Capitolo 13

262 24 4
                                    

Il primo giorno di scuola.
Un incubo per molti, una gioia incontenibile per altri.

Lara non aveva ancora deciso da che parte schierarsi, se tra i "molti" o tra gli "altri"; lo avrebbe scoperto a momenti.

«Pronta?» Ethan la stava aspettando, aveva già lo zaino in spalla, la giacca di pelle sbottonata e stava facendo ruotare intorno al pollice le chiavi dell'automobile.
«Che ne dici?» gli chiese.
Ethan inclinò la testa da un lato «Come, scusa?»
«Intendo... come sto?» alzò le braccia e si indicò.
Non sapeva bene il perché, ma si sentiva nervosa,  come se avesse dovuto dimostrare qualcosa alle persone che avrebbe incontrato.
«Mh...» il ragazzo esitò.
«Insomma, cosa pensi? Qualsiasi cosa.» lo incalzò.
«Penso che tu sia nervosa.» disse, poi smise di far girare le chiavi.

Lara gli lanciò un mezzo sorriso, pensierosa, perché, in fin dei conti, lui non le aveva risposto.

Sbuffò silenziosamente; dopotutto, era stata costretta ad indossare il maglioncino bianco, l'unico che aveva.

«Però, se proprio ne hai bisogno ...  mi piace il maglioncino.» concluse.

Lara gli rivolse un sorriso sincero, stavolta, e lo seguì oltre la porta di casa.

Ethan le aprì lo sportello con non poca fatica. L'auto era congelata e il ragazzo impiegò ben cinque minuti per farla riscaldare, prima di poter partire.

«Io ... Ehm...» farfugliò mentre guidava.
Lara gli lanciò uno sguardo fugace, poi torno a guardare la strada avanti a sè.

«Cosa c'è?»
Il ragazzo strinse la presa sul volante «Non è questo il genere di auto dalla quale scendevi, la mattina, nel cortile della scuola.» sbottò.
Lara tirò un bel sospiro.
«Non mi importa, Ethan. Non devi vergognarti della tua auto.»
«Tu non puoi capire.»

Era la prima volta che vedeva Ethan così teso, insicuro, in un certo senso intimorito. Lui non era quel tipo di persona che si lascia intimidire dall'opinione della gente, ma adesso ... Adesso ne era quasi spaventato.
Aveva ragione. Lara non ne capiva il motivo.
Eppure, lei stessa si era sentita piccola, impotente, all'affermazione di lui.

Girò la testa dalla parte opposta, prese a guardare la strada che fuggiva sotto le ruote dell'auto, al di fuori del finestrino, appoggiando il mento sulla mano destra.
Non rispose.

«Mi dispiace.» sentì provenire dalla sua sinistra.
Continuò a non rispondere.
«Insomma, tu sei Lara Wells, ed io ... Io sono solo ...»
«La persona che mi ha salvato la vita!» concluse quasi urlandoglielo contro «Ethan cos'hai che non va stamattina? È per qualcosa che ho fatto?»
«Che? No. Assolutamente no.»

I loro occhi si incrociarono. Lara percepì tanta malinconia negli occhi di lui, e altrettanta dolcezza.

Avrebbe fatto qualsiasi cosa affinché quegli occhi la guardassero come qualche giorno prima avevano fatto.
«Io e te apparteniamo a mondi diversi, Lara.» Ethan strinse ancora i pugni, tanto che Lara immaginò il volante polverizzarsi sotto la sua presa, ciò che stava per dirle doveva costargli tanta fatica «So cosa ho promesso, ma non posso non dirtelo.»
«Avanti.» lo incitò «Puoi dirmi tutto ciò che vuoi, di te mi fido.»
Ethan le lanciò un'altra occhiata di ghiaccio, sembrò tranquillizzarsi «Tu sei sempre stata la reginetta della scuola, la ragazza che tutte vogliono imitare. Io, invece, non sono quel genere di persona; io me ne sto in disparte, lontano dai riflettori, insomma...» espirò a lungo «Io e te non ci siamo mai frequentati. Mai. Perciò è strano che tu sia qui, con me, nella mia auto.»
«Ho capito.» Lara si abbandonò allo schienale, sospirando «Nessuno ci ha mai visti neanche parlare nei corridoi, quindi adesso sei preoccupato che io mi faccia prendere dal panico quando tutti inizieranno a sparlare sul fatto che io, Lara Wells, sia scesa dalla tua auto.»

UnforgettableDove le storie prendono vita. Scoprilo ora