Capitolo 9

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Quando gli occhi si chiudono, l'attesa di un sogno è la pausa più dolce. Ma la notte non aveva mantenuto la sua quotidiana promessa, aveva violato l'accordo di pace e incoscienza che Lara bramava. Come ogni notte, aveva aspettato che Ethan tornasse a casa, ma non aveva ripreso sonno subito dopo, l'insonnia era piombata su di lei come un'onda anomala e l'aveva travolta con la sua forza innaturale.

Il fuoco vivo che le riempiva gli occhi era l'ombra di un ricordo che non poteva esistere. Non aveva visto la sua casa bruciare: era svenuta all'istante. Non poteva aver sentito lo scricchiolio del legno divorato dalle fiamme: i suoi sensi non potevano percepirlo, erano fissi sul buio che l'aveva accolta.

Ma il suo corpo portava i segni dell'esperienza come una diapositiva ingiallita e invecchiata. La nuca protestò e il cuscino le bagnò i capelli.

Il letto e la stanza si rimpicciolirono.
Prima di soffocare, si alzò e aprì la finestra. Una folata di area gelida le scompigliò i capelli. Ethan dormiva sul divano. Non avevano fatto altro che parlare della festa finché non era andato a lavoro.

Non poteva non rivolgere un pensiero a lui prima di andare a dormire o dopo essersi svegliata. Ma il pensiero di Ethan che dormiva fu messo in secondo piano dal rumore di vetri rotti che risuonava nel suo cervello.

Dieci minuti dopo, Lara stava per impazzire a causa dell'insonnia. Come se fosse posseduta da chissà quale impeto di follia, aveva indossato le scarpe sotto al pigiama e aveva abbottonato il cappotto fin sotto gli occhi. La parte più difficile era stata passare al fianco di Ethan senza svegliarlo. Le sue fattezze d'angelo erano accentuate dalla smorfia del sonno.
Aprì la porta con cautela...

«Cosa combini?»
Balzò dallo spavento.
«Sono quasi le tre e mezza di notte, cosa stai facendo?» continuò.
Lara si voltò in tempo per vedere che Ethan si stava disfacendo delle coperte e si era messo a sedere.
«Non volevo svegliarti.» sussurrò.
«Ho il sonno leggero.» si strofinò un occhio «Stai scappando?»
Lei scosse la testa, ma non richiuse la porta alle sue spalle.

Ethan scostò la coperta e fece per infilarsi le scarpe.
«Che fai?» Lara cercò di non trasformare i suoi sussurri in un suono chiaro e forte.
Ethan non rispose, si alzò silenzioso, altrettanto silenziosi furono i suoi passi mentre passò accanto a Lara, la superò e uscì di casa.

La ragazza, ormai fuori, chiuse finalmente la porta, dopo essersi assicurata di avere un mazzo di chiavi in tasca.
«Allora, cosa hai intenzione di fare?» Ethan si fece minuscolo nella sua giacca. Non era immune alle temperature basse come le era sembrato.
La sua pelle diafana poteva brillare sotto la luce delle stelle. A Lara sembrò un bello spettacolo.

Perché Ethan era uscito con lei?

«Voglio vedere casa mia.» mormorò «Non riesco a dormire, continuo a sentire i rumori, a percepire le fiamme...»
«E perché mai vuoi farlo alle tre di notte, con il pigiama e le scarpe da ginnastica? E sola?»
«Sarei impazzita se fossi rimasta un secondo ancora a vivere quell'incubo.»
Ethan la guardò, gli occhi piccoli e scavati che reclamavano il riposo.
«Non devi venire con me, non volevo svegliarti.»
Lui sorrise «Bene, tesoro, fammi strada verso casa tua, allora.»
Nel freddo della notte d'inverno, Lara avvertì un fuoco dentro.

Tesoro. L'aveva chiamata "tesoro". Avrebbe cercato di nascondere il volto dietro i capelli se non fosse stato per il buio che li circondava e che non permetteva ad Ethan di poter notare il rossore delle sue guance.
Con un bel sospiro, accettò la sfida che il ragazzo le aveva lanciato.

Si incamminò fino al marciapiede, dopodiché girò la testa prima a destra, poi a sinistra, poi si decise a muovere qualche passo verso destra, dove il viale alberato le sembrava più illuminato.

