Capitolo 38

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La luce che arrivava da chissà dove le dava un tremendo fastidio.
Cercò di portarsi un braccio sugli occhi, ma rimase incastrata in qualcosa di morbido e profumato ... Lenzuola?

«Mh. Spegnete la luce...» supplicò piagnucolando.
La sua bocca era ancora impastata e aveva un cattivo sapore sulla lingua, inoltre la testa le pulsava continuamente, ma non era nulla a confronto con i dolori alla nuca causatigli dall'incidente.

«Non è possibile spegnere il sole, lo sai?»

Il sole?
Quanto tempo aveva dormito?
Un attimo...

Aprì gli occhi come una recluta al suono delle trombe e si mise seduta su quello che realizzò essere un letto.
Davanti a lei, una figura sfocata prese i contorni di Ethan; se ne stava tranquillo su una poltroncina fucsia davanti ad una specchiera in argento e glitter.
Sulle pareti della stanza in cui si trovava erano appesi svariati disegni fatti a matita, sotto ognuno dei quali erano segnate due iniziale: D.M. .
Sotto la finestra dalla quale proveniva la luce del sole, vi era un tavolo da disegno con colori e matite ordinate in due contenitori cilindrici; un armadio e una scrivania completavano l'arredamento.

Dove diavolo si trovava?

La testa le faceva male.
Si massaggiò una tempia con i polpastrelli «Ethan? Dove sono?»
Ethan sospirò.
Quando mise meglio a fuoco la vista, si accorse che il ragazzo indossava gli stessi vestiti della sera prima e aveva gli occhi scavati, probabilmente per la mancanza di sonno.
Ethan infilò qualcosa nella tasca posteriore dei pantaloni alzandosi dalla poltrona «Nella stanza della sorella di Mike.»

Merda.

«No.» sentì i battiti del suo cuore accelerare «No. No. No. No. Christine dov'è? È mattina... I miei genitori mi uccideranno...»
«Lara!» il suo nome pronunciato da Ethan sembrò assumere un significato mistico.

Rimase in estasi, assorta nell'incantevole voce di lui che, appena sveglia, era l'unico suono che le sue orecchie non avrebbero rifiutato di sentire.

Quando arrivò accanto al letto le porse un bicchiere dell'acqua dove lasciò cadere una pillola effervescente.
Lara allungò la mano, incerta.
«È per il mal di testa. Ieri hai bevuto troppo.»
Lo sapeva.

Stranamente l'alcool non aveva avuto l'effetto desiderato: ricordava ogni cosa della sera precedente, almeno fino al punto in cui era svenuta.

Che sadico scherzo del destino!

Una settimana prima la sua memoria rifiutava di ricordare le cose più importanti della sua vita e adesso si era rafforzata al punto che, pur essendo stata bombardata dall'alcool, aveva mantenuto intatti i ricordi spiacevoli della sera prima.

Chiuse gli occhi e tappò il naso mentre mandava giù la medicina, intanto Ethan sospirò mettendosi le mani nelle tasche «Ieri sera Christine ha chiamato tua madre dicendole che saresti rimasta a dormire da lei.» sbottò.

Lara si rilassò.
Fortunatamente Christine aveva tutto sotto controllo come al solito.
«Adesso lei dov'è?»
«Nella camera di Michael.»
«Oh...»
«Con Michael.»
«Oh...»

Oh...

Le doveva davvero delle spiegazioni.
Dopo aver riflettuto sulla sua amica fu finalmente in grado di riprendere il controllo di sé stessa: notò di star indossando ancora il vestito a fiori che fortunatamente non aveva un cattivo odore, ma qualcuno le aveva tolto le scarpe... E ,soprattutto, qualcuno l'aveva messa a letto e rimboccato le coperte.

Squadrò Ethan da capo a piedi «Tu che ci fai qui?»
Il ragazzo soffocò un sorriso e si guardò le scarpe «Sono rimasto a controllare che stessi bene e che non facessi più niente di stupido.»

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