Capitolo 3

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Ethan tolse di scatto le sue mani da quelle di Lara e balzò in piedi come se avesse calpestato una mina.
Nella stanza aveva fatto il suo ingresso un altro ragazzo con un mazzo di margherite nella mano destra. Era di qualche centimetro più alto di Ethan ma sembrava grosso il doppio a causa della sua corporatura massiccia e i muscoli troppo pompati. Lara non riusciva a ricordare chi fosse.
Scrutò per bene gli occhi azzurri che non le dicevano assolutamente nulla, né tantomeno lo facevano i capelli biondi tagliati corti. Tutto sommato non era brutto, ma, senza dubbio, aveva l'aria di un grosso scimmione. Scimmione. Quel paragone le era familiare.

«Bel coraggio a presentarti solo ora, Mark.»
Dunque lo scimmione si chiamava Mark. Lara avrebbe giurato che Ethan lo stesse fulminando con gli occhi.
«Fuori dalle palle, Ethan.» quando Mark si avvicinò ad Ethan , Lara temette che potesse mollargli un pugno. Quei due non potevano sopportarsi, era ovvio.
«Hey, hey, ragazzi. Calmatevi.» Lara afferrò il polso di Ethan facendo in modo di trattenerlo e cercando di ristabilire l'ordine.
Ma non ottenne la calma che aveva chiesto. Lo scimmione spinse via Ethan con una spallata costringendo Lara a lasciargli il polso e coprendole la visuale con la sua massiccia corporatura.
«Piccola, ti sei svegliata.» Mark la salutò in modo troppo dolce.
Piccola? Lara incrociò le sopracciglia, sforzandosi di apparire più confusa che disgustata.
«Scusa?» gli chiese.
Ethan sbuffò mentre assisteva a quella scena, che chiaramente non era di suo gradimento «Così la spaventi. Ha perso la memoria. Se fossi venuto prima e avessi ascoltato i medici lo avresti saputo, coglione.»
Il volto di Mark si fece rosso di rabbia, con uno scatto si voltò nuovamente verso Ethan e lo sovrastò con la sua statura «Che cazzo ci fai ancora qui? Non ti spacco la faccia solo perché altrimenti ti farei un piacere.»

Mark sembrava letteralmente uno scimmione. Ethan gli avrebbe tenuto testa ma Lara non sopportava il pensiero che quel ragazzo avrebbe potuto fargli del male.
«Basta!» urlò «Qualcuno può spiegarmi quello che sta succedendo?»
Entrambi i ragazzi si girarono verso di lei ma nessuno dei due parlò.
«Chi sei tu?» puntò il dito contro Mark.

Lui tornò ad occupare il suo campo visivo «Piccola, sono io, Mark, il tuo ragazzo.»
Cosa? Lei era la ragazza di quel... di quel... di quello scimmione?!
Di quello che per poco non uccideva il suo angelo?!
Come aveva potuto scegliere di stare con un ragazzo così irascibile? E, cosa più importante, perché non ricordava assolutamente nulla di lui?
Non poteva essere così.
Una risatina la riportò alla realtà. Ethan, probabilmente, non era riuscito a trattenerla osservando l'espressione disgustata di lei.

Mark ringhiò voltandosi ancora una volta verso Ethan e lo prese, con forza, per il colletto della t-shirt.
«Hey! Basta! Lascialo!»
Mark guardò ancora Ethan negli occhi prima di lasciarlo; Lara avrebbe giurato che i suoi occhi fossero rosso fuoco.
«Ho detto: fuori dalle palle!» Mark scandì per bene le ultime parole, digrignando i denti.
Ethan continuava a guardarlo con una smorfia di rabbia dipinta sul volto. Non se ne sarebbe andato.
«Ethan, per favore, ci lasci due minuti ehm... soli?»
Dio! Lei non voleva che Ethan se ne andasse, per di più non voleva restare in quella stanza da sola con lo scimmione. D'altra parte, vedere il suo pseudo-ragazzo prendere a pugni il suo angelo non era neanche lontanamente nei suoi piani.

Ethan la guardò, i suoi occhi si addolcirono ma, al contempo, si velarono di tristezza. Uscì sbattendo la porta alle sue spalle, non prima di aver lanciato un altro sguardo minaccioso contro Mark, che però non era più interessato a ridurlo a pezzi. Adesso guardava Lara e sorrideva.
Ragazzi di quel tipo non l'avevano mai attratta, o meglio, non la attraevano ora.

«Sono contento che tu sia sveglia.» sorrise.
«Grazie.»
Mark si avvicinò al letto e prese posto sulla sedia dove, fino ad un momento prima c'era Ethan.
Lara arricciò il naso quando il profumo di Mark la investì: era terribilmente dolce, e per niente maschile. Le fece girare la testa.
«Allora... cosa mi racconti?» sbadigliò.
Cosa? Era serio?
«Mi prendi in giro?»
Mark la guardò «Che c'è, piccola?»
Lara scosse la testa. No. Non poteva essere il suo ragazzo.
«Non ricordo nulla, cosa vuoi che ti racconti?»
«Ah. Questo è un bel casino.»
Già. Anche lui era un casino.
«Perché non eri qui? Non sei venuto a trovarmi?»
«Piccola, ero impegnato con il football. Sono il capitano della squadra, sai?» disse con fierezza.
Ecco. Il capitano della squadra di football: perciò sembrava uno scimmione.
«Ma sei davvero il mio ragazzo?»
Mark inarcò le sopracciglia «Certo!»
Lara scosse ancora la testa e sentì le tempie pulsare «E perché non ti sei interessato delle mie condizioni?»
Lui non rispose, ma non sembrava dispiaciuto.
Così Lara ebbe modo di prendere le redini della conversazione «Dove eri quando è successo, ehm, l'incidente?»
Lui si sistemò e decise di non guardarla «Eravamo insieme, poi sono andato via, dopo averti riaccompagnata a casa. Ce la siamo spassata, eri felice, e quindi me ne sono tornato a casa ... Non potevo immaginare cosa fosse successo.»

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