Ethan schioccò la lingua «No, no, no. Ferma.» disse scendendo le scale del porticato di casa sua.
«Cosa c'è?»
«È la direzione sbagliata.» sentenziò.
Effettivamente lei non sapeva dove andare.
«Dove volevi incamminarti tutta sola, nel cuore notte?»
Lara alzò le spalle. Ethan la fissò, aspettandosi una risposta, ma lei non gliela concesse.

«Dai, ti faccio strada.»
Ethan si incamminò nella direzione opposta. Lara non era sicura di volere che lui le facesse compagnia: non sapeva che reazione avrebbe potuto avere una volta arrivati fuori casa sua. D'altra parte, senza di lui, non sarebbe mai potuta giungere a destinazione.
Lasciò che il ragazzo si allontanasse di una decina di passi, mentre rifletteva, poi lo raggiunse con passo svelto, finché non camminarono fianco a fianco, nel buio della notte, tra le nuvolette condensate dei loro respiri.

Quando svoltarono, all'incrocio, Lara aveva ormai capito quale fosse casa sua. O meglio, ciò che restava di casa sua.
La successione di villette a schiera era bruscamente interrotta da uno spazio quasi vuoto, riempito unicamente da quelle che, con un po' di fantasia, potevano sembrare rovine di un antico podere.
E, invece, no. Erano semplicemente pietre accumulate della sua vecchia casa.

Arrivarono davanti lo spettacolo pietoso, illuminato dai lampioni del viale come fosse un palcoscenico di disgrazie.
Ethan respirava profondamente al fianco della ragazza. A differenza di lei, conservava vividi ricordi dell'incidente e, in quel momento, Lara sapeva che li stava rivivendo. Trovarsi lì poteva far più male a lui di quanto non lo facesse a lei.
«Me la aspettavo più grande.» disse.
Ethan rise. Fortunatamente lui sapeva cogliere l'ironia nelle frasi.
«Se l'avessi vista come era prima, non avresti mai accettato di venire a stare da me.»
«Per la cronaca, hanno accettato i miei genitori.»
Ethan non rispose. Lo guardò per accertarsi che non si fosse offeso.
Se ne stava con le mani nelle tasche, raggomitolato su sé stesso per proteggersi dal freddo, eppure non sembrava turbato in volto.
«La tua casa era una vera reggia in confronto alla mia.» sbottò.
«La tua casa è accogliente, Ethan. Mi fa bene stare lì.»
«A te farebbe bene tornare qui.»
«A me fa bene stare con voi.» concluse.
Ethan non si oppose. Guardava le pietre ammontate come se le vedesse per la prima volta... forse era così. Guardava in alto, seguiva con gli occhi quella che doveva essere stata la forma della villa prima che crollasse. I suoi occhi si fermarono in un punto, dove adesso vi era il cielo stellato. Ma Ethan non guardava le stelle.

Il rumore del vetro in pezzi.

Lara alzò un dito. Puntò nella direzione in cui erano fissi gli occhi del ragazzo.
«Lì.» disse.
Ethan abbandonò i suoi pensieri e si focalizzò su di lei.
«Cosa?» le chiese.
Adesso erano gli occhi di Lara a fissare quello stesso punto che era oggetto dell'attenzione di lui.
«La mia camera era lì su.»
Davanti agli occhi di lei il cielo stellato scomparve dietro una costruzione bianca e blu, alta due piani, al centro di un giardino curato. Il suo dito, adesso, non puntava all'oscurità della notte, ma a una finestra spalancata, dalla quale fuoriusciva un alone di luce giallastra. Le tende bianche svolazzavano nella camera seguendo il ritmo del vento.
Poteva udire i rumori che provenivano dall'interno, poteva sentire il profumo della cena che la madre preparava al piano di sotto. Poteva sentire il rombo del motore dell'auto di suo padre parcheggiata nel garage sotto la sua finestra.
Insomma, poteva vedere casa sua.

Quella notte, gli incubi del fuoco che divorava le pareti non l'avrebbero più assalita. Finalmente, era armata di un bel ricordo con il quale combattere l'oblio del passato.

«La finestra di camera mia era proprio lì.» ripeté.
Poi un pensiero la portò via dalla piacevole visione che le si era presentata.
Si girò verso Ethan, con un filo di fiato nella gola «Tu lo sapevi già.»

.

.

.

Salve ragazzi!!

Il capitolo di oggi è stato breve rispetto al mio standard, ma sono dell'opinione che quando bisogna trasmettere qualcosa di importante bisogna essere il più diretti possibile :D

Buona lettura a tutti :)

Vi ricordo che come al solito tutte le revisioni sono sapientemente svolte da @Mery110114

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