Capitolo 7

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«A che poesia sei arrivata?» chiese Ethan mentre si rimboccava le maniche.
«L'ho finito.» Lara abbassò gli occhi al suolo.
«Finito? Sul serio?» Chiese stupito.
«Già.»
«Wow. Sei incredibile.» quelle parole le fecero alzare lo sguardo verso di lui, che era intento a lavare i piatti, fortunatamente.
Doveva cambiare discorso se voleva evitare di arrossire, ancora.
«E tu? Cosa hai fatto a scuola?»
Ethan scosse le spalle «Niente.»
Lei si sentì a suo agio, adesso che era lei a metterlo con le spalle a muro « Non sono tua madre, a me puoi dirlo.»
«Test di matematica.» disse secco.
«Oh.» dalla voce di lui, Lara capì di aver toccato un tasto dolente.
«Non l'ho consegnato. È nella mia borsa.»
«Posso vederlo?»
«Certo. Prendilo tu stessa.»
«D'accordo.» Lara prese il foglio con le tracce che Ethan aveva conservato tra i due quaderni che aveva nella borsa.
Lara osservò. Quegli esercizi non le sembravano difficili.
Forse ... «Posso provarci?» gli chiese.
«Se riesci a tradurli in una lingua comprensibile.»
Lara prese carta e penna che Ethan le aveva dato dopo aver posato l'ultimo piatto. Ragionò per circa cinque minuti prima di mettere la penna sul foglio e scrivere senza fermarsi.
Ethan guardava più lei che il foglio, Lara lo sentiva, ma era troppo concentrata per arrossire.
«Ecco. Io credo che sia così.» Lara gli porse il foglio.
Ethan guardò il suo risultato, poi lo confrontò con quello della traccia e, infine, guardò lei a lungo «Sei qui da nemmeno una settimana, ricordi come si risolvono questi dannati esercizi e non ti ricordi di me...»
Lara si abbandonò allo schienale. Già. Come poteva non ricordarsi di lui? Insomma, Ethan non era una persona che avrebbe dimenticato facilmente, d'altra parte, però, non ricordava neanche di avere un fidanzato, con cui supponeva di aver passato tanto tempo insieme.

«Lara, hey, scusa. Io...» Ethan le sfiorò la mano. Rabbrividì. Lui lo notò e la ritrasse.

Diavolo! Non voleva che lui la togliesse.
«Ho elaborato una teoria.» disse lei, sorprendendo anche sé stessa.
Ethan alzò un sopracciglio «Ovvero?»
«Io e te ci conosciamo da quando eravamo piccoli.»
Ethan respirava lentamente, forse non voleva tradire le sue emozioni, o non voleva mostrarle i suoi pensieri.
«Cosa te lo fa pensare?» le chiese.
«Beh ... tuo fratello non mi conosce, mentre tua madre ha detto che non mi vede da quando ero una bambina.»
«Continua, Sherlock.» disse lui incuriosito.
«Adesso, però, non ci frequentiamo come prima, ma siamo nella stessa scuola.»
«Sei molto perspicace.»
«E poi, questi esercizi mi sembrano semplici. Perciò, forse, la matematica mi piaceva, quindi riesco a ricordarli e risolverli. Se avessi fatto il compito, forse ...»

Una donna. Una donna bionda, sulla cinquantina, attirò la sua attenzione. Le sue labbra si muovevano "Giovedì avrete un'ora e mezza. Ripetete gli ultimi argomenti, compreso quello di oggi. Chi arriverà in ritardo, non potrà sostenere il test. Chiaro?" Lara appuntò sul suo diario giorno e ora. Ma le pagine del diario le scivolarono dalle mani, la sedia sulla quale era seduta si catapultò dietro un altro banco. Un uomo con delle lenti dalla montatura arancione recitava le parole di Orwell. O almeno così le avevano suggerito i suoi ricordi. Lara era annoiata: conosceva quel libro, lo aveva già letto. Si voltò sulla sedia. Si guardò intorno e i suoi occhi furono ancora una volta catturati. Ethan era seduto due file dietro di lei a sinistra, la stava guardando.

«Lara! Lara!»

La ragazza scosse la testa, come se servisse a cacciar via le visioni.
L'espressione sconvolta di Ethan non si placò. Anche lei era abbastanza scossa.
«Giovedì 2 febbraio.» riuscì a dire.
Ethan la scrutò per comprendere «È la data di oggi.»
«Giovedì 2 febbraio, ore 10:30 test di matematica. L'aveva detto, ehm, Miss Davis.»
«L'hai visto, vero?»
Lara annuì.
«Cosa hai visto? Stai bene? » chiese lui.
Solo allora Lara si accorse che Ethan le stava tenendo le spalle. Lasciò scendere le mani lungo le braccia di lei, poi le allontanò.
«Sto bene. Io e te seguiamo matematica e inglese insieme.»
Ethan sorrise. Per un istante Lara immaginò che lui volesse abbracciarla. Poteva farlo. Ma non lo fece.
«Allora, adesso, almeno un po' ti ricordi di me.» le disse, teneramente.

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