che l'unico dolore che le era rimasto era causato dal vuoto nella sua mente.

L'unica chance che le era rimasta, era quella di ricominciare da capo, di conoscere nuovamente gli altri e sé stessa.
L'aver ripreso ad andare a scuola le era di grande aiuto, dal momento che le garantiva di scoprire i suoi interessi e le sue amicizie.

La scuola le piaceva, le piaceva leggere, le piaceva la matematica, ma le piaceva anche la storia ed era discretamente brava in arte.
D'altra parte, non era molto portata per gli sport. Ce la metteva tutta: nelle ore di ginnastica si impegnava, aveva un ottimo coordinamento, ma durante le partite di pallavolo organizzate dall'istruttore, non era capace di portare a termine un solo passaggio.
Insomma, perché mai una come lei avrebbe dovuto essere fidanzata con uno come Mark?

Lui era bravo in ogni tipo di sport, ma non era una cima nelle altre  materie.
Esattamente il suo opposto.

Era assurdo che, dopo tutto quello che stava passando, l'unica cosa a cui riusciva a pensare  fosse il fatto che lei e Mark non stavano per niente bene insieme.

Ma lui non si era arreso, e per tutta la settimana non aveva fatto altro che cercarla per i corridoi della scuola, nella mensa e l'aveva aspettata fuori la porta delle aule in cui seguiva i corsi. Questo le faceva pensare che, probabilmente, Mark non era poi così disinteressato a lei.

Nonostante ciò, odiava il fatto che, ogni mattina Mark la aspettava nel parcheggio, dove Ethan fermava la sua auto, e la portava via da lui quasi immediatamente, circondato da Kim, Kate e Christine.
Ethan li guardava in cagnesco, come se la stessero sequestrando.

Era quella la "normalità"?
L'élite della scuola era composta da loro cinque, Lara questo lo aveva capito; ma pur comprendendolo, non lo condivideva.
Non lo trovava giusto. Inoltre, fatta eccezione per Christine, non si trovava a suo agio con nessuno degli altri ragazzi.

La nuova Lara sembrava così diversa da quella del passato che, ora come ora, avrebbe potuto non tornare mai più a galla.

Gli unici momenti in cui Lara si sentiva esattamente nel posto giusto, erano quelli passati con Christine alla mensa e con Ethan il resto del tempo.

Quel ragazzo le faceva bene; dopotutto, i soli ricordi concreti che erano riaffiorati con forza, erano quelli che riguardavano lui.
Lara ne aveva parlato a fondo con Ethan, ogni volta che percorrevano la strada da scuola a casa e da casa a scuola, nella macchina di lui, nella perfezione dei loro attimi di privacy.

Ma Ethan non sembrava mai contento.

Era come se, più cose Lara ricordava, più lui si allontanava da lei.
Lara cercava di protendere mani e braccia per afferrarlo; Ethan, invece, indietreggiava, evadendo il contatto con la realtà... Anzi, con il passato.

Aveva provato a chiedergli spiegazioni sul suo comportamento, ma lui aveva smentito ogni sua impressione, risultando sempre vago.
Eppure, tra non molto Ethan avrebbe festeggiato il suo compleanno, e Lara trovava in  quell'occasione una buona opportunità per riavvicinarlo a sé.

Pensava a cosa avrebbe potuto regalargli, un pomeriggio, in camera del ragazzo e ora anche sua, quando il cellulare nuovo vibrò sulla scrivania.

"Ciao piccola, che ne dici se domani mattina passo a prenderti io?"

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