Capitolo 35

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Il cibo non aveva sapore. Lara fissava la sua porzione di purea di patate come se questa avesse potuto prendere vita da un momento all'altro.
Picchiettava la punta della forchetta nel piatto, senza distruggere l'equilibrio della poltiglia che stava immobile come un cumulo di sabbia bagnata, ma fumante e gustosa.

Il purea le piaceva, ma ne aveva assaggiato un po' e non aveva avvertito nulla, né il sapore, né la fame che si attenuava.

Maledizione.

Nella scuola iniziò a girare la voce che quel suo comportamento spento e assente fosse dovuto alla rottura con Mark e alla scoperta della sua relazione "segreta" con Kim.
Lara poteva giurare che fosse stata Kim stessa a spargere quelle convinzioni tra la gente.

Christine, dal suo canto, aveva smesso di frequentare il loro vecchio gruppo dal momento in cui Lara le aveva raccontato la verità.

Il gruppo si era sfaldato senza troppe obiezioni o parole di sconforto da parte di alcun membro. Dopotutto, era così che sarebbe andata prima o poi.

Il malumore di Lara, però, non aveva niente a che fare con tutto ciò; non aveva prestato troppa attenzione a quello che stava accadendo a scuola e con gli altri, perché era concentrata su quello che Ethan le aveva detto.

Era stata egoista e presuntuosa, fregandosene altamente di quello che la gente potesse pensare di lei, fregandosene dell'impatto che la faccenda con Mark aveva avuto su molti ragazzi a scuola.

Lara era sempre stata considerata come un esempio da parte di molti studenti; la vedevano esattamente come Ethan l'aveva descritta:  intelligente e bella e irraggiungibile.
Era la famosa fidanzata del capitano della squadra di football, la reginetta della scuola e così via...
Perciò, in quello stato, con le occhiaie e la pelle pallida, con lo sguardo perso nel vuoto, come se non avesse un'anima, aveva fatto preoccupare un terzo degli studenti.
L'altro terzo provava pena per lei, i restati erano divisi tra quelli che se ne fregavano e quelli che credevano che se lo fosse meritato, chissà per quale motivo.

Ma l'opinione altrui iniziava a caderle addosso come pioggia: la bagnava, ma poi si asciugava e non lasciava nient'altro che un ricordo sbiadito.

Adesso c'era ben altro a cui pensare; per esempio ai suoi amici, che la guardavano come se stessero assistendo alla scena pietosa di uno zombie che non aveva la forza di rincorre la sua preda.

«Ci hai parlato?» chiese Christine.
«Mh-mh.» rispose senza spostare la vista dall'interessante piatto di purea.
Christine sbuffò, incrociò le braccia sul petto e accavallò le gambe «Allora, Michael. Ti affido Lara per una sera e tu permetti che si riduca in questo stato?» fulminò il ragazzo con gli occhi, l'iride nocciola improvvisamente invasa da fiamme cocenti.

Michael era seduto alla sinistra di Christine, di fronte a Lara, esattamente come due giorni prima, allo stesso tavolo e con la stessa espressione da poliziotto buono.
Christine era quello cattivo.

«Non ha voluto dirmi niente. Ho lasciato che parlasse da sola con Ethan e quando l'ho riaccompagnata a casa aveva questa stessa espressione assente e lo sguardo perso nel vuoto.»
Christine sbatté sul pavimento i tacchi bassi dei suoi stivaletti estivi, mentre i capelli, sapientemente raccolti in una coda di cavallo lunga fino al bacino, svolazzarono a destra e sinistra mentre si voltava per fronteggiare Mike.
«E tu hai insistito per farti dire quale fosse il suo problema? Se non parli tu con quel tuo amico, lo ridurrò a brandelli.» minacciò.

Mike non protestò, alzò le spalle e abbassò gli occhi sul tavolo.
«Mike è stato gentile, Christine. Lui non c'entra con questa faccenda. E nemmeno tu.» Lara si risvegliò dal suo sonno ad occhi aperti e senza sogni.
La rossa picchiò il pungo sul tavolo, con la forza di una farfalla «Ti sbagli! Quello che riguarda te, riguarda anche me! Io vorrei che fosse così se i ruoli fossero invertiti.»

